- Italian philology, Italian Renaissance literature, History of the Book, Italian Literature, Medieval Studies, Italian Studies, and 8 moreEarly Modern Italy, Italian Renaissance Art, Hagiography, Medieval & Renaissance Hagiography & Didactic Texts, Biblioteca Universitaria Di Pisa, Eugenio Montale, Filologia Italiana, and Letteratura italiana moderna e contemporaneaedit
- Paolo Marini (Genova, 1980) si è laureato nel 2004 all’Università degli Studi di Pisa con una tesi dedicata all’edizi... morePaolo Marini (Genova, 1980) si è laureato nel 2004 all’Università degli Studi di Pisa con una tesi dedicata all’edizione critica della "Vita di Maria Vergine" di Pietro Aretino (relatori: Gabriella Albanese, Giorgio Masi); nello stesso anno ha ottenuto il Diploma di Licenza presso la Scuola Normale Superiore di Pisa con la pubblicazione di un autografo aretiniano dell’"Esortatione de la pace tra l’Imperadore e il Re di Francia" (relatore: Lina Bolzoni, con la collaborazione di Alfredo Stussi e Armando Petrucci). Nell’a. a. 2007-2008 è stato Exchange Fellow all’American Academy in Rome (disciplina: Italian Philology). Nel 2009 ha conseguito il Diploma di Perfezionamento (PhD) in discipline filologiche e linguistiche moderne della Scuola Normale Superiore con una tesi sull’edizione critica delle "Vite" di santa Caterina d’Alessandria e di san Tommaso d’Aquino di Pietro Aretino (relatore: Lina Bolzoni).
Dal 2009 al 2012 è stato ricercatore a tempo determinato di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo. E' stato cultore della materia e docente a contratto presso il medesimo Ateneo (dipartimenti DISBEC e DISTU). Da giugno 2012 a maggio 2013 è stato titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari di Venezia. E' stato borsista del Centro Alti Studi Euaristos di Forlì nell'autunno 2013. Il 16/1/2014 ha ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10/F3 per Filologia della Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/13). Il 28/3/2017 ha ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10/F1, Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10). Dal 2015 al 2018 è stato ricercatore TD presso l'Università della Tuscia. E' attualmente professore associato di Filologia italiana presso la stessa Università.
Da febbraio 2017 a ottobre 2020 è stato delegato del Dipartimento DISTU per tirocini curriculari, convenzioni e rapporti con le parti sociali. Da aprile 2018 è membro del Collegio del Dottorato in Scienze storiche e dei beni culturali dell'Università della Tuscia. Da febbraio 2020 è membro del Consiglio del CAB (Centro di Ateneo per le Biblioteche) di cui è Presidente e quindi Direttore tecnico-scientifico a partire dal 24 settembre 2020.
Ha partecipato ai progetti di ricerca FIRB 2006 ("Tra parole e immagini nel Cinquecento. Per la costruzione di un archivio digitale di manoscritti"), PRIN 2008 ("Repertorio degli autografi dei letterati italiani, secoli XIII-XVI"), PRIN 2015 ("Repertorio Epistolare del Cinquecento. Teorie, lingua, pratiche di un genere. Bibbiena, Della Casa, Bernardo e Torquato Tasso, Marino"). Attualmente è membro dell'unità di ricerca dell'Università della Tuscia a capo di un progetto PRIN 2022 ("Lettere per le arti. Committenze artistiche farnesiane attraverso i carteggi, 1534-1589") ed è PI (principal investigator) di un progetto PRIN 2022 PNRR ("Farnese Fasti. Management of power and promotion of consensus in the age of cardinal Alessandro iuniore (occasional literature, art, exposed writings)").
Collabora all’Edizione Nazionale delle Opere di Pietro Aretino per cui ha curato il secondo tomo delle opere religiose (agiografie) e ha in preparazione, insieme a Paolo Procaccioli, il volume delle lettere sparse. E' stato membro del Comitato scientifico della mostra "Pietro Aretino e l'arte nel Rinascimento" (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 27 novembre 2019 -1° marzo 2020). Si è occupato soprattutto di storia della letteratura italiana del pieno Rinascimento con indagini di taglio filologico e critico su alcuni protagonisti del ’500 (Aretino, Ariosto, Bibbiena, Bonfadio, Cellini, Lando, Dolce, Ruscelli) e con interventi di scavo documentario nell’universo del libro antico inerenti, in particolare, alla realtà genovese e al contesto veneziano. I suoi interessi di ricerca sono inoltre rivolti a questioni filologiche e storico-letterarie relative alle opere di alcuni protagonisti del Novecento (Montale, Manganelli, Rosselli).edit
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Con i tre scritti di materia agiografica qui raccolti Pietro Aretino chiude la stagione delle opere religiose nel segno della committenza di Alfonso d’Avalos, marchese del Vasto e governatore di Milano. Dopo i Salmi, l’Umanità di Cristo e... more
Con i tre scritti di materia agiografica qui raccolti Pietro Aretino chiude la stagione delle opere religiose nel segno della committenza di Alfonso d’Avalos, marchese del Vasto e governatore di Milano. Dopo i Salmi, l’Umanità di Cristo e il Genesi (riuniti nel primo tomo di questo stesso volume), le Vite di Maria Vergine, di santa Caterina d’Alessandria e di san Tommaso d’Aquino costituiscono, oltre che l’estremo e illusorio assalto alla porpora cardinalizia, anche lo strumento, talora sottilmente ricattatorio, per sollecitare la corresponsione delle rate della pensione che Aretino vanta sulle casse milanesi.
Composte e date alle stampe in successione nello stretto giro di anni che va dal 1539 al 1543, le Vite rappresentano uno snodo fondamentale nel percorso di ricerca stilistica ed espressiva su cui Aretino ha orientato la riscrittura della materia sacra sin dalle prime parafrasi bibliche. Lo scopo primario resta quello di coinvolgere emotivamente il lettore restituendo alla sensibilità e al gusto cinquecenteschi i momenti centrali della storia religiosa; ma differente è qui la declinazione degli espedienti artistici adoperati nella narrazione degli eventi sacri. Il patetismo a tinte forti, il descrittivismo pittorico e l’impiego diffuso della similitudine ─ elementi in cui la critica ha tradizionalmente individuato la cifra stilistica distintiva delle opere sacre aretiniane ─ assumono nelle agiografie una coloritura peculiare che si vena per larghi tratti delle tonalità più cupe dell’ascetismo e del contemptus mundi, il tutto sempre all’interno di una trama retorica energicamente strutturata.
Quando, a seguito dell’elezione al soglio pontificio del conterraneo Giulio III, Aretino rincorre per l’ultima volta la chimera del cardinalato, anche le Vite dei santi, insieme alle parafrasi bibliche, vengono recuperate in funzione autopromozionale, come patenti di ortodossia e di impegno de propaganda fide in piena temperie tridentina. L’approdo finale alla silloge aldina del 1552, in cui le tre agiografie vengono raccolte sotto un’unica dedica al papa, rappresenta la conclusione del complesso percorso della scrittura sacra dell’Aretino, nella quale si può senz’altro indicare uno dei filoni più innovativi e fecondi della sua parabola artistica, anche in prospettiva barocca.
Quella proposta è la prima edizione moderna complessiva dei tre scritti: le Vite di santa Caterina e di san Tommaso sono state raccolte in un volume nel 1977, mentre la Vita di Maria Vergine torna alle stampe dopo una lunghissima parentesi, risalendo l’ultima impressione al 1642.
Composte e date alle stampe in successione nello stretto giro di anni che va dal 1539 al 1543, le Vite rappresentano uno snodo fondamentale nel percorso di ricerca stilistica ed espressiva su cui Aretino ha orientato la riscrittura della materia sacra sin dalle prime parafrasi bibliche. Lo scopo primario resta quello di coinvolgere emotivamente il lettore restituendo alla sensibilità e al gusto cinquecenteschi i momenti centrali della storia religiosa; ma differente è qui la declinazione degli espedienti artistici adoperati nella narrazione degli eventi sacri. Il patetismo a tinte forti, il descrittivismo pittorico e l’impiego diffuso della similitudine ─ elementi in cui la critica ha tradizionalmente individuato la cifra stilistica distintiva delle opere sacre aretiniane ─ assumono nelle agiografie una coloritura peculiare che si vena per larghi tratti delle tonalità più cupe dell’ascetismo e del contemptus mundi, il tutto sempre all’interno di una trama retorica energicamente strutturata.
Quando, a seguito dell’elezione al soglio pontificio del conterraneo Giulio III, Aretino rincorre per l’ultima volta la chimera del cardinalato, anche le Vite dei santi, insieme alle parafrasi bibliche, vengono recuperate in funzione autopromozionale, come patenti di ortodossia e di impegno de propaganda fide in piena temperie tridentina. L’approdo finale alla silloge aldina del 1552, in cui le tre agiografie vengono raccolte sotto un’unica dedica al papa, rappresenta la conclusione del complesso percorso della scrittura sacra dell’Aretino, nella quale si può senz’altro indicare uno dei filoni più innovativi e fecondi della sua parabola artistica, anche in prospettiva barocca.
Quella proposta è la prima edizione moderna complessiva dei tre scritti: le Vite di santa Caterina e di san Tommaso sono state raccolte in un volume nel 1977, mentre la Vita di Maria Vergine torna alle stampe dopo una lunghissima parentesi, risalendo l’ultima impressione al 1642.
Research Interests: Hagiography, Early Modern History, Reformation Studies, Saints' Cults, Italian Literature, and 8 moreItalian Renaissance Art, Italian Renaissance literature, Medieval & Renaissance Hagiography & Didactic Texts, Women saints, Pietro Aretino, Alfonso d'Avalos, Maria d'Aragona, and Giulio III Ciocchi Del Monte
"L’intenso quindicennio (1551-1566) in cui si svolge la carriera editoriale di Girolamo Ruscelli è caratterizzato dal progressivo affinamento dei meccanismi di un apparato paratestuale che estende la sua influenza sull’area del testo e ne... more
"L’intenso quindicennio (1551-1566) in cui si svolge la carriera editoriale di Girolamo Ruscelli è caratterizzato dal progressivo affinamento dei meccanismi di un apparato paratestuale che estende la sua influenza sull’area del testo e ne veicola la fruizione allargata all’intero mercato del «mondo». La regia di questo articolato congegno viene sistemata nella sezione dei paratesti preliminari, che – come risulta dalla silloge qui pubblicata – da spazi tradizionalmente riservati all’autore e al tipografo, diventano il luogo in cui la nuova figura del curatore-editore realizza il proprio ruolo professionale nel dialogo con l’universo dei lettori, introducendosi di forza nei rapporti di produzione culturale della piena età della stampa.
Nelle 34 dediche e nei 26 testi variamente riconducibili alla categoria dell’avviso che aprono le circa 40 edizioni allestite da Ruscelli si assiste allo sviluppo di un discorso unitario basato su alcune costanti fondamentali. Nello specifico della dedica, egli agisce da vero auctor del genere, modificando gli equilibri interni dell’epistola in funzione della componente prefativa e ricollocando la figura del patronus in una posizione ancillare che gli assegna forte responsabilità nel successo della pubblicazione. Così concepito, il complesso dei paratesti preliminari diventa la sede ideale per condurre nel solco della moderna saggistica militante l’autopromozione della figura ibrida di mediatore culturale in equilibrio tra mondo delle lettere e pratica tipografica. Ma, soprattutto, le dediche e gli avvisi di Ruscelli risultano cruciali per la presentazione di un catalogo editoriale che cresce intorno a un ampio progetto di divulgazione culturale imperniato sull’affermazione del volgare come lingua moderna al «colmo» di perfezione e prossima a scalzare il latino dalla sua posizione di dominanza."
Nelle 34 dediche e nei 26 testi variamente riconducibili alla categoria dell’avviso che aprono le circa 40 edizioni allestite da Ruscelli si assiste allo sviluppo di un discorso unitario basato su alcune costanti fondamentali. Nello specifico della dedica, egli agisce da vero auctor del genere, modificando gli equilibri interni dell’epistola in funzione della componente prefativa e ricollocando la figura del patronus in una posizione ancillare che gli assegna forte responsabilità nel successo della pubblicazione. Così concepito, il complesso dei paratesti preliminari diventa la sede ideale per condurre nel solco della moderna saggistica militante l’autopromozione della figura ibrida di mediatore culturale in equilibrio tra mondo delle lettere e pratica tipografica. Ma, soprattutto, le dediche e gli avvisi di Ruscelli risultano cruciali per la presentazione di un catalogo editoriale che cresce intorno a un ampio progetto di divulgazione culturale imperniato sull’affermazione del volgare come lingua moderna al «colmo» di perfezione e prossima a scalzare il latino dalla sua posizione di dominanza."
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Pur se privo di una canonica formazione da filologo, Alessandro Luzio (1857-1946) è da considerare il precursore, se non il vero iniziatore della moderna filologia aretiniana, nell’accezione del termine più ampia possibile. E questo non... more
Pur se privo di una canonica formazione da filologo, Alessandro Luzio (1857-1946) è da considerare il precursore, se non il vero iniziatore della moderna filologia aretiniana, nell’accezione del termine più ampia possibile. E questo non in forza della formuletta che vuole nei protagonisti della scuola storica i volenterosi traghettatori del metodo lachmanniano al di qua delle Alpi, ma sulla base dei risultati tangibili conseguiti grazie alla mutata disposizione dello studioso nei confronti dei testi e del materiale documentario. Molti di questi risultati sono concretamente apprezzabili anche nei saggi qui ripubblicati. È sufficiente scorrere i più significativi per avvertire che il cambiamento di rotta rispetto agli schemi obsoleti della critica ottocentesca si determina proprio grazie a quello che oggi definiremmo l’atteggiamento filologico di Luzio nell’esegesi delle fonti. Si potrà così cogliere tutto il senso di un’attività di ricerca che riposa su una fede assoluta nella forza prorompente del dato documentario nei confronti dei castelli sospesi della cattiva critica, e che si esercita di pari passo nella frequentazione assidua dei giacimenti archivistici.
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La pubblicazione di due lettere inviate da Amelia Rosselli al cugino Marco Forti tra aprile e agosto del 1967, nel pieno della tormentata trafila editoriale che porterà all’uscita di Serie Ospedaliera per i tipi del Saggiatore,... more
La pubblicazione di due lettere inviate da Amelia Rosselli al cugino Marco Forti tra aprile e agosto del 1967, nel pieno della tormentata trafila editoriale che porterà all’uscita di Serie Ospedaliera per i tipi del Saggiatore, contribuisce a illuminare con nuova sostanza documentaria uno dei passaggi più decisivi nella carriera letteraria della poetessa. Ne deriva un approfondimento del ruolo significativo che un protagonista di punta del mondo della critica e dell’industria letteraria italiana del dopoguerra come Forti ha svolto nelle fortune di Rosselli già a partire dagli anni ’50.
Research Interests: Italian Studies, Poetry, Italian Literature, Italian philology, Contemporary Poetry, and 8 moreTextual Criticism and Editing, Amelia Rosselli, Letteratura italiana moderna e contemporanea, Giorgio Manganelli, Einaudi Editore, Livio Garzanti, Alberto Mondadori, and Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (Milano)
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A partire dalla ricostruzione della polemica che nella primavera del 1985 contrappone Giorgio Manganelli a Leonardo Mondadori in merito al destino della prestigiosa collana editoriale dei Classici italiani, si attraversano i 16 scritti di... more
A partire dalla ricostruzione della polemica che nella primavera del 1985 contrappone Giorgio Manganelli a Leonardo Mondadori in merito al destino della prestigiosa collana editoriale dei Classici italiani, si attraversano i 16 scritti di ambito cinquecentesco raccolti nel 1986 in Laboriose inezie. Le costanti della critica manganelliana, dalla passione per gli irregolari come Pietro Aretino, all’estrema sensibilità per i valori di lingua e stile, alla militanza di una prosa che tende a ricondurre al profilo tormentato dell’autore temi e personaggi della letteratura rinascimentale, vengono osservate alla luce del complesso corpo a corpo con la Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis.
Manganelli Wandering Reader of the Italian Sixteenth Century · Beginning with a reconstruction of the controversy that pitted Giorgio Manganelli against Leonardo Mondadori in the spring of 1985 regarding the fate of the prestigious publishing series Classici italiani, the 16 writings in the sixteenth-century field collected in 1986 in Laboriose inezie are traversed. The constants of Manganelli’s criticism, from his passion for irregulars such as Pietro Aretino, to his extreme sensi- tivity to the values of language and style, to the militancy of a prose that tends to trace back to the author’s tormented profile the themes and characters of Renaissance literature, are observed in the light of the complex hand-to-hand with Francesco De Sanctis’s Storia della Letteratura italiana.
Manganelli Wandering Reader of the Italian Sixteenth Century · Beginning with a reconstruction of the controversy that pitted Giorgio Manganelli against Leonardo Mondadori in the spring of 1985 regarding the fate of the prestigious publishing series Classici italiani, the 16 writings in the sixteenth-century field collected in 1986 in Laboriose inezie are traversed. The constants of Manganelli’s criticism, from his passion for irregulars such as Pietro Aretino, to his extreme sensi- tivity to the values of language and style, to the militancy of a prose that tends to trace back to the author’s tormented profile the themes and characters of Renaissance literature, are observed in the light of the complex hand-to-hand with Francesco De Sanctis’s Storia della Letteratura italiana.
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Frutto di un assemblaggio di carte vergate tra gennaio e settembre 1515, il minutario vaticano di Bernardo Dovizi si compone di 75 dispacci allestiti dalla Cancelleria apostolica in uno dei frangenti più tormentati nella stagione delle... more
Frutto di un assemblaggio di carte vergate tra gennaio e settembre 1515, il minutario vaticano di Bernardo Dovizi si compone di 75 dispacci allestiti dalla Cancelleria apostolica in uno dei frangenti più tormentati nella stagione delle cosiddette Guerre d’Italia. Nei mesi che vanno dalla salita al trono di Francesco I sino alla battaglia di Marignano, il cardinal Bibbiena gestisce per conto di papa Leone X un’intensa corrispondenza con agenti della diplomazia pontificia e attori politici ai massimi livelli attivi in tutti i principali scenari della geopolitica europea. Superate le riserve attributive sollevate a suo tempo da Giuseppe Lorenzo Moncallero, il minutario viene indagato come un prezioso documento autografo e parzialmente idiografo di Bibbiena. L’osservazione degli strati correttori consente di osservare nel dettaglio la genesi del dispaccio e di coglierne dal vivo specifiche materiali e contenutistiche, a cominciare dai cospicui elementi che fanno riferimento all’archiviazione della minuta e alle dinamiche complesse del sistema postale.
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The hagiographical phase of the religious proses represented by the "Vite" of the Virgin Mary (1539), Saint Catherine of Alexandria (1540) and Saint Thomas Aquinas (1543) is still one of the less studied sections of Aretino’s work. The... more
The hagiographical phase of the religious proses represented by the "Vite" of the Virgin Mary (1539), Saint Catherine of Alexandria (1540) and Saint Thomas Aquinas (1543) is still one of the less studied sections of Aretino’s work. The first part of the paper is focused on the description of the contents of the Vite. The three compositions are also considered from a stylistic point of view, pointing the attention on the rethorical qualities of Aretino’s prose and its strenght in moving contemporary readers’ religious feelings with a special mixture of realism, pictoricism and macabre and a clever use of the simile (sometimes in direct competition with contemporary artists like Titian). The second part of the paper is dedicated to the outline of the editorial history of the three hagiographies. The Vite are studied in their connections to Aretino’s biography (the Venetian milieu, the relationships with customers and sponsors in Milan, the connections with the papal Court from Paolo III to Giulio III etc.) and works (Aretino’s literary bipolarity and self-proclamed mastery of all styles, differencies and similarities with the first sacred proses etc.), from the editiones principes staged in collaboration with Francesco Marcolini to the aldine collective volume printed in 1552 by Paolo Manuzio.
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Schede di catalogo relative a lettere autografe e edizioni delle agiografie di Pietro Aretino
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Censimento delle carte autografe di Benvenuto Cellini
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Censimento delle carte autografe di Bernardo Dovizi
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Introduzione e commento alla satira IV di Ariosto
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Le tre agiografie concepite da Aretino tra il 1539 e il 1543, a conclusione dell’esperienza di riscrittura del sacro che era stata inaugurata dalle parafrasi bibliche, offrono un punto di vista privilegiato per osservare gli esiti di... more
Le tre agiografie concepite da Aretino tra il 1539 e il 1543, a conclusione dell’esperienza di riscrittura del sacro che era stata inaugurata dalle parafrasi bibliche, offrono un punto di vista privilegiato per osservare gli esiti di un’ecfrasi che influenza direttamente lo stile e il lessico tecnico della nuova critica d’arte, a partire dalla proposta di Vasari. Forte di un consolidato credito di connoisseur conquistato sul campo e certificato dai primi due libri delle Lettere, Pietro può ora permettersi di coinvolgere i massimi artisti della stagione rinascimentale nella sua opera di amplificatio della fonte agiografica, mettendoli a parte di un gioco emulativo che esalta il giudizio estetico del letterato dall’antico al moderno. Ne deriva un autoproclamato ruolo di mediazione fra corti e botteghe che legittima anche l’impegno pubblicistico a favore del compare Tiziano. È lui, secondo Aretino, il sommo maestro alla pari con Michelangelo con cui condividere il progetto di una nuova poetica del sacro alla vigilia del Concilio di Trento.
Research Interests: Art History, Hagiography, Early Modern History, Italian Studies, Renaissance Studies, and 11 moreItalian Literature, Ekphrasis, Italian Renaissance Art, Epistolography, Antiquarianism, Titian, Michelangelo Buonarroti, Early Modern Art and Visual Culture, Giorgio Vasari, Pietro Aretino, and Francesco Salviati
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L’epistolario del Bibbiena. Appunti sul censimento delle carte autografe a mezzo secolo dall’edizione Moncallero, in Epistolari dal Due al Seicento, Atti del XVI Convegno di Letteratura Italiana “Gennaro Barbarisi” (Gargnano del Garda, 29 sett.-1 ott. 2014), Univ. degli Studi di Milano, pp. 201-234more
Meritoria quanto problematica l’edizione commentata delle lettere di Bernardo Dovizi da Bibbiena pubblicata tra il 1955 e il 1965 da Giuseppe Lorenzo Moncallero richiede un significativo intervento di integrazione e revisione. A margine... more
Meritoria quanto problematica l’edizione commentata delle lettere di Bernardo Dovizi da Bibbiena pubblicata tra il 1955 e il 1965 da Giuseppe Lorenzo Moncallero richiede un significativo intervento di integrazione e revisione. A margine dei lavori per il censimento delle carte autografe di Bibbiena, se ne ricostruisce dunque la genesi e se ne osservano pregi e limiti sul piano filologico e esegetico. La riapertura dei cantieri della recensio ha condotto a individuare circa 180 lettere tra originali e copie coeve che, con gli opportuni accorgimenti editoriali, andrebbero affiancate alle 281 già edite da Moncallero (in appendice si propone un primo elenco delle missive conservate nel Mediceo avanti il Principato non considerate da Moncallero). L'osservazione mirata di alcuni casi particolari dimostra l’importanza delle nuove acquisizioni nel precisare il profilo biografico e letterario di un brillante prosatore volgare riconosciuto ai massimi livelli, che senza il corpus epistolare resterebbe testimoniato dalla sola prova della Calandra. Si comprende così il ruolo di primo piano che Castiglione gli assegna nel Cortegiano, dove Bibbiena compare coi gradi di autorità indiscussa in materia di retorica della facezia.
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A partire dalla specificità di un incipit in cui l’apostrofe al destinatario è relegata in secondo piano rispetto alla localizzazione cronotopica dell'io, si propone una lettura della IV satira ariostesca centrata sull'analisi del... more
A partire dalla specificità di un incipit in cui l’apostrofe al destinatario è relegata in secondo piano rispetto alla localizzazione cronotopica dell'io, si propone una lettura della IV satira ariostesca centrata sull'analisi del paesaggio come oggetto poetico privilegiato dall’autore per rendere la drammaticità di una congiuntura biografica senza precedenti. La caratterizzazione infernale del labirinto garfagnino, perfezionata con l’apporto fondamentale dell'ipotesto dantesco, definisce di riflesso la crisi di un Ariosto dannato fra i dannati. In questo scenario da Malebolge – agevolmente estendibile al contesto degenerato delle grandi corti della Penisola – la poesia è costretta giocoforza al silenzio e l’azione morale della voce satirica si riduce alla tutela dell’istinto di sopravvivenza. Resiste, invece, nella strenua opposizione al dilagare della violenza, la scrittura epistolare del commissario ducale rappresentata nello scambio continuo con la corte estense. Si osserva così come l’impossibilità di rimettere nelle mani del duca Alfonso il dono malgradito del mandato di governo determini la realizzazione degli incubi peggiori paventati nella satira I: dall’abbandono dell’attività letteraria e dello spazio di libertà che essa garantisce, all’esilio in una terra inospitale lontana dagli affetti ferraresi, con la conseguente perdita degli equilibri interni su cui l’io satirico fonda il proprio autoritratto.
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The paper examines the editorial case of Pietro Aretino’s hagiographies from a philological and historical point of view. Commissioned by Alfonso d’Avalos, governor of Milan under Charles V, the Vite of the Virgin Mary, Catherine of... more
The paper examines the editorial case of Pietro Aretino’s hagiographies from a philological and historical point of view. Commissioned by Alfonso d’Avalos, governor of Milan under Charles V, the Vite of the Virgin Mary, Catherine of Alexandria and Thomas Aquinas are completed in the years 1539-1543 and then republished by the author in 1552 with a new dedication to pope Julius III. The three works are firstly used to push the governor to pay the pension assigned to Aretino by the Emperor and then, after d’Avalos’s death, to proove author’s catholic orthodoxy and to support his candidature to cardinalship. Aretino creates a new, successfull stylistical medium to rewrite the traditional history of saints: a modern prose based on rethorical effects of pathetism all mixed togheter in a special kind of pictoricism, whose first aim is to move the believer/reader. As a result, in his rewriting, characters so different as the Virgin, saint Catherine and saint Thomas become almost the same: dramatization of their heroic virtues and representation of their asceticism is the only goal of the author, who’s not interested at all in erudite reconstructions of their lives or, in the case of Aquinas, in examining the theological activity of the saint. The evolution of Aretino’s prose in the definitive edition is studied in order to understand, through the analysis of some variants, how much the first decisions of the Council of Trent influence him, and why, after the first publications of the hagiographies, at a certain point his works are harshly criticized (precisely starting with his sacred proses in February 1545, when three prelates asked permission from Paul III to burn Aretino’s «catoliche scritture»), then, after the author’s death, condemned in Paul IV’s Index and, finally, quoted by Giambattista Marino in his Strage degl’Innocenti and republished by Marco Ginammi in Venice at the beginning of the XVIIth century with the pseudonym of Partenio Etiro.
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A partire dall’indagine condotta negli archivi della Parrocchia e del Comune di Cantalupo Ligure (AL) sono illustrate le origini della locale confraternita della Madonna del Carmine (1642). Le informazioni acquisite permettono di... more
A partire dall’indagine condotta negli archivi della Parrocchia e del Comune di Cantalupo Ligure (AL) sono illustrate le origini della locale confraternita della Madonna del Carmine (1642). Le informazioni acquisite permettono di confermare su base documentaria l’attribuzione allo scultore Luigi Montecucco (1805-1877) della cassa processionale in legno policromo che rappresenta la Vergine con San Simone Stock. L’opera, tutt’ora conservata nella chiesa parrocchiale dedicata a Santa Caterina, viene commissionata e pagata tra il 1867 e il 1871 per una somma complessiva di 900 lire.
Starting from the survey conducted in the archives of the Parish and the Municipality of Cantalupo Ligure (AL) the paper illustrates the origins of the local confraternity of the Virgin of Carmel (1642). The documentary information collected during the research confirms the attribution to the sculptor Luigi Montecucco (1805-1877) of the processional chest in polychrome wood representing the Virgin and Saint Simon Stock. The work, which is still preserved in the Parish church of Saint Catherine, was commissioned and paid between 1867 and 1871 for a total sum of 900 lire.
Starting from the survey conducted in the archives of the Parish and the Municipality of Cantalupo Ligure (AL) the paper illustrates the origins of the local confraternity of the Virgin of Carmel (1642). The documentary information collected during the research confirms the attribution to the sculptor Luigi Montecucco (1805-1877) of the processional chest in polychrome wood representing the Virgin and Saint Simon Stock. The work, which is still preserved in the Parish church of Saint Catherine, was commissioned and paid between 1867 and 1871 for a total sum of 900 lire.
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A partire dalla schedatura di 70 lettere di Bernardo Dovizi da Bibbiena viene confermata la sostanziale incompletezza dell’edizione dell’epistolario approntata da Moncallero, fragile sia sotto il profilo ecdotico che per l’inquadramento... more
A partire dalla schedatura di 70 lettere di Bernardo Dovizi da Bibbiena viene confermata la sostanziale incompletezza dell’edizione dell’epistolario approntata da Moncallero, fragile sia sotto il profilo ecdotico che per l’inquadramento critico complessivo di un materiale testuale di grande pregio documentario e letterario. L’approfondimento della corrispondenza con la corte fiorentina di Piero il Fatuo nei mesi cruciali che preludono alla discesa di Carlo VIII rivela la studiata volontà di servirsi del mezzo epistolare per l’attuazione di un finissimo gioco di autorappresentazione attraverso il quale il giovane agente diplomatico legittima sul campo le proprie ambizioni di segretario e consigliere privato del principe. Ne consegue una particolare cura della trama stilistica della prosa, dove la successione degli eventi e delle riflessioni strategico-politiche è inquadrata in una più ampia struttura narrativa ispirata ai principi di delectatio tipici della novellistica e del teatro comico.
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Il saggio approfondisce la figura di Carlo Francesco Zampiccoli, notaio forlivese vissuto nella prima metà del ’700 che coltiva negli anni una particolare propensione al collezionismo librario e antiquario. Il ritrovamento di un’estesa... more
Il saggio approfondisce la figura di Carlo Francesco Zampiccoli, notaio forlivese vissuto nella prima metà del ’700 che coltiva negli anni una particolare propensione al collezionismo librario e antiquario. Il ritrovamento di un’estesa documentazione bibliotecaria e archivistica ha consentito di far luce sulle relazioni professionali e culturali intrattenute nel contesto locale: dall’affiliazione ai Filergiti, ai rapporti col medico Morgagni, al dialogo con gli eruditi Canneti, Fiacchi e Ginanni. A partire dalle note di possesso si è identificato un piccolo ma significativo nucleo di volumi appartenuti alla biblioteca di Zampiccoli. L’analisi del carteggio intrattenuto dal 1744 col marchese Capponi ha precisato i contorni della bibliofilia di questo collezionista proiettandone gli esiti in una dimensione nazionale di piú ampio respiro.
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Nel saggio si propone un’ampia analisi dell’edizione degli Scritti di Francesco Marcolini curata da Paolo Procaccioli al termine di una lunga e proficua campagna di indagine sulla biografia e sulle opere dell’editore forlivese. L’analisi... more
Nel saggio si propone un’ampia analisi dell’edizione degli Scritti di Francesco Marcolini curata da Paolo Procaccioli al termine di una lunga e proficua campagna di indagine sulla biografia e sulle opere dell’editore forlivese. L’analisi del carteggio marcoliniano offre lo spunto per un approfondimento dei rapporti con quel Pietro Aretino che delle fortune veneziane del “compare” Francesco è insieme artefice e primo beneficiario.
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A partire dall'osservazione globale del corpus della produzione lirica di Lodovico Dolce (corpus mai strutturato in forma di "canzoniere" dall’autore e la cui edizione critica commentata è attualmente avviata ad opera di chi scrive) viene... more
A partire dall'osservazione globale del corpus della produzione lirica di Lodovico Dolce (corpus mai strutturato in forma di "canzoniere" dall’autore e la cui edizione critica commentata è attualmente avviata ad opera di chi scrive) viene portata l'attenzione su un gruppo compatto di 17 sonetti di materia spirituale pubblicati per la prima volta nel secondo libro della silloge giolitina delle "Rime di diversi", che esce a Venezia nel 1547. I contenuti riconducibili a temi scottanti quali la salvazione per sola fede, il valore delle opere, la grazia divina e il beneficio di Cristo sono osservati alla luce del profilo biografico e professionale di Dolce in corrispondenza dei primi anni del Concilio tridentino. Al termine del saggio sono raccolti in appendice i testi dei sonetti (con relativa variantistica in apparato) estratti dall’edizione critica in corso di allestimento.
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Col progetto di edizione critica della lirica di Dolce si intende colmare una lacuna non secondaria nella storia degli studi rinascimentali. Attivo per anni al centro dell’impresa giolitina nelle vesti di traduttore e correttore, Dolce... more
Col progetto di edizione critica della lirica di Dolce si intende colmare una lacuna non secondaria nella storia degli studi rinascimentali. Attivo per anni al centro dell’impresa giolitina nelle vesti di traduttore e correttore, Dolce partecipa in prima persona anche all’allestimento delle antologie poetiche. Constatata l’assenza di una silloge autoriale in forma di canzoniere, a conferma di un’ispirazione poetica inscrivibile nell’ambito della scrittura di occasione, si è proceduto al reperimento delle singole unità testuali sparse nelle edizioni a stampa e nelle raccolte manoscritte. È stata sin qui completata la sistemazione filologica di un corpus disseminato di 162 rime, cui si affiancano 24 sonetti di altri autori che dialogano coi componimenti dolciani (proposte o risposte). La stesura del commento è ora in corso a partire dall’approfondimento dei nuclei tematici principali, con l’obiettivo di inquadrare l’esperienza lirica di Dolce nel solco del petrarchismo cinquecentesco.
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«A Vostra Signoria, o più tosto al mondo sotto il suo nome». La pratica prefatoria di Ruscelli, in Girolamo Ruscelli. Dall’accademia alla corte alla tipografia, Atti del convegno internaz. di studi (Viterbo, 6-8 ottobre 2011), a cura di Paolo Marini e Paolo Procaccioli, Manziana, Vecchiarelli, 2012more
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Antonio Bellone e i «circulatores». Un documento per la storia dell’editoria genovese di antico regime, in «Books seem to me to be pestilent things». Studî in onore di
Piero Innocenti per i suoi 65 anni, promossi da Varo A. Vecchiarelli, raccolti, ordinati, curati da Cristina
Cavallaro, Manziana, Vecchiarelli, 2011, to. I, pp. 295-308more
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41 schede firmate di descrizione bibliografica relative ad altrettanti libri antichi e moderni nel DVD Progetto Cofin 2003. Oltre il testo. Dinamiche storiche paratestuali nel processo tipografico-editoriale in Italia, coordinatore nazionale Marco Santoro, Roma, Scuola speciale per archivisti e bibliotecari, 2006more
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Per l’epistolario del Bibbiena. Note a margine di una schedatura di lettere edite e inedite, in Archilet. Reti epistolari. Per un archivio digitale ragionato delle corrispondenze letterarie del Cinquecento e del Seicento, Seminario internazionale di studi (Università di Bergamo, 11-12 dicembre 2014)more
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La valle del Tidone, insieme ai territori vallivi limitrofi, è una delle aree di maggiore e più antico radicamento del monastero di Bobbio, che estende il proprio patrimonio fondiario in tutto il comprensorio. La qualità di tali presenze... more
La valle del Tidone, insieme ai territori vallivi limitrofi, è una delle aree di maggiore e più antico radicamento del monastero di Bobbio, che estende il proprio patrimonio fondiario in tutto il comprensorio. La qualità di tali presenze è diversificata, sia sul piano della tipologia di sfruttamento delle risorse naturali presenti (coltivi di diversa natura e specializzazione, incolti), sia su quello dell’inquadramento delle popolazioni locali, in primo luogo sotto il profilo religioso. Il contributo, dopo un breve excursus sulle attestazioni bobbiesi nel territorio, presenterà un approfondimento sul caso di Rossone, piccolo centro oggi ai confini tra la val Tidone e la val Staffora, che si propone di identificare con una località menzionata nella documentazione medievale in associazione ad una chiesa di San Martino.
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«Galeotto fu 'l libro». Dante e la critica dantesca nel patrimonio librario dell'Università della Tuscia. Con una scelta delle carte dantesche di Giorgio Petrocchi. Mostra bibliografica e documentaria, Viterbo, S.M. in Gradi, Corridoio delle Monofore, 13 sett.-29 ott. 2021
PROROGATA AL 29 OTTOBREmore
Mostra bibliografica e documentaria a cura del Centro di Ateneo per le Biblioteche (CAB) dell'Università della Tuscia in occasione del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri. Insieme ai volumi di pregio posseduti dal Sistema... more
Mostra bibliografica e documentaria a cura del Centro di Ateneo per le Biblioteche (CAB) dell'Università della Tuscia in occasione del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri.
Insieme ai volumi di pregio posseduti dal Sistema Bibliotecario di Ateneo, saranno esposte alcune carte dantesche di Giorgio Petrocchi messe a disposizione dalla famiglia nel centenario della nascita del filologo.
La Mostra verrà inaugurata il 13 settembre alle ore 11.00 nell'Aula Magna di S.M. in Gradi alla presenza del Magnifico Rettore.
Insieme ai volumi di pregio posseduti dal Sistema Bibliotecario di Ateneo, saranno esposte alcune carte dantesche di Giorgio Petrocchi messe a disposizione dalla famiglia nel centenario della nascita del filologo.
La Mostra verrà inaugurata il 13 settembre alle ore 11.00 nell'Aula Magna di S.M. in Gradi alla presenza del Magnifico Rettore.
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https://www.youtube.com/watch?v=4SSjgzt0mh4&t=53s Prima edizione critica della produzione poetica di un autore vivente, l’Opera in versi di Montale pubblicata nei «Millenni» Einaudi nel 1980 è il frutto prezioso della collaborazione... more
https://www.youtube.com/watch?v=4SSjgzt0mh4&t=53s
Prima edizione critica della produzione poetica di un autore vivente, l’Opera in versi di Montale pubblicata nei «Millenni» Einaudi nel 1980 è il frutto prezioso della collaborazione tra l’autore e i filologi Gianfranco Contini e Rosanna Bettarini. La poesia di uno dei sommi del Novecento viene così raccolta in una silloge che, oltre a fissare nel canzoniere definitivo i termini di un canone che comprende sette libri, include una vasta sezione di varianti e autocommenti che tracciano la genesi del lavoro di Montale. Proprio l’apparato critico, incarnazione ideale del valore dinamico dell’opera letteraria affermato da Contini sin dagli anni ’30 e condiviso nella sostanza dallo stesso Montale, rappresenta nell’auspicio dei curatori il prodromo essenziale per l’opera di esegesi che impegnerà la critica nel quarantennio a venire fino ai giorni nostri.
Prima edizione critica della produzione poetica di un autore vivente, l’Opera in versi di Montale pubblicata nei «Millenni» Einaudi nel 1980 è il frutto prezioso della collaborazione tra l’autore e i filologi Gianfranco Contini e Rosanna Bettarini. La poesia di uno dei sommi del Novecento viene così raccolta in una silloge che, oltre a fissare nel canzoniere definitivo i termini di un canone che comprende sette libri, include una vasta sezione di varianti e autocommenti che tracciano la genesi del lavoro di Montale. Proprio l’apparato critico, incarnazione ideale del valore dinamico dell’opera letteraria affermato da Contini sin dagli anni ’30 e condiviso nella sostanza dallo stesso Montale, rappresenta nell’auspicio dei curatori il prodromo essenziale per l’opera di esegesi che impegnerà la critica nel quarantennio a venire fino ai giorni nostri.
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Dalle pasquinate, ai sonetti burleschi e pornografici, sino alla commedia, alle lettere e alle prose religiose, la voce di Pietro Aretino si leva in tutta la sua multiforme complessità in un continuum ininterrotto che infrange le barriere... more
Dalle pasquinate, ai sonetti burleschi e pornografici, sino alla commedia, alle lettere e alle prose religiose, la voce di Pietro Aretino si leva in tutta la sua multiforme complessità in un continuum ininterrotto che infrange le barriere dei generi letterari e ne inaugura di nuovi. Solo l'ascolto di quella voce, mediato da una serie di letture selezionate per il pubblico degli Uffizi, permette l'accesso diretto allo scrittoio di un letterato che dalla Roma dei papati medicei, alla Venezia del doge Gritti ha sviluppato in forme uniche un dialogo alla pari col mondo delle corti e degli artisti.
Letture:
- dalle pasquinate, due sonetti attribuiti:
Chi fusse nel giardino anzi nel prato
Dice ognuno: «Io stupisco che 'l collegio
- dalla Cortigiana
Prologo (dialogo fra gli Istrioni)
Atto I, scena I
- dai Sonetti lussuriosi
Questo è un libro d'altro che sonetti
- dai sonetti sparsi
Io ch'un secolo e 'n mezzo ho buggierato
- dalla Cortigiana
Atto II, scene XI-XII
- dalle Lettere:
lettera a Tiziano Vecellio, maggio 1544
lettera a Lodovico Dolce, 25 giugno 1537
- dalla Cortigiana
Atto III, scena VIII
- dalla Passione di Gesù
libro I, 1-9
- dalla Cortigiana
Atto III, scena IX
Atto I, scena XXIV
Letture:
- dalle pasquinate, due sonetti attribuiti:
Chi fusse nel giardino anzi nel prato
Dice ognuno: «Io stupisco che 'l collegio
- dalla Cortigiana
Prologo (dialogo fra gli Istrioni)
Atto I, scena I
- dai Sonetti lussuriosi
Questo è un libro d'altro che sonetti
- dai sonetti sparsi
Io ch'un secolo e 'n mezzo ho buggierato
- dalla Cortigiana
Atto II, scene XI-XII
- dalle Lettere:
lettera a Tiziano Vecellio, maggio 1544
lettera a Lodovico Dolce, 25 giugno 1537
- dalla Cortigiana
Atto III, scena VIII
- dalla Passione di Gesù
libro I, 1-9
- dalla Cortigiana
Atto III, scena IX
Atto I, scena XXIV
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Il settore dei Beni Culturali vanta nell’Ateneo della Tuscia una lunga tradizione, che ha avuto inizio nel 1990 quando fu istituita la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali (la prima in Italia ad assumere questa denominazione). Oggi... more
Il settore dei Beni Culturali vanta nell’Ateneo della Tuscia una lunga tradizione, che ha avuto inizio nel 1990 quando fu istituita la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali (la prima in Italia ad assumere questa denominazione). Oggi i corsi di Beni culturali attivi presso l’ateneo viterbese sono tre: il corso triennale in Scienze dei Beni Culturali (L1); il corso interclasse magistrale in Archeologia e Storia dell’arte. Tutela e Valorizzazione (LM2/LM89) e il corso a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali (LM/R02). I tirocini curriculari nell’ambito dei numerosi progetti di ricerca dei docenti del settore di Beni Culturali costituiscono per gli studenti di questi corsi un momento altamente formativo
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In occasione dell'avvio del nuovo repository della ricerca di Ateneo (DSpace CRIS) il Centro di Ateneo per le Biblioteche (CAB) dell'Università della Tuscia organizza una giornata di studi su piattaforma Zoom destinata alla formazione di... more
In occasione dell'avvio del nuovo repository della ricerca di Ateneo (DSpace CRIS) il Centro di Ateneo per le Biblioteche (CAB) dell'Università della Tuscia organizza una giornata di studi su piattaforma Zoom destinata alla formazione di docenti, personale TA, studenti e dottorandi.
REGISTRAZIONE INTEGRALE DELLA GIORNATA:
https://www.youtube.com/watch?v=gT-szJM-n38&t=21552s
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https://www.youtube.com/watch?v=gT-szJM-n38&t=21552s