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Antiporte illustrate ed emblematica nel libro del Seicento Ogni studioso del libro a stampa del Seicento sa molto bene quale importanza aves-sero in quel secolo le cosiddette 'antiporte' illustrate, e dunque non mi soffermerò in questa... more
Antiporte illustrate ed emblematica nel libro del Seicento Ogni studioso del libro a stampa del Seicento sa molto bene quale importanza aves-sero in quel secolo le cosiddette 'antiporte' illustrate, e dunque non mi soffermerò in questa sede su tale questione; nemmeno cercherò di abbozzare un ritratto sintetico di Emanuele Tesauro (1592-1675), una figura troppo complessa e ricca per essere liquidata in poche parole 1. Di certo col progredire degli studi la sua figura ha assunto una dimensione europea, ed egli è ormai unanimemente considerato uno dei prin-cipali teorici della retorica barocca, da porre sullo stesso piano, ad esempio, di un Balthasar Gracián 2. Tesauro dedicava particolare cura alle antiporte delle sue opere edite, ideandone personalmente il programma iconografico, poi concretamente realizzato da disegnatori e incisori, spesso di alto livello artistico. In quella sede Tesauro dispiegava un raffinato sapere iconologico e un'abilità nell'utilizzo di materiali emblematici che hanno pochi pari tra i suoi contemporanei. Ciò non stupisce chiunque conosca l'intensità della riflessione che Tesauro ha dedicato all'emblema e soprattutto all'impresa, importantissima quest'ultima per la messa a punto di una teoria retorico-letteraria dell' «arguta arguta et ingegnosa Nella collana di Monografie dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici Benedetto Croce di Napoli è apparso il volume di Fabrizio Bondi, «Il principe per emblemi. Letteratura e immagini del politico tra Cinquecento e Seicento», Bologna, Il Mulino, 2016. Duttile ibrido tra parola e immagine, i generi dell'emblema e dell'impresa hanno dominato, nelle applicazioni più diverse, l'età manieristico-barocca. Il saggio si propone di illustrare come tale genere sia stato adibito ad esprimere le prerogative del potere e nello stesso tempo, illustrandole, far riflettere su di esse. In questa prospettiva, attraverso l'analisi dei repertori di opere emblematiche, che rivela in sé un universo verbale e visivo di grande ricchezza, l'autore si propone di abbozzare una sorta di grammatica di base dei simboli politici. Il Principe per emblemi attraversa un secolo di cultura italiana (dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento), mostrando in quali forme il discorso politico moderno, scaturito dal confronto con la lezione machiavelliana, sia stato trasposto nel linguaggio degli emblemi e delle imprese, e come queste ultime si riflettano a loro volta anche nelle opere di grandi autori quali Bruno, Tasso, Marino e Tesauro. Il testo che segue corrisponde ad un estratto, rielaborato, del V ed ultimo capitolo.
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This paper aims to shed some light on one aspect of the art of Luigi Pasotelli (1925-1993), one of the more eminent (and less known) performers and graphic artists of the Italian scene between the 1980s and the 1990s: Pasotelli’s peculiar... more
This paper aims to shed some light on one aspect of the art of Luigi Pasotelli (1925-1993), one of the more eminent (and less known) performers and graphic artists of the Italian scene between the 1980s and the 1990s: Pasotelli’s peculiar use of the ancient form of “calligramma” or “carme figurato”. In particular, I will try to show how Pasotelli was strongly influenced by Giovanni Pozzi’s masterpiece, La parola dipinta, which was first published in 1981, the starting year of Pasotelli’s artistic career. From this book, Pasotelli doesn't only take a certain amount of iconic patterns but also a theoretical frame in which he inscribes his work on visual poetry. Then, I will discuss the meaning of the animal and cosmic symbols in the context of the Pasotelli’s poetics.
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This edited collection explores the image of the wound as a ‘cultural symptom’ and a literary-visual trope at the core of representations of a new concept of selfhood in Early Modern Italian and English cultures, as expressed in the two... more
This edited collection explores the image of the wound as a ‘cultural symptom’ and a literary-visual trope at the core of representations of a new concept of selfhood in Early Modern Italian and English cultures, as expressed in the two complementary poles of poetry and theatre. The semantic field of the wounded body concerns both the image of the wound as a traumatic event, which leaves a mark on someone’s body and soul (and prompts one to investigate its causes and potential solutions), and the motif of the scar, which draws attention to the fact that time has passed and urges those who look at it to engage in an introspective and analytical process. By studying and describing the transmission of this metaphoric paradigm through the literary tradition, the contributors show how the image of the bodily wound—from Petrarch’s representation of the Self to the overt crisis that affects the heroes and the poetic worlds created by Ariosto and Tasso, Spenser and Shakespeare—could respond to the emergence of Modernity as a new cultural feature.
Vagabondi, prostitute, ladri. Gente che vive di espedienti, a tempo pieno o in alternanza a periodi di lavoro più o meno “normale”. Abitatori di margini al contempo fisici – come le rive del Po su cui costruiscono baracche e inventano... more
Vagabondi, prostitute, ladri. Gente che vive di espedienti, a tempo pieno o in alternanza a periodi di lavoro più o meno “normale”. Abitatori di margini al contempo fisici – come le rive del Po su cui costruiscono baracche e inventano modi di vita – e sociali, non essendo inquadrabili in alcuna classe, benché ovviamente più vicini al proletariato o sottoproletariato. Sono i rappresentanti della leggera, ai quali il grande sociologo cremonese Danilo Montaldi chiese di scrivere o di dettare le proprie vite. Adottando il metodo pionieristico della “conricerca”, Montaldi rivelò all’Italia un’immagine di sé complessa e stratificata, mostrando un paese in travagliato cammino dalla civiltà contadina a quella industriale, il tutto visto dalla specola “bassa” di cinque geniali semicolti che raccontavano senza freni le proprie straordinarie esistenze. Ne nacque un libro divenuto in qualche modo leggendario negli anni Sessanta e Settanta: Le autobiografie della leggera. Questo saggio ne ripercorre le origini, ne analizza il contenuto (con una particolare attenzione ai fenomeni narrativi e linguistici) e traccia un quadro del suo impatto sulla cultura italiana, tra incomprensioni ed entusiasmi, da Pasolini a Gianni Celati. L’analisi evidenzia anche come, nel laboratorio mentale dell’eterodosso Montaldi, le arti della parola fossero insieme strumento di conoscenza e di trasformazione del mondo.
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Nel corso dell'indagine si vedrà l'emblematica fuoriuscire via via dal perimetro ristretto della raccolta a tema e penetrare nei più diversi generi letterari, dal trattato alla tragedia, dal romanzo al poema: tutti i generi, insomma, che... more
Nel corso dell'indagine si vedrà l'emblematica fuoriuscire via via dal perimetro ristretto della raccolta a tema e penetrare nei più diversi generi letterari, dal trattato alla tragedia, dal romanzo al poema: tutti i generi, insomma, che quell'epoca aveva investito del compito di parlare – tra
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Ogni civiltà letteraria ha provato a immaginare e descrivere i propri destinatari, oltre che a provocarli, istruirli, formarne i gusti e le attese, attraverso un processo circolare in cui le pratiche di lettura sono divenute oggetto di... more
Ogni civiltà letteraria ha provato a immaginare e descrivere i
propri destinatari, oltre che a provocarli, istruirli, formarne i gusti
e le attese, attraverso un processo circolare in cui le pratiche di
lettura sono divenute oggetto di rappresentazione così come i
lettori di carta hanno modellato quelli reali. Questo libro trova la
sua premessa teorica principale nell’idea che, anche nell’ambito
degli studi di storia della lettura, occorra tornare a interrogarsi su
come il mondo del lettore rientri nel mondo del testo in forma di
immagini, narrazioni e scelte retoriche che meritano analisi
specifiche. Muovendosi attraverso un arco diacronico esteso –
da Dante al modernismo – i saggi qui raccolti provano a
raccontare le diverse vite storiche della figura del lettore, sia
esso un lettore semplice, uno scrittore che si autorappresenta
alle prese con i libri o una comunità che fa della lettura
un’esperienza collettiva. I rispecchiamenti a distanza, reperibili
osservando testi nati in epoche diverse, offrono la conferma
dell’esistenza di uno sfaccettato mondo immaginario dedicato alla
lettura, che nel corso dei secoli ha espresso ansie e pulsioni
perduranti per la cultura letteraria. Interrogare dunque alcuni casi
modello consente di intravedere la multiforme rete di relazioni
che mette in comunicazione testi, autori e generi lontani nel
tempo ma accomunati dalla necessità di tratteggiare il ritratto di
un personaggio dal quale nessun testo sembra poter
prescindere: il lettore.
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Contributo nel volume Il dialogo creativo. Studi per Lina Bolzoni  a cura di MP Ellero, M. Residori, M. Rossi, A. Torre, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2017.
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