"Lungo le rotte del Mar Nero. Presenze italiane nello spazio pontico e carpatico-danubiano tra XI... more "Lungo le rotte del Mar Nero. Presenze italiane nello spazio pontico e carpatico-danubiano tra XIX e XX secolo"
Venezia – Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica “Nicolae Iorga”
Palazzo Correr (Campo Santa Fosca), Cannaregio 2214 - 30121 Venezia. Con Cristian Luca, Raluca Tomi, Jon Carja, Stefano Santoro, Giulio Mellinato, Cenk Berkant, Luis Miguel Selvelli, Diana Barillari, Ezio Godoli, Hatice Adiguzel, Paolo Tomasella, Serena Acciai.
In (a cura di) Ciappi S., Godoli E., I Chini e l’arte della vetrata in Italia dal Liberty all’Art Déco, atti del convegno, Quaderni del Cedacot, 9, Edizioni ETS, Pisa, pp. 168-185, ISBN 978-884676785-1, 2023
Nel 1908 «Der Architekt» pubblica il prospetto della facciata del Narodni Dom (1902-1904) a Tries... more Nel 1908 «Der Architekt» pubblica il prospetto della facciata del Narodni Dom (1902-1904) a Trieste di Max Fabiani dando importanza all’ingresso e alle vetrate di Koloman Moser. Marco Pozzetto - storico dell'architettura italo-sloveno - sostiene che il taglio della fotografia era teso a valorizzare i vetri di Moser. L'artista era un componente della Secessione viennese e la sua versatile vena creativa e l'esperienza maturata nel campo delle arti applicate, lo vede spesso collaborare con gli architetti, da Joseph Hoffmann a Otto Wagner a Joseph Maria Olbrich. A Trieste inizia la collaborazione con Max Fabiani che impiegherà le vetrate decorative anche negli interni di casa Bartoli. Anche Giorgio Zaninovich, allievo della Wagnerschule a Vienna, integra vetro e architettura in una casa di via Commerciale, che disegna con lo stesso afflato moderno. Qualche anno più tardi l'architetto boemo Osvald Polivka in collaborazione con un altro allievo di Wagner, Josip Costaperaria, inserisce vetrate colorate nell'atrio e lungo il vano scala della Zivnostenska Banka ora sede della Deutsche Bank (1911 1914) in via Roma. L'impiego del vetro a complemento dell'architettura segna una fase peculiare dell'Art Nouveau internazionale a Trieste, primo porto dell'Impero, gli echi viennesi assumono un riverbero importante, che dimostra la centralità della cultura artistica e architettonica della città.
L'Edificio Centrale dell'Università di Trieste. Storia e architettura 1938-1950, 2023
The project for the new headquarters of the University of Trieste in 1938 marked the fulfillment ... more The project for the new headquarters of the University of Trieste in 1938 marked the fulfillment of a dream that the city had long pursued since the days of Habsburg rule and that had begun to take shape after its annexation to the Kingdom of Italy. The establishment of the Royal University of Economic and Commercial Studies by Royal Decree dated August 8, 1924, was the first official step, followed by the expansion of the faculties and the consequent need to build a university building complex, which coincided with the elevation to the rank of Studium generale in 1938. The complex construction events of the main building of the University of Trieste that took place between 1938 and 1950 are marked by radical changes related to the specificity of the city’s history, which after September 8, 1943, became part of the Third Reich, suffered the trauma of occupation by Yugoslav troops that ended with the creation of the Free Territory of Trieste administered by the Allied Military Government, before the final handover to Italy in 1954. The architects, Raffaello Fagnoni and Umberto Nordio, and engineer Enrico Bianchini had to face and solve complex architectural issues, related to constructional, structural, and decorative aspects; aspects that were affected by the profoundly changed scenario in which the designers themselves had conceived the ‘monumental’ building, which had to be adapted to changes related to new usage and figurative requirements. The volume stems from the research carried out for engineer Valentina Fernetti’s degree thesis and subsequently enriched by archival documentation, particularly the funds of Raffaello Fagnoni and Enrico Bianchini kept at the Florence State Archives. Equally valuable are the Historical Archives of the University of Trieste, the State Archives of Trieste, the IUAV Project Archive, as well as numerous private funds. Thus, it was possible to reconstruct the events of the construction site characterized by the adoption of structural solutions consistent with the limitations imposed by the sanctions, the use of valuable finishes for both exterior and interior cladding materials, the decorative apparatus - bas-reliefs, sculptures, mosaics, tapestries - and the furnishings - for the Aula magna, the hall for the Academic Senate, lecture, examination and graduation rooms - with tables, chairs, armchairs, lamps. Among the artists who collaborated in completing the building were Marcello Mascherini, Ugo Carà, Anita Pittoni, Mario Moschi, Tranquillo Marangoni, and Giò Ponti. The building’s history has been enriched thanks to documents that have revealed its elaborate layering, revealing connections to historical, social, and political factors that restore a complex period for the city, in which distant and close echoes of an international scenario, characterized by conflicts and utopias, are reflected. The increase in the bibliography that emerged between the first edition and the reissue is a sign of growing interest both nationally and internationally.
Lignano Sabbiadoro between sky and sea, Società Filologica Friulana, Udine, 2014
Between 1952 and 1954 Marcello D ' Olivo on behalf of the company Lignano Pineta realizes the new... more Between 1952 and 1954 Marcello D ' Olivo on behalf of the company Lignano Pineta realizes the new city of holidays in the pine forest between the Tagliamento river, the trees and the sea. The "City on the Moon" as Leonardo Sinisgalli will define the new town, is drawn into spirals, an innovative choice that manifests the attention with which D'Olivo reworks the architecture of Frank Lloyd Wright that many architects in Friuli and Veneto appreciated.
"Ettore Gilberti l'eclettico": competenza e padronanza degli aspetti tecnici e strutturali, la ve... more "Ettore Gilberti l'eclettico": competenza e padronanza degli aspetti tecnici e strutturali, la velocità esecutiva, l'inesauribile repertorio di forme e linguaggi architettonici, concorrono a dare rilievo all'opera di questo architetto civile diplomato con Camillo Boito al Politecnico di Milano nel 1904. Attivo tra Rovereto e poi Udine e il Friuli ci ha lasciato edifici diversi per tipologia e funzione di servizio che ancora oggi caratterizzano la scena urbana e il territorio friulano.
Come ebbe modo di raccontare nell’intervista pubblicata in «Zodiac» nel 1970, a Gino Valle il des... more Come ebbe modo di raccontare nell’intervista pubblicata in «Zodiac» nel 1970, a Gino Valle il design degli oggetti e l’urbanistica non interessavano: nel primo caso «perché preferisco fare un muro di sostegno che non un banco»; e nel secondo «perché non si riusciva a fare niente». Per quanto riguarda il design, però, l'architetto ricordava l’attività di consulente per Solari («ogni tanto faccio un orologio nuovo») e l’esperienza come Product Design per Zanussi. In seguito ci sarebbe stata la lunga collaborazione con Fantoni.
As he recounted in an interview published in 'Zodiac' in 1970, Gino Valle was not interested in object design and town planning: in the first case 'because I'd rather make a retaining wall than a bench'; and in the second 'because nothing could be done'. As far as design was concerned, however, the architect recalled his work as a consultant for Solari ('occasionally I make a new watch') and his experience as a product designer for Zanussi. Later there would be the long collaboration with Fantoni.
Atti convegno di Studi "Gino Pavan 1921-2017" a cura di Roberto Cassanelli e Rossella Fabiani, Società di Minerva Trieste, 2023
L’architettura per il Territorio Libero di Trieste
Abstract
Al termine della seconda guerra mondi... more L’architettura per il Territorio Libero di Trieste Abstract Al termine della seconda guerra mondiale la città di Trieste e la porzione di territorio denominata zona A – Free Territory of Trieste - vengono amministrate direttamente dalle forze alleate anglo-americane: il Governo Militare Alleato che nell’arco di nove anni (1945-1954) guiderà la città nella complicata fase della ricostruzione. Il compito del GMA è di far ripartire l’economia, creare occupazione, riparare strutture e infrastrutture, assicurare una casa a sfollati e profughi. Particolare attenzione viene posta ai temi sociali – edilizia popolare – e educativi – scuole e centri di aggregazione – oltre che alla ricostruzione delle infrastrutture industriali e portuali danneggiate, alla viabilità. Architetti e ingegneri contribuiscono a ripristinare la scena urbana e grazie all’appoggio del GMA una nuova generazione di progettisti ha la possibilità di impiegare il linguaggio architettonico improntato a innovazione, sia tecnica che formale. Una eco del dibattito in corso in Italia arriva a Trieste grazie alla presenza di Ernesto Nathan Rogers che celebrando la figura di Giuseppe Pagano, rivisita in chiave critica l’architettura del ventennio fascista. Accanto agli architetti della prima generazione – Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, Aldo Cervi – sono protagonisti quelli della seconda generazione – Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D’Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico – che segnano un deciso cambio di passo negli edifici costruiti o ideati per i concorsi. Un capitolo ancora poco esplorato è quello inerente all’influenza esercitata dalla cultura architettonica anglo-americana sugli edifici triestini, riscontrabile nelle costruzioni realizzate per alloggiare i militari.
Architecture for the Free Territory of Trieste Abstract At the end of WWII the city of Trieste and the portion of the territory called Zone A - Free Territory of Trieste - were administered directly by the Anglo-American Allied Forces: the Allied Military Government over nine years (1945-1954) guided the city through the complicated phase of reconstruction. The task of the GMA is to restart the economy, create jobs, repair structures, and infrastructure, and secure a home for displaced people and refugees. Particular attention is paid to social issues - social housing - and educational - schools and aggregation centers - as well as to the reconstruction of industrial and port infrastructure damaged, roads. Architects and engineers help to restore the urban scene and thanks to the support of GMA a new generation of designers has the opportunity to use innovative architectural language, both technical and formal. An echo of the debate in progress in Italy arrives in Trieste thanks to the presence of Ernesto Nathan Rogers who celebrates the figure of Giuseppe Pagano and revisits in a critical key the architecture of the fascist period. Alongside the architects of the first generation - Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, and Aldo Cervi - are the protagonists of the second generation - Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D'Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico - marking a decisive change of pace in the buildings built or designed for competitions. A chapter still little explored is that inherent in the influence exerted by the Anglo-American architectural culture on the buildings of Trieste, especially in the houses
"Con i colori dei marmi e il costo della terra. le cementine: una storia di arte, architettura e artigianato", atti del convegno di studi a cura di Giuseppina Perusini e Alberto Sdegno, Udine, Forum editore, 41-45., 2023
La Sottostazione Elettrica (1913) posta sul perimetro dell’area di Porto vecchio a Trieste in cor... more La Sottostazione Elettrica (1913) posta sul perimetro dell’area di Porto vecchio a Trieste in corrispondenza del viadotto ferroviario di viale Miramare, si inserisce in un lotto delimitato dalla Centrale idrodinamica e dall’Hangar 27. La collocazione ai margini dell’area portuale ne favorisce la visibilità, grazie anche al linguaggio architettonico impiegato, che il progettista, l’architetto Giorgio Zaninovich (1876-1946), allievo di Otto Wagner a Vienna, elabora secondo i dettami della scuola viennese, dove estetica e tecnica si integrano in nome della modernità. L’impiego del calcestruzzo armato non si limita alla struttura dei solai e in elevazione ma si riflette anche nelle scelte architettoniche, come la copertura piana e la rinuncia a ornati riferibili agli ordini che lasciano spazio a pareti lisce, solcate da cornici marcapiano. Il luminoso interno a doppia altezza della sala trasformatori e quadri dove il quadro controlli richiama la plancia di una nave, è impreziosito dalla pavimentazione con piastrelle a tre colori – grigio, bianco e blu avio – con motivi di croci stellate, quadrilobi e corolle, mentre nella fascia perimetrale con mattonelle mosaicate si alternano una stilizzata alabarda e un giglio tripartito. Sono in bianco e nero le piastrelle mosaicate del pianerottolo della scala che conduce agli uffici. Tra il 2011 e il 2013 l’immobile è stato oggetto di un «Restauro conservativo» su progetto dell’Ufficio tecnico dell’Autorità Portuale di Trieste affidato all’impresa Riccesi Holding.
La visita effettuata il 21 giugno alla palazzina Rizzi in viale Duodo (1949-1950) a Udine progett... more La visita effettuata il 21 giugno alla palazzina Rizzi in viale Duodo (1949-1950) a Udine progettata da Angelo Masieri ha permesso di poter ammirare da vicino l’attento e puntuale «risanamento conservativo» curato da Piero Valle, che restituisce alla città un’opera che era abbandonata da tempo e presentava numerosi problemi. L’edificio è stato acquistato da Inter-Rail, la società di logistica partecipata in quote uguali da Fantoni e Abs del gruppo Danieli, per insediarvi il proprio quartier generale. Dopo lo scantinato e il pianoterra nel quale sono stati sistemati gli uffici tutti arredati con mobili Fantoni, la visita è proseguita al piano superiore, dove si trova l’appartamento che l’architetto aveva progettato come propria residenza.
Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lu... more Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lungo periodo fra costruzione, sospensioni, riprese
Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’Università di Trieste che si svolgono a partire dal il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe yugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo Militare Alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954. Il complesso universitario fu ideato ispirandosi al disegno magniloquente e totalitario del periodo del fascismo che in Trieste aveva individuato l’avamposto dell’italianità posta ai sacri confini della patria, ruolo che trovava nella costruzione della sede universitaria la soluzione di un sogno che la città aveva lungamente perseguito.
In questo periodo di tempo i progettisti, gli architetti Umberto Nordio, Raffaello Fagnoni e con l’ingegnere Enrico Bianchini, dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti materico costruttivi, strutturali, decorativi e di arredo; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio “monumentale” che dovette essere adattato dagli stessi a cambiamenti di assetti funzionali e decorativi legate a nuove esigenze d’uso e di figuratività.
Dal 1950 ad oggi l’edificio, che si staglia nella sua compagine monumentale nel paesaggio triestino, si caratterizza per la presenza di una costellazione di “segni” legati a diverse cornici di senso: l’usura del rivestimento lapideo dei perimetrali esterni e dei serramenti originali; l’impatto figurativo nelle facciate degli elementi necessari alla
climatizzazione interna e alla sostituzione dei serramenti, esterni ed interni; la trama delle nuove canalizzazioni per renderlo adeguato alle mutate esigenze prestazionali di una sede universitaria; le aggiunte per delimitare nuovi spazi.
Una stratificazione di adattamenti, anche minimali, che si è inserita nel complesso architettonico con diverso grado di impatto e di riverbero sulla poetica del linguaggio architettonico che lo ha generato: una stratificazione da indagare e comprendere nel suo essere segno che “arricchisce” o segno che “ferisce” un’architettura che vive nel suo spazio e nel suo tempo.
Questa vicenda triestina, che è possibile comparare con altre simili, porta
l’attenzione su alcun... more Questa vicenda triestina, che è possibile comparare con altre simili, porta l’attenzione su alcuni temi importanti per la tutela del Moderno: la rilevanza di aspetti come il colore, le volumetrie, la texture delle superfici di singole architetture nel definire il carattere e la qualità del paesaggio urbano; la difficoltà di promuovere la consapevolezza dell’essere custodi di un valore che è anche collettivo tra proprietari e inquilini, specie in contesti dove la proprietà è frammentata; la necessità di valutare da vari punti di vista le proposte di manutenzione ed efficientamento, in situazioni nelle quali gli incentivi economici spesso favoriscono la scelta della via più semplice e in cui il tempo rende necessari provvedimenti adeguati, rendendo impossibile non intervenire.
In Udine the building designed by Angelo Masieri and now owned by Inter-Rail has been restored (... more In Udine the building designed by Angelo Masieri and now owned by Inter-Rail has been restored (architect Piero Valle).
Marcello D'Olivo architetto del mondo in Friuli Venezia Giulia, 2022
Opere e progetti di Marcello D'Olivo realizzati nel territorio del Friuli Venezia Giulia, dal Vil... more Opere e progetti di Marcello D'Olivo realizzati nel territorio del Friuli Venezia Giulia, dal Villaggio del fanciullo al piano di Lignano Pineta, alle tante proposte per quartieri e complessi, alle ultime realizzazioni.
The extraordinary creative and artistic experience of Raimondo D’Aronco (1857-1932) , one of the ... more The extraordinary creative and artistic experience of Raimondo D’Aronco (1857-1932) , one of the protagonists of international Art Nouveau architecture, developed between Italy and Turkey, where he worked for the the Sultan Abdülhamid II between 1893 and 1909. The development of his architectural proposals fostered by the encounter of the Ottoman tradition with the advanced Viennese and Central European architectural culture, modelled the peculiarity of his research, which from the very beginning was regarded with great attention by the Italian critics. His distance from Italy never stopped proposals and projects for his homeland, Friuli, where he was born and lived in the early part of his life. His first important human and professional experiences took place between his native Gemona and Udine, and throughout his career the architect was able to plot a close dialogue with his homeland, to which he generously dedicated the outcome of his original works. Previously unpublished documents, rediscovered archives and a historiography that enriched the knowledge of his activities form the basis of the research project to reinterpret the Friulian projects in the light of international experience, which in a continuous process of osmosis feed and are nourished by his Turkish experiences.
Gli Atti del convegno internazionale "Antonio Sant'Elia e l'architettura del suo tempo" (Didapres... more Gli Atti del convegno internazionale "Antonio Sant'Elia e l'architettura del suo tempo" (Didapress editore, Firenze 2018) tenutosi nel 2016 a Firenze nell'ex Palazzina Reale della Stazione di Santa Maria Novella, suggellano un biennio di studi e riconsiderazioni critiche della figura di Sant'Elia, incorniciate tra due centenari, la pubblicazione del Manifesto nel 1914 e la prematura scomparsa nel 1916 sui campi di battaglia del Carso. Morto giovane e quindi caro agli dei per la folgorante e luminosa traccia lasciata, il talentuoso architetto comasco entra quasi subito nel mito, prontamente creato da Marinetti e in seguito ravvivato da celebrazioni, analisi storiche e riflessioni critiche.
Une série de documents découverts dans des archives familiales, apportent une nouvelle lumière su... more Une série de documents découverts dans des archives familiales, apportent une nouvelle lumière sur les rapports entre R. D’Aronco et le Gouvernement ottoman. Il s’agit de la correspondance, rédigée en turc-ottoman, entretenue avec différents départements gouvernementaux, ministères et institutions publiques entre 1894 et 1907, période qui correspond plus ou moins au séjour de l’architecte à Istanbul où il était arrivé en 1893 chargé des projets en vue de l’Exposition Impériale. Parmi ces documents, nous attachons beaucoup d’importance au contrat signé le 16 septembre 1905 par “L’Ing.- Arch. D’Aronco” et le Ministre des Mines, des Forêts et de l’Agriculture, S.R. Selim Paşa.
Ce document est significatif, d’autant plus qu’il nous renseigne sur une période peu connue de son activité. La découverte d’un fascicule à l’en-tête de D’Aronco dans les Archives Historiques et Diplomatiques du Ministère des Affaires Étrangères, comprenant une riche correspondance qui va de 1904 à 1907 où l’on traite des sujets liés à son activité professionnelle, nous a permis de remarquer que ce contrat ne représentait pas un cas isolé. La traduction du contrat par M. Bellingeri nous a permis d’apporter notre contribution aux recherches concernant les activités de D’Aronco.
Inaugurerà venerdì 22 luglio alle 18 presso il Salone del Parlamento del Castello di Udine, la mo... more Inaugurerà venerdì 22 luglio alle 18 presso il Salone del Parlamento del Castello di Udine, la mostra "Un architetto cosmopolita in patria, Raimondo D'Aronco in Friuli" realizzata dal Comune di Udine, Civici Musei con il sostegno della Fondazione Friuli e il patrocinio dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Udine.
In (edited by Jones K.B., Pilat S.) : The Routledge Companion to Italian Fascist Architecture: reception and legacy, Routledge,London and New York, pp- 290-303, ISBN 9780367348519, 2020
This chapter considers the reuse of the iconic main building of the University of Trieste. Design... more This chapter considers the reuse of the iconic main building of the University of Trieste. Designed by Raffaello Fagnoni and Umberto Nordio, the building followed Mussolini’s explicit instructions to design a symbolic rampart of Italianness against the “Slavic menace.” Construction on the project began in 1939. After World War II, the university’s colossal dimensions became a thorny problem for the Allied Military Government, which administered Trieste from 1945 to 1954, until the city and region’s annexation to Italy. In terms of the functions and spaces appropriate for a university, the Anglo-American point of view highlighted aspects that were specific to postwar Italy and Trieste’s political situation. The city and the surrounding territories were at the center of the international political scene – in short, a preview of the Cold War. The university’s architectural features recalling fascist ideology constituted a critical factor, and the institution has reformulated the assumptions that determined its birth. The crucial role of historical research contributed to enhancing the university’s artistic and cultural heritage and moreover to exerting a critical analysis aimed at a frank comparison with the past.
Monumentalia Monumenti tra Identità e Celebrazione. Monumenta Honoraria Monumenti per la celebrazione Bollettino SSF Società di Studi Fiorentini, 28-29, 2019, 2020
Nel 1959 il progetto presentato da Gino Valle, Federico Marconi e Dino Basaldella vince il concor... more Nel 1959 il progetto presentato da Gino Valle, Federico Marconi e Dino Basaldella vince il concorso per il Monumento alla Resistenza da costruire nella rotonda di piazzale XXVI luglio a Udine. La scelta della forma – un quadrato in calcestruzzo armato sorretto da tre pilastri che si protende sul bacino semicircolare della fontana - è motivata come funzionale al significato della Resistenza che “sorge dallo squilibrio nazionale, come sforzo costruttivo che coraggiosamente sfidava quello squilibrio, che per costruirsi doveva cercare di costruire là dove costruire sembrava impossibile”. La valenza urbanistica unita a una scelta compositiva e architettonica che Bruno Zevi definisce positivamente “astrattismo”, denotano un’opera che racconta una storia importante affidando i valori della Resistenza alla struttura e alle figure geometriche che compongono il monumento, oltre ai calcoli di travi e pilastri. Con il Monumento Valle realizza un luogo recintato e allo stesso tempo aperto, dove celebrare e ricordare, che nelle sue diverse componenti riproduce un ordinato microcosmo. Frutto della collaborazione di architetti artista e tecnici il Monumento continua a proporsi come positivo simbolo dei valori fondanti della Repubblica italiana.
"Lungo le rotte del Mar Nero. Presenze italiane nello spazio pontico e carpatico-danubiano tra XI... more "Lungo le rotte del Mar Nero. Presenze italiane nello spazio pontico e carpatico-danubiano tra XIX e XX secolo"
Venezia – Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica “Nicolae Iorga”
Palazzo Correr (Campo Santa Fosca), Cannaregio 2214 - 30121 Venezia. Con Cristian Luca, Raluca Tomi, Jon Carja, Stefano Santoro, Giulio Mellinato, Cenk Berkant, Luis Miguel Selvelli, Diana Barillari, Ezio Godoli, Hatice Adiguzel, Paolo Tomasella, Serena Acciai.
In (a cura di) Ciappi S., Godoli E., I Chini e l’arte della vetrata in Italia dal Liberty all’Art Déco, atti del convegno, Quaderni del Cedacot, 9, Edizioni ETS, Pisa, pp. 168-185, ISBN 978-884676785-1, 2023
Nel 1908 «Der Architekt» pubblica il prospetto della facciata del Narodni Dom (1902-1904) a Tries... more Nel 1908 «Der Architekt» pubblica il prospetto della facciata del Narodni Dom (1902-1904) a Trieste di Max Fabiani dando importanza all’ingresso e alle vetrate di Koloman Moser. Marco Pozzetto - storico dell'architettura italo-sloveno - sostiene che il taglio della fotografia era teso a valorizzare i vetri di Moser. L'artista era un componente della Secessione viennese e la sua versatile vena creativa e l'esperienza maturata nel campo delle arti applicate, lo vede spesso collaborare con gli architetti, da Joseph Hoffmann a Otto Wagner a Joseph Maria Olbrich. A Trieste inizia la collaborazione con Max Fabiani che impiegherà le vetrate decorative anche negli interni di casa Bartoli. Anche Giorgio Zaninovich, allievo della Wagnerschule a Vienna, integra vetro e architettura in una casa di via Commerciale, che disegna con lo stesso afflato moderno. Qualche anno più tardi l'architetto boemo Osvald Polivka in collaborazione con un altro allievo di Wagner, Josip Costaperaria, inserisce vetrate colorate nell'atrio e lungo il vano scala della Zivnostenska Banka ora sede della Deutsche Bank (1911 1914) in via Roma. L'impiego del vetro a complemento dell'architettura segna una fase peculiare dell'Art Nouveau internazionale a Trieste, primo porto dell'Impero, gli echi viennesi assumono un riverbero importante, che dimostra la centralità della cultura artistica e architettonica della città.
L'Edificio Centrale dell'Università di Trieste. Storia e architettura 1938-1950, 2023
The project for the new headquarters of the University of Trieste in 1938 marked the fulfillment ... more The project for the new headquarters of the University of Trieste in 1938 marked the fulfillment of a dream that the city had long pursued since the days of Habsburg rule and that had begun to take shape after its annexation to the Kingdom of Italy. The establishment of the Royal University of Economic and Commercial Studies by Royal Decree dated August 8, 1924, was the first official step, followed by the expansion of the faculties and the consequent need to build a university building complex, which coincided with the elevation to the rank of Studium generale in 1938. The complex construction events of the main building of the University of Trieste that took place between 1938 and 1950 are marked by radical changes related to the specificity of the city’s history, which after September 8, 1943, became part of the Third Reich, suffered the trauma of occupation by Yugoslav troops that ended with the creation of the Free Territory of Trieste administered by the Allied Military Government, before the final handover to Italy in 1954. The architects, Raffaello Fagnoni and Umberto Nordio, and engineer Enrico Bianchini had to face and solve complex architectural issues, related to constructional, structural, and decorative aspects; aspects that were affected by the profoundly changed scenario in which the designers themselves had conceived the ‘monumental’ building, which had to be adapted to changes related to new usage and figurative requirements. The volume stems from the research carried out for engineer Valentina Fernetti’s degree thesis and subsequently enriched by archival documentation, particularly the funds of Raffaello Fagnoni and Enrico Bianchini kept at the Florence State Archives. Equally valuable are the Historical Archives of the University of Trieste, the State Archives of Trieste, the IUAV Project Archive, as well as numerous private funds. Thus, it was possible to reconstruct the events of the construction site characterized by the adoption of structural solutions consistent with the limitations imposed by the sanctions, the use of valuable finishes for both exterior and interior cladding materials, the decorative apparatus - bas-reliefs, sculptures, mosaics, tapestries - and the furnishings - for the Aula magna, the hall for the Academic Senate, lecture, examination and graduation rooms - with tables, chairs, armchairs, lamps. Among the artists who collaborated in completing the building were Marcello Mascherini, Ugo Carà, Anita Pittoni, Mario Moschi, Tranquillo Marangoni, and Giò Ponti. The building’s history has been enriched thanks to documents that have revealed its elaborate layering, revealing connections to historical, social, and political factors that restore a complex period for the city, in which distant and close echoes of an international scenario, characterized by conflicts and utopias, are reflected. The increase in the bibliography that emerged between the first edition and the reissue is a sign of growing interest both nationally and internationally.
Lignano Sabbiadoro between sky and sea, Società Filologica Friulana, Udine, 2014
Between 1952 and 1954 Marcello D ' Olivo on behalf of the company Lignano Pineta realizes the new... more Between 1952 and 1954 Marcello D ' Olivo on behalf of the company Lignano Pineta realizes the new city of holidays in the pine forest between the Tagliamento river, the trees and the sea. The "City on the Moon" as Leonardo Sinisgalli will define the new town, is drawn into spirals, an innovative choice that manifests the attention with which D'Olivo reworks the architecture of Frank Lloyd Wright that many architects in Friuli and Veneto appreciated.
"Ettore Gilberti l'eclettico": competenza e padronanza degli aspetti tecnici e strutturali, la ve... more "Ettore Gilberti l'eclettico": competenza e padronanza degli aspetti tecnici e strutturali, la velocità esecutiva, l'inesauribile repertorio di forme e linguaggi architettonici, concorrono a dare rilievo all'opera di questo architetto civile diplomato con Camillo Boito al Politecnico di Milano nel 1904. Attivo tra Rovereto e poi Udine e il Friuli ci ha lasciato edifici diversi per tipologia e funzione di servizio che ancora oggi caratterizzano la scena urbana e il territorio friulano.
Come ebbe modo di raccontare nell’intervista pubblicata in «Zodiac» nel 1970, a Gino Valle il des... more Come ebbe modo di raccontare nell’intervista pubblicata in «Zodiac» nel 1970, a Gino Valle il design degli oggetti e l’urbanistica non interessavano: nel primo caso «perché preferisco fare un muro di sostegno che non un banco»; e nel secondo «perché non si riusciva a fare niente». Per quanto riguarda il design, però, l'architetto ricordava l’attività di consulente per Solari («ogni tanto faccio un orologio nuovo») e l’esperienza come Product Design per Zanussi. In seguito ci sarebbe stata la lunga collaborazione con Fantoni.
As he recounted in an interview published in 'Zodiac' in 1970, Gino Valle was not interested in object design and town planning: in the first case 'because I'd rather make a retaining wall than a bench'; and in the second 'because nothing could be done'. As far as design was concerned, however, the architect recalled his work as a consultant for Solari ('occasionally I make a new watch') and his experience as a product designer for Zanussi. Later there would be the long collaboration with Fantoni.
Atti convegno di Studi "Gino Pavan 1921-2017" a cura di Roberto Cassanelli e Rossella Fabiani, Società di Minerva Trieste, 2023
L’architettura per il Territorio Libero di Trieste
Abstract
Al termine della seconda guerra mondi... more L’architettura per il Territorio Libero di Trieste Abstract Al termine della seconda guerra mondiale la città di Trieste e la porzione di territorio denominata zona A – Free Territory of Trieste - vengono amministrate direttamente dalle forze alleate anglo-americane: il Governo Militare Alleato che nell’arco di nove anni (1945-1954) guiderà la città nella complicata fase della ricostruzione. Il compito del GMA è di far ripartire l’economia, creare occupazione, riparare strutture e infrastrutture, assicurare una casa a sfollati e profughi. Particolare attenzione viene posta ai temi sociali – edilizia popolare – e educativi – scuole e centri di aggregazione – oltre che alla ricostruzione delle infrastrutture industriali e portuali danneggiate, alla viabilità. Architetti e ingegneri contribuiscono a ripristinare la scena urbana e grazie all’appoggio del GMA una nuova generazione di progettisti ha la possibilità di impiegare il linguaggio architettonico improntato a innovazione, sia tecnica che formale. Una eco del dibattito in corso in Italia arriva a Trieste grazie alla presenza di Ernesto Nathan Rogers che celebrando la figura di Giuseppe Pagano, rivisita in chiave critica l’architettura del ventennio fascista. Accanto agli architetti della prima generazione – Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, Aldo Cervi – sono protagonisti quelli della seconda generazione – Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D’Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico – che segnano un deciso cambio di passo negli edifici costruiti o ideati per i concorsi. Un capitolo ancora poco esplorato è quello inerente all’influenza esercitata dalla cultura architettonica anglo-americana sugli edifici triestini, riscontrabile nelle costruzioni realizzate per alloggiare i militari.
Architecture for the Free Territory of Trieste Abstract At the end of WWII the city of Trieste and the portion of the territory called Zone A - Free Territory of Trieste - were administered directly by the Anglo-American Allied Forces: the Allied Military Government over nine years (1945-1954) guided the city through the complicated phase of reconstruction. The task of the GMA is to restart the economy, create jobs, repair structures, and infrastructure, and secure a home for displaced people and refugees. Particular attention is paid to social issues - social housing - and educational - schools and aggregation centers - as well as to the reconstruction of industrial and port infrastructure damaged, roads. Architects and engineers help to restore the urban scene and thanks to the support of GMA a new generation of designers has the opportunity to use innovative architectural language, both technical and formal. An echo of the debate in progress in Italy arrives in Trieste thanks to the presence of Ernesto Nathan Rogers who celebrates the figure of Giuseppe Pagano and revisits in a critical key the architecture of the fascist period. Alongside the architects of the first generation - Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, and Aldo Cervi - are the protagonists of the second generation - Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D'Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico - marking a decisive change of pace in the buildings built or designed for competitions. A chapter still little explored is that inherent in the influence exerted by the Anglo-American architectural culture on the buildings of Trieste, especially in the houses
"Con i colori dei marmi e il costo della terra. le cementine: una storia di arte, architettura e artigianato", atti del convegno di studi a cura di Giuseppina Perusini e Alberto Sdegno, Udine, Forum editore, 41-45., 2023
La Sottostazione Elettrica (1913) posta sul perimetro dell’area di Porto vecchio a Trieste in cor... more La Sottostazione Elettrica (1913) posta sul perimetro dell’area di Porto vecchio a Trieste in corrispondenza del viadotto ferroviario di viale Miramare, si inserisce in un lotto delimitato dalla Centrale idrodinamica e dall’Hangar 27. La collocazione ai margini dell’area portuale ne favorisce la visibilità, grazie anche al linguaggio architettonico impiegato, che il progettista, l’architetto Giorgio Zaninovich (1876-1946), allievo di Otto Wagner a Vienna, elabora secondo i dettami della scuola viennese, dove estetica e tecnica si integrano in nome della modernità. L’impiego del calcestruzzo armato non si limita alla struttura dei solai e in elevazione ma si riflette anche nelle scelte architettoniche, come la copertura piana e la rinuncia a ornati riferibili agli ordini che lasciano spazio a pareti lisce, solcate da cornici marcapiano. Il luminoso interno a doppia altezza della sala trasformatori e quadri dove il quadro controlli richiama la plancia di una nave, è impreziosito dalla pavimentazione con piastrelle a tre colori – grigio, bianco e blu avio – con motivi di croci stellate, quadrilobi e corolle, mentre nella fascia perimetrale con mattonelle mosaicate si alternano una stilizzata alabarda e un giglio tripartito. Sono in bianco e nero le piastrelle mosaicate del pianerottolo della scala che conduce agli uffici. Tra il 2011 e il 2013 l’immobile è stato oggetto di un «Restauro conservativo» su progetto dell’Ufficio tecnico dell’Autorità Portuale di Trieste affidato all’impresa Riccesi Holding.
La visita effettuata il 21 giugno alla palazzina Rizzi in viale Duodo (1949-1950) a Udine progett... more La visita effettuata il 21 giugno alla palazzina Rizzi in viale Duodo (1949-1950) a Udine progettata da Angelo Masieri ha permesso di poter ammirare da vicino l’attento e puntuale «risanamento conservativo» curato da Piero Valle, che restituisce alla città un’opera che era abbandonata da tempo e presentava numerosi problemi. L’edificio è stato acquistato da Inter-Rail, la società di logistica partecipata in quote uguali da Fantoni e Abs del gruppo Danieli, per insediarvi il proprio quartier generale. Dopo lo scantinato e il pianoterra nel quale sono stati sistemati gli uffici tutti arredati con mobili Fantoni, la visita è proseguita al piano superiore, dove si trova l’appartamento che l’architetto aveva progettato come propria residenza.
Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lu... more Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lungo periodo fra costruzione, sospensioni, riprese
Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’Università di Trieste che si svolgono a partire dal il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe yugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo Militare Alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954. Il complesso universitario fu ideato ispirandosi al disegno magniloquente e totalitario del periodo del fascismo che in Trieste aveva individuato l’avamposto dell’italianità posta ai sacri confini della patria, ruolo che trovava nella costruzione della sede universitaria la soluzione di un sogno che la città aveva lungamente perseguito.
In questo periodo di tempo i progettisti, gli architetti Umberto Nordio, Raffaello Fagnoni e con l’ingegnere Enrico Bianchini, dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti materico costruttivi, strutturali, decorativi e di arredo; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio “monumentale” che dovette essere adattato dagli stessi a cambiamenti di assetti funzionali e decorativi legate a nuove esigenze d’uso e di figuratività.
Dal 1950 ad oggi l’edificio, che si staglia nella sua compagine monumentale nel paesaggio triestino, si caratterizza per la presenza di una costellazione di “segni” legati a diverse cornici di senso: l’usura del rivestimento lapideo dei perimetrali esterni e dei serramenti originali; l’impatto figurativo nelle facciate degli elementi necessari alla
climatizzazione interna e alla sostituzione dei serramenti, esterni ed interni; la trama delle nuove canalizzazioni per renderlo adeguato alle mutate esigenze prestazionali di una sede universitaria; le aggiunte per delimitare nuovi spazi.
Una stratificazione di adattamenti, anche minimali, che si è inserita nel complesso architettonico con diverso grado di impatto e di riverbero sulla poetica del linguaggio architettonico che lo ha generato: una stratificazione da indagare e comprendere nel suo essere segno che “arricchisce” o segno che “ferisce” un’architettura che vive nel suo spazio e nel suo tempo.
Questa vicenda triestina, che è possibile comparare con altre simili, porta
l’attenzione su alcun... more Questa vicenda triestina, che è possibile comparare con altre simili, porta l’attenzione su alcuni temi importanti per la tutela del Moderno: la rilevanza di aspetti come il colore, le volumetrie, la texture delle superfici di singole architetture nel definire il carattere e la qualità del paesaggio urbano; la difficoltà di promuovere la consapevolezza dell’essere custodi di un valore che è anche collettivo tra proprietari e inquilini, specie in contesti dove la proprietà è frammentata; la necessità di valutare da vari punti di vista le proposte di manutenzione ed efficientamento, in situazioni nelle quali gli incentivi economici spesso favoriscono la scelta della via più semplice e in cui il tempo rende necessari provvedimenti adeguati, rendendo impossibile non intervenire.
In Udine the building designed by Angelo Masieri and now owned by Inter-Rail has been restored (... more In Udine the building designed by Angelo Masieri and now owned by Inter-Rail has been restored (architect Piero Valle).
Marcello D'Olivo architetto del mondo in Friuli Venezia Giulia, 2022
Opere e progetti di Marcello D'Olivo realizzati nel territorio del Friuli Venezia Giulia, dal Vil... more Opere e progetti di Marcello D'Olivo realizzati nel territorio del Friuli Venezia Giulia, dal Villaggio del fanciullo al piano di Lignano Pineta, alle tante proposte per quartieri e complessi, alle ultime realizzazioni.
The extraordinary creative and artistic experience of Raimondo D’Aronco (1857-1932) , one of the ... more The extraordinary creative and artistic experience of Raimondo D’Aronco (1857-1932) , one of the protagonists of international Art Nouveau architecture, developed between Italy and Turkey, where he worked for the the Sultan Abdülhamid II between 1893 and 1909. The development of his architectural proposals fostered by the encounter of the Ottoman tradition with the advanced Viennese and Central European architectural culture, modelled the peculiarity of his research, which from the very beginning was regarded with great attention by the Italian critics. His distance from Italy never stopped proposals and projects for his homeland, Friuli, where he was born and lived in the early part of his life. His first important human and professional experiences took place between his native Gemona and Udine, and throughout his career the architect was able to plot a close dialogue with his homeland, to which he generously dedicated the outcome of his original works. Previously unpublished documents, rediscovered archives and a historiography that enriched the knowledge of his activities form the basis of the research project to reinterpret the Friulian projects in the light of international experience, which in a continuous process of osmosis feed and are nourished by his Turkish experiences.
Gli Atti del convegno internazionale "Antonio Sant'Elia e l'architettura del suo tempo" (Didapres... more Gli Atti del convegno internazionale "Antonio Sant'Elia e l'architettura del suo tempo" (Didapress editore, Firenze 2018) tenutosi nel 2016 a Firenze nell'ex Palazzina Reale della Stazione di Santa Maria Novella, suggellano un biennio di studi e riconsiderazioni critiche della figura di Sant'Elia, incorniciate tra due centenari, la pubblicazione del Manifesto nel 1914 e la prematura scomparsa nel 1916 sui campi di battaglia del Carso. Morto giovane e quindi caro agli dei per la folgorante e luminosa traccia lasciata, il talentuoso architetto comasco entra quasi subito nel mito, prontamente creato da Marinetti e in seguito ravvivato da celebrazioni, analisi storiche e riflessioni critiche.
Une série de documents découverts dans des archives familiales, apportent une nouvelle lumière su... more Une série de documents découverts dans des archives familiales, apportent une nouvelle lumière sur les rapports entre R. D’Aronco et le Gouvernement ottoman. Il s’agit de la correspondance, rédigée en turc-ottoman, entretenue avec différents départements gouvernementaux, ministères et institutions publiques entre 1894 et 1907, période qui correspond plus ou moins au séjour de l’architecte à Istanbul où il était arrivé en 1893 chargé des projets en vue de l’Exposition Impériale. Parmi ces documents, nous attachons beaucoup d’importance au contrat signé le 16 septembre 1905 par “L’Ing.- Arch. D’Aronco” et le Ministre des Mines, des Forêts et de l’Agriculture, S.R. Selim Paşa.
Ce document est significatif, d’autant plus qu’il nous renseigne sur une période peu connue de son activité. La découverte d’un fascicule à l’en-tête de D’Aronco dans les Archives Historiques et Diplomatiques du Ministère des Affaires Étrangères, comprenant une riche correspondance qui va de 1904 à 1907 où l’on traite des sujets liés à son activité professionnelle, nous a permis de remarquer que ce contrat ne représentait pas un cas isolé. La traduction du contrat par M. Bellingeri nous a permis d’apporter notre contribution aux recherches concernant les activités de D’Aronco.
Inaugurerà venerdì 22 luglio alle 18 presso il Salone del Parlamento del Castello di Udine, la mo... more Inaugurerà venerdì 22 luglio alle 18 presso il Salone del Parlamento del Castello di Udine, la mostra "Un architetto cosmopolita in patria, Raimondo D'Aronco in Friuli" realizzata dal Comune di Udine, Civici Musei con il sostegno della Fondazione Friuli e il patrocinio dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Udine.
In (edited by Jones K.B., Pilat S.) : The Routledge Companion to Italian Fascist Architecture: reception and legacy, Routledge,London and New York, pp- 290-303, ISBN 9780367348519, 2020
This chapter considers the reuse of the iconic main building of the University of Trieste. Design... more This chapter considers the reuse of the iconic main building of the University of Trieste. Designed by Raffaello Fagnoni and Umberto Nordio, the building followed Mussolini’s explicit instructions to design a symbolic rampart of Italianness against the “Slavic menace.” Construction on the project began in 1939. After World War II, the university’s colossal dimensions became a thorny problem for the Allied Military Government, which administered Trieste from 1945 to 1954, until the city and region’s annexation to Italy. In terms of the functions and spaces appropriate for a university, the Anglo-American point of view highlighted aspects that were specific to postwar Italy and Trieste’s political situation. The city and the surrounding territories were at the center of the international political scene – in short, a preview of the Cold War. The university’s architectural features recalling fascist ideology constituted a critical factor, and the institution has reformulated the assumptions that determined its birth. The crucial role of historical research contributed to enhancing the university’s artistic and cultural heritage and moreover to exerting a critical analysis aimed at a frank comparison with the past.
Monumentalia Monumenti tra Identità e Celebrazione. Monumenta Honoraria Monumenti per la celebrazione Bollettino SSF Società di Studi Fiorentini, 28-29, 2019, 2020
Nel 1959 il progetto presentato da Gino Valle, Federico Marconi e Dino Basaldella vince il concor... more Nel 1959 il progetto presentato da Gino Valle, Federico Marconi e Dino Basaldella vince il concorso per il Monumento alla Resistenza da costruire nella rotonda di piazzale XXVI luglio a Udine. La scelta della forma – un quadrato in calcestruzzo armato sorretto da tre pilastri che si protende sul bacino semicircolare della fontana - è motivata come funzionale al significato della Resistenza che “sorge dallo squilibrio nazionale, come sforzo costruttivo che coraggiosamente sfidava quello squilibrio, che per costruirsi doveva cercare di costruire là dove costruire sembrava impossibile”. La valenza urbanistica unita a una scelta compositiva e architettonica che Bruno Zevi definisce positivamente “astrattismo”, denotano un’opera che racconta una storia importante affidando i valori della Resistenza alla struttura e alle figure geometriche che compongono il monumento, oltre ai calcoli di travi e pilastri. Con il Monumento Valle realizza un luogo recintato e allo stesso tempo aperto, dove celebrare e ricordare, che nelle sue diverse componenti riproduce un ordinato microcosmo. Frutto della collaborazione di architetti artista e tecnici il Monumento continua a proporsi come positivo simbolo dei valori fondanti della Repubblica italiana.
Antonio Lasciac un architetto tra Italia, Egitto e Slovenia. Storia, Disegno, Tecnica., 2020
The conference proceedings collect the articles of scholars who during the symposium held in Gori... more The conference proceedings collect the articles of scholars who during the symposium held in Gorizia on 10 and 11 December 2014, contributed to share the results of the researches and studies dedicated to the architect Antonio Lasciac ( 1856-1946), who for many years worked in Egypt between the XIXth and XXth century. He was appointed as the chief architect of the Khedivè and refined his knowledge in the stimulating cultural framework of Central Europe architecture. Like his colleague Raimondo D’Aronco who was born in the same northeastern region of Italy, Lasciac worked in the territories which at the time were ruled by the Ottoman Empire: D'Aronco in Istanbul while Lasciac in Cairo and Alexandria. The presence of medieval Egyptian and Arab architecture in Lasciac’s works is a crucial topic, therefore, the villa he built as its private home on the Rafut’s hills in the native town, represents through the minaret tower a tribute to the priceless Cairene and North African architectural heritage where the great Arab culture flourished. Nowadays the critical fortunes of Lasciac are ascribable to a renewed approach to the topic of the relationship between Italian and European architecture within the Mediterranean, where the millennial cultural and artistic dialogue between the Western and Arab worlds during the 20th century increased the exchanges through artworks, buildings, and urban settlements. The geographical issue also played a crucial role for Lasciac, as well as for his villa on the Rafut’s hills, which today is located in the nearness of the cross-border territory between Gorizia Italy and Nova Gorica Slovenia, a region that at the time of its construction belonged to the Austro-Hungarian Empire. Lasciac’s Villa became the icon of the conference and the astonishing destination of a guided tour held during the sunny afternoon of December 11th amidst the enthusiast scholars who were participating in the conference. Some of them visited for the first time the building which could be considered the building self-portrait of Lasciac at the same time a cosmopolitan architect, but even a localist one, as his poems in Friulano - the language spoken in the native village of San Rocco in Gorizia - confirms.
The building has been studied from the structural point of view in the face of a future anti-seismic renovation by Marjana Lutman and thoroughly investigated by Bernard O'Kane who has analyzed its rich decoration, setting up an accurate series of comparisons with ornaments of Egyptian medieval Arab architecture. Alberto Sdegno focused his contribution to the graphic representation through the transcendent and evanescent models of today's digital tools. The context of XIXth century Central European architecture was the theme of Andrea Nerozzi's article, which focused on some Hungarian buildings influenced by eastern and Ottoman art, while Diana Barillari dedicated a broad range overview to many different themes triggered by the evocative concept of "Babel-Bibel". Alessandra Marin dealt with Gorizia’s urban evolution at the time of Lasciac, while Breda Mihelich illustrated Ljubljana’s planning projects in comparison with other Central European cities. Edino Valcovich reported the evolution of theories and related applications of reinforced concrete between the XIX and XXth century, focusing upon its applications in Egypt and the Rafut’s Villa. In his essay, Ezio Godoli confirmed, on the base of documents and unpublished sources, the authorship of Lasciac concerning the summer residence of Khedivé's mother in Bebek on the Bosphorus, one of the Art Nouveau landmark buildings in Istanbul. Milva Giacomelli traced a refined and well-documented analysis of the modernist elements in the Eclectic buildings designed in the early XXth century by Lasciac in Egypt, with special attention to floral decoration. The connections between the architects who worked in the Habsburg Litorale and a general sight was offered by Bogo Zupancic, who confirmed, too, that Lasciac and Plecnick had a mutual knowledge of their activity in Ljubljana. Thanks to thorough and systematic research at the State Archive of Gorizia Diego Kuzmin could re-read and illustrate a large series of Lasciac’s early projects, until then completely unpublished, which were realized between 1876 and 1882, the year he left Gorizia to Egypt. The rediscovery of Anton Lasciac’s work and its consequently international knowledge is primarily due to the French scholar Mercedes Volait, who at the conference held her Lectio magistralis to students of the degree course in Architecture in Gorizia, in the prestigious Assembly Hall of the Faculty, designed in 1908 in the neo-Gothic style by the architect and Benedictine friar Anselmo Werner. Her contribution to the proceedings contains a selection of Lasciac’s drawings kept in her private collection, many unknown and published for the first time in this volume. The proceedings collect only the articles that have been delivered to the editors.
Il Palazzo comunale di Udine da Nicolò Lionello a Raimondo D'Aronco, Mar 2019
La storia del nuovo Palazzo comunale di Udine realizzato su progetto dall’architetto Raimondo D’... more La storia del nuovo Palazzo comunale di Udine realizzato su progetto dall’architetto Raimondo D’Aronco (1911) si intreccia con quella dell’antica “Domus comunis” ricordata dai documenti a partire dal 1261 e ubicata ai piedi del colle del Castello di fronte al terrapieno di piazza Libertà: un edificio che dal principio fa parte di quello che viene considerato il cuore della città dove si concentrano i monumenti più importanti. Deliberata nel 1441 la costruzione di un nuovo edificio il progetto fu affidato a Nicolò Lionello che trasse ispirazione dalle architetture del gotico veneziano, creando l’armonioso insieme che ancora oggi ammiriamo. In seguito gli uffici dell’amministrazione trovarono posto nell’isolato adiacente che venne collegato alla Loggia grazie a un passaggio sopraelevato detto “il ponte”. In questo edificio si tenevano le riunioni del consiglio cittadino nella sala poi denominata dell’Ajace. La progettazione per il nuovo Palazzo comunale impegna D’Aronco dal 1888 al 1930 quando consegna gli ultimi elaborati per il completamento di alcuni ambienti. Una vicenda complessa talora difficile che consegna alla città e al territorio friulano un edificio icona dell’architettura Liberty, ancora oggi sede dell’Amministrazione comunale. Dopo la prima monografia edita nel 2006 dall’editore Senaus corredata dai contributi di Gabriella Bucco Liliana Cargnelutti oltre che degli autori del presente volume, questo libro propone un testo che ha la funzione di guidare il visitatore oltre che il cittadino, attraverso un’opera d’arte che offre una panoramica concisa e allo stesso tempo esaustiva, in una forma agile e accurata. Diana Barillari, Giuseppe Bergamini
Conference proceedings of the meeting held in Trieste 20 February 2009 editors Diana Barillari, G... more Conference proceedings of the meeting held in Trieste 20 February 2009 editors Diana Barillari, Gino Pavan Edino Valcovich dedicated to Marco Pozzetto, the History of Architecture scholar who conducted pioneering studies on Wagnerschule students, Joze Plecnick, Max Fabiani, and many other Central European architects. The volume contains articles of Edino Valcovich, Gino Pavan, Micaela Viglino Davico, Damjan Prelovsek, Ettore Sessa, Diego Kuzmin, Renato Tubaro, Ezio Godoli, Diana Barillari, the panel discussion (Rossella Fabiani, Vilma Fasoli, Maria Masau Dan, Pietro Piva) and un unpublished essay by Pozzetto "Central Europe Architecture for a Mediterranean city".
La pubblicazione analizza l'opera dell'ing. Dante Fornasir (Cervignano 1882- 1958), importante pr... more La pubblicazione analizza l'opera dell'ing. Dante Fornasir (Cervignano 1882- 1958), importante progettista che ha sviluppato la sua attività professionale presso il Cantiere Navale Triestino di Monfalcone ed a Trieste. Responsabile dell'Associazione Edile di Pubblica Utilità, emanazione del Cantiere stesso, dal 1919 ha coordinato la progettazione e realizzazione del Quartiere di Panzano (1912-1927) composto da circa 200 edifici residenziali per circa 900 alloggi e numerosissimi servizi collettivi quali alberghi, teatro, bagni pubblici. Di grande interesse le realizzazioni relative all'edilizia industriale realizzate per il Cantiere Navale stesso realizzate nel periodo 1920-1940. In tale quadro le strutture di copertura a volta autoportanti in calcestruzzo sottile (1939) risultano di grande interesse storico-scientifico. All'interno del volume, catalogo della Mostra sull'opera dell'ingegnere, contributi di E. Valcovich, D.Barillari, C.A.Stival, A.Guagnini
This book is the first visual and historical study of the development of Art Nouveau architecture... more This book is the first visual and historical study of the development of Art Nouveau architecture, and it surprisingly places Istanbul among such cities as Paris, Brussels, and Vienna as one of the great capitals of the style. This unprecedented study traces the transformation of Istanbul between the end of the 19th century and the beginning of World War I. Discussed in depth are the Ottoman Revival and beaux-arts and other European influences on the style, as well as its foremost practitioners. Many never before published photographs, plans, and drawings of Istanbul's palaces and luxurious homes make this a unique view into the architecture of the city in particular and of the Art Nouveau style in general.
Dino Tamburini ingegnere e architetto a Trieste. 1950 - 2005
Celebrazione del centenario della na... more Dino Tamburini ingegnere e architetto a Trieste. 1950 - 2005 Celebrazione del centenario della nascita dell’architetto Dino Tamburini.
Il 14 ottobre 1924 nasceva a Trieste Dino Tamburini, architetto a cui si devono numerose opere importanti: collaborò alla progettazione delle torri IACP in via Conti, della chiesa di san Luigi dell'Istituto statale d'arte Nordio e si dedicò personalmente al restauro e recupero del Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”.
In occasione del centesimo anniversario dalla nascita, lunedì 14 ottobre 2024, presso la Sala “Bobi Bazlen” di Palazzo Gopcevich in Rossini, 4 a Trieste, si terrà un seminario dedicato alla sua eredità professionale.
L'evento, intitolato "Il Teatro Verdi e Dino Tamburini: storie e metafore di una scenografia urbana", si pone l'obiettivo di sondare il rapporto di Dino Tamburini con il teatro, concentrandosi in particolare sul suo progetto di ristrutturazione del Verdi. Il seminario che si svolgerà dalle 17.00 alle 18.30, fa parte del calendario de I Lunedì dello Schmidl. L’appuntamento, che mira a esplorare l'interazione tra l'architettura di Tamburini e la vita culturale di Trieste, attraverso una lettura approfondita del suo lavoro nel contesto urbano, rappresenta l'anteprima di una serie di eventi previsti per dicembre 2024, organizzati da IN/Arch Triveneto con il patrocinio del Comune di Trieste, consistenti in una monografia, un archivio digitale, una mostra e un sito web. Il progetto “Dino Tamburini ingegnere e architetto a Trieste. 1950 - 2005" ha l’obiettivo di descrivere e valorizzare il fitto dialogo intercorso tra la città di Trieste e la complessa attività professionale e artistica di Dino Tamburini (1924-2011), di cui quest'anno ricorre il centenario dalla nascita. Ingegnere e architetto, disegnatore, editore, appassionato d’arte e di cultura, Tamburini verrà celebrato attraverso 4 principali attività: la redazione di un catalogo e l'allestimento di una mostra che rappresenteranno la sua attività progettuale e d'arte, la realizzazione di un sito web con archivio opere dedicato per la consultazione gratuita e altre attività parallele per la divulgazione del suo operare, inserito in un contesto culturale prima ancora di quello architettonico, che restituisce identità alla città di Trieste e al suo importante patrimonio storico collettivo del Novecento ancora da rivalutare.
Il progetto è sostenuto con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione CRTrieste, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, ANCE Alto Adriatico, Generali srl, Famiglia Tamburini. Partner di progetto e collaborazione: Soprintendenza archivistica del Friuli - Venezia Giulia, la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste, l'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Trieste, l'Ordine degli Ingegneri di Trieste, la Società di Minerva, l'Associazione culturale L’Officina e l'Università di Trieste – smaTS – Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale.
Hanno dato il patrocinio: Comune di Trieste, Italia Nostra Trieste, Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste, Associazione nazionale degli archivi di architettura contemporanea e Studio Tommaseo Trieste.
Francesca Agostinelli, storica, critica e curatrice d'arte indipendente dialoga con Lorenzo Miche... more Francesca Agostinelli, storica, critica e curatrice d'arte indipendente dialoga con Lorenzo Michelli curatore e conservatore Galleria Spazzapan Giovedì 4 aprile 2024 ore 18.00 . Si presenta "YOU ARE BEAUTIFUL Riuso creativo degli spazi dimenticati" di Francesca Agostinelli con testi di Diana Barillari e Alessandra Marin Gaspari editore, 2023.
You are beautiful. Riuso creativo degli spazi dimenticati. Francesca Agostinelli con testi di Diana Barillari e Alessandra Marin, Udine, Gaspari editore, 2023
Academia Belgica | Danish Academy in Rome Throughout history nation states and many national inst... more Academia Belgica | Danish Academy in Rome Throughout history nation states and many national institutions have built on foreign soil. They did so on several occasions and for several reasons: to ensure political representation, to facilitate cultural exchange, to foster economic relations, to shape a national identity or to cement diplomatic ties. Embassies, legations, consulates, national, cultural and scientific institutions such as the academies in Rome are just some of the examples that fit this description.
Ai piedi di tutti, di tanti, in spazi pubblici e nelle case, utilizzate ovunque, dai luoghi di la... more Ai piedi di tutti, di tanti, in spazi pubblici e nelle case, utilizzate ovunque, dai luoghi di lavoro, alle chiese, le cementine hanno conosciuto dalla fine dell'Ottocento alla metà del Novecento una diffusione globale per poi trovare un lento declino, fin quasi a scomparire. Il progetto "Cementine a Nordest" contribuisce alla loro riscoperta e utilizzo. Un manufatto versatile, prodotto con materiali semplici - cemento, acqua, marmo polverizzato, sabbia setacciata a mano, terre naturali e ossido di ferro - con sapienza artigiana che unisce il passato e il futuro.
CONVEGNO DI STUDI
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI
GINO PAVAN 1921 -2021
1 - 2 dicemb... more CONVEGNO DI STUDI IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI GINO PAVAN 1921 -2021 1 - 2 dicembre 2022 Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste Largo Papa Giovanni XXIII 6, Trieste
La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia - in collaborazione con il Segretariato regionale del Ministero della Cultura per il Friuli Venezia Giulia e la Società di Minerva - organizza nelle giornate del 1° e 2 dicembre 2022 un convegno di studi dedicato alla poliedrica figura e all’opera dell’architetto Soprintendente Gino Pavan, a lungo attivo nell’ambito della tutela e del restauro (a Trieste, in Istria, Veneto, Emilia Romagna e nel Friuli terremotato) e per molti anni presidente della storica Società triestina.
Apriranno i lavori i saluti istituzionali del Segretario regionale del Ministero della Cultura per il Friuli Venezia Giulia Andrea Pessina, della Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia Simonetta Bonomi, della Direttrice della Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste Francesca Richetti, della Presidente della Società di Minerva Rossella Fabiani e del Presidente dell’IRCI– Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata Franco Degrassi.
Le due giornate di studi saranno introdotte dalla prolusione di Giovanni Carbonara, professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma e tra i maggiori storici dell'architettura a livello internazionale. Interverranno al convegno studiosi provenienti da diversi istituti del Ministero della Cultura assieme a quelli delle Università di Trieste, Roma-La Sapienza, Venezia IUAV e della Scuola Archeologica Italiana di Atene. A perfezionare la conoscenza della figura, dei molteplici interessi e delle attività dell’architetto Pavan vi saranno le testimonianze di altri studiosi, suoi colleghi presso la Società di Minerva.
Il convegno spazierà tra i multiformi aspetti della vita lavorativa di Gino Pavan. Verranno presentati interventi riguardanti il contesto storico in cui l’architetto iniziò la sua carriera, i restauri e le attività di valorizzazione in Istria, in Veneto, nella città di Ravenna, la sua passione per l’archeologia - anche quelle industriale e urbana - nata durante l’esperienza presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene. Saranno presi in esame interventi intrapresi nel periodo post terremoto del Friuli, la prima catalogazione e valorizzazione della collezione Eugenio Garzolini, oggi parte del patrimonio della Soprintendenza. Saranno presentati anche i primi esiti dello studio sul suo archivio privato donato dagli eredi alla Soprintendenza medesima. Verrà infine dato conto della sua passione per l’opera dell’architetto Pietro Nobile, di cui era diventato il maggior studioso.
Un architetto cosmopolita in patria Raimondo D'Aronco in Friuli dal 23. 7. 22 al 8. 1. 23 Castell... more Un architetto cosmopolita in patria Raimondo D'Aronco in Friuli dal 23. 7. 22 al 8. 1. 23 Castello di Udine La S.V. è invitata all'inaugurazione della mostra Un architetto cosmopolita in patria Raimondo D'Aronco in Friuli che si terrà venerdì 22 luglio alle ore 18 presso il Salone del Parlamento del Castello di Udine L'Assessore alla cultura Fabrizio Cigolot
ABSTRACT
La fabbrica di Merlo nella provincia di Buenos Aires (1954-1961) testimonia un esito sig... more ABSTRACT La fabbrica di Merlo nella provincia di Buenos Aires (1954-1961) testimonia un esito significativo del rapporto di collaborazione tra l’architetto Marco Zanuso e Adriano Olivetti. Le esigenze di flessibilità funzionale del ciclo produttivo portano il progettista a concepire un modulo strutturale replicabile in base alle necessità dell’azienda. L’elemento connotante del progetto è una trave circolare cava su tre pilastri, con estremità a sbalzo, in cui la geometria risolve il problema delle distribuzioni impiantistiche; se ne riscontra il ruolo preminente anche nella coeva realizzazione della fabbrica Olivetti a Guaralhos, in Brasile. Le caratteristiche del sistema strutturale consentono una flessibile organizzazione del lavoro, permettendo di creare unità indipendenti nello spazio libero. Zanuso sottolinea l’attinenza del “modulo oggetto” a un prodotto di design, nel quale le strutture in c.a.p. configurano schemi funzionali ed elementi tecnici che richiamano il tema della serialità.
The Merlo factory in the province of Buenos Aires (1954-1961) testifies to a relevant outcome of the collaboration between the architect Marco Zanuso and Adriano Olivetti. The requirements for flexibility in the productive cycle leads Zanuso to design a modular structure, replicable according to company’s needs. In this project, the connoting technical element is a circular, cantilevered hollow beam in concrete, burdening on three columns. The beam geometry solves the problem of plant distributions, playing a relevant role as well as in the contemporary Olivetti factory in Guaralhos, Brazil. The structural system allows creating independent work units and, thus, a flexible organization of activities. Zanuso underlines that the “module” is comparable to a design product, where structures in pre-stressed concrete configure functional layouts and define technical elements recalling the seriality in production.
A conference on Gianugo Polesello's legacy, "Gianugo Polesello nel contesto friulano, tra astrazi... more A conference on Gianugo Polesello's legacy, "Gianugo Polesello nel contesto friulano, tra astrazione e ruralità", Casa Cavazzini Musei Civici Udine, October 12th, 2019. In collaboration with IUAV University of Venice, Ordine degli Architetti Udine and Musei Civici Udine
L’argomento affrontato in questo nuovo numero della rivista si colloca appropriatamente, per orig... more L’argomento affrontato in questo nuovo numero della rivista si colloca appropriatamente, per originalità di taglio metodologico e livello di approfondimento monografico, nel solco del progetto scientifico ed editoriale tracciato da “Storia dell’Urbanistica” sin dall’avvio della sua Terza serie, inaugurata nel 2009. Il presente numero, curato da Carla Benocci a conclusione di un lungo periodo di studi e ricerche (condotti in gran parte su materiali archivistici e documentari di prima mano) dedicati al ruolo esercitato dalle Assicurazioni Generali nella storia delle città italiane tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso, intende documentare la pluralità di programmi, di iniziative e di azioni messe concretamente in campo da uno dei maggiori gruppi finanziari dell’epoca. La prima parte è interamente occupata da un lungo ed impegnativo saggio della curatrice, grazie al quale è possibile pervenire ad una panoramica d’insieme dell’argomento, fondata sulla disamina di alcune delle iniziative urbanistiche ed architettoniche intraprese dal gruppo assicurativo, nell’arco di oltre cinquant’anni, in alcune tra le maggiori città italiane (Venezia, Firenze, Milano, Torino, Genova, Bologna, Napoli, Palermo e Roma). La seconda raccoglie otto saggi, affidati ad altrettanti autorevoli studiosi, nei quali alcune delle realizzazioni delle Assicurazioni Generali nelle sopraindicate città vengono approfondite e poste in relazione con le tendenze dell’urbanistica e dell’architettura del periodo. Da tali contribuiti emerge l’esistenza di due direttrici principali nelle strategie programmatiche e nelle azioni del gruppo imprenditoriale triestino. Da un lato la compagnia promuove l’insediamento delle proprie sedi operative e di rappresentanza nel cuore deglispazi cittadini storici più rappresentativi, all’insegna discelte sulla loro ubicazione e sui linguaggi architettonici, che, ispirate all’esigenza di infondere “un’immagine di modernità armoniosamente inserita nel tessuto antico”.
È merito di Gino Pavan aver portato all'attenzione degli studiosi questo prezioso e sconosciuto s... more È merito di Gino Pavan aver portato all'attenzione degli studiosi questo prezioso e sconosciuto scrigno d'arte, unica opera realizzata a Trieste dall'architetto Vurnik, padre fondatore con Max Fabiani e Joze Plecnik della scuola architettonica slovena. "La Cappella dell'Episcopio a Trieste di Ivan Vurnik", è stato edito in occasione del bicentenario della Società di Minerva nel 2010.
Convegno di studio sul Tempio Mariano di Monte Grisa a Trieste opera di Antonio Guacci a 50 anni... more Convegno di studio sul Tempio Mariano di Monte Grisa a Trieste opera di Antonio Guacci a 50 anni dall'inaugurazione: Università di Trieste Edificio centrale aula Bachelet venerdì 2 dicembre 2016 ore 9,30. relatori Edino Valcovich Sergio Poretti Tullia Iori Giovanni Ceiner Diana Barillari Giovanni Tubaro
Lecture by Diana Barillari, PhD in Preservation of the Architectural Heritage
Head Carolina Di Bi... more Lecture by Diana Barillari, PhD in Preservation of the Architectural Heritage Head Carolina Di Biase “Methods and Themes of Historical Research” Organized by Marica Forni with Maria Antonietta Crippa and Ornella Selvafolta “Babel Bibel” in Kakania, turn of the century Central European Architecture and the Orient Diana Barillari (Università degli Studi di Trieste) For information: Organization of the PhD activities Laura Balboni laura.balboni@polimi.it 7th lecture May 9th, 2.00 p.m. Spazio Aperto, via Bonardi 9, floor -1
L’anno appena trascorso ha segnato il ventennale della scomparsa di Antonio Guacci, avvenuta nel ... more L’anno appena trascorso ha segnato il ventennale della scomparsa di Antonio Guacci, avvenuta nel settembre del 1995, illustre artista, docente universitario e progettista triestino autore di notevoli ed importanti edifici nella nostra città tra i quali certamente il più conosciuto risulta il Tempio Mariano di Monte Grisa. Tra l’altro, di questa importante opera, si ricorderà quest’anno il cinquantennale della sua inaugurazione, avvenuta nel maggio del 1966. Sono queste due date che danno l’occasione alla Società di Minerva di ricordare l’opera di Antonio Guacci con una Tavola Rotonda a più voci, che si terrà il 21 gennaio presso la sala della Biblioteca Statale di Piazza S. Giovanni, alle ore 16,30
Presentazione della comunicazione sul Villaggio di Panzano che sarà tenuta al convegno internazio... more Presentazione della comunicazione sul Villaggio di Panzano che sarà tenuta al convegno internazionale di Lille il 9 settembre organizzata da TICCIH e Ministero della Cultura francese.
Due to the importance of the works he realized at the turn of the century , XIX - XX century, es... more Due to the importance of the works he realized at the turn of the century , XIX - XX century, especially in Egypt the architect Antonio Lasciac (Gorizia 1856- Cairo 1946) plays a relevant role for the cross-border area of Gorizia and Nova Gorica, now divided by an administrative boundary between Italy and Slovenia, but compounding a whole territory during his professional experience.
Here in 1912, over the hills of Rafut, the architect Lasciac realized his house, which is particularly remarkable for the choice of its architectural language influenced by the Mamluk tradition, rendered through the modern construction techniques within the revival of the neo-Islamic style. A a style that is marked by the references to the khedival Egypt that he brought back to his hometown, to testify his productive and fortunate Egyptian period, which is evidenced by his numerous works in Cairo, Alexandria and along the Bosphorus.
The Rafut hills, where his villa is located, is a place that has recently changed nationalities: an Austrian territory in Lasciac’s lifetime, it later became Italian, and then was divided between the Italian and Yugoslavian Republics. And only recently, after the entrance of Slovenia in the European Community, it is officially part of the Europe.
In order to emphasize the role of this important, the PhD Program of the Integrated Design of Architecture and Civil Engineering of the School of Engineering Sciences of the University of Trieste, organizes a two days’ International Conference, 10 and 11 December, gathering scholars belonging to the different countries involved by Lasciac’s works, Mercedes Volait (Paris), Bogo Zupančič (Ljubljana), Breda Mihelič (Ljubljana), Marjana Lutman (Ljubljana), Ezio Godoli (Firenze), Bernard O’Kane (Cairo) Milva Giacomelli (Firenze) Edino Valcovich (Trieste), Diana Barillari (Trieste), Alberto Sdegno (Trieste), Alessandra Marin (Trieste), Diego Kuzmin (Gorizia), Andrea Nerozzi (Milano).
The conference is sponsored and organized by the PhD Program of Engineering and Architecture, in collaboration with the Department of Engineering and Architecture of the University of Trieste. Patronage: the Autonomous Region Friuli Venezia Giulia, the Province of Gorizia, the Municipality of Gorizia, the Municipality of Nova Gorica, the CaRiGo Foundation, the Friuli Venezia Giulia Regional Superintendence of the Archives, the State Archives of Gorizia, the Provincial Historical Archive and the Isontina State Library in Gorizia, the Professional Association of Architects of Gorizia, the Professional Association of Architects of Nova Gorica, the Institute for Central European Cultural Meetings, the International Institute of Sociology.
Due to the importance of the works he realized at the turn of the century , XIX - XX century, es... more Due to the importance of the works he realized at the turn of the century , XIX - XX century, especially in Egypt the architect Antonio Lasciac (Gorizia 1856- Cairo 1946) plays a relevant role for the cross-border area of Gorizia and Nova Gorica, now divided by an administrative boundary between Italy and Slovenia, but compounding a whole territory during his professional experience.
Here in 1912, over the hills of Rafut, the architect Lasciac realized his house, which is particularly remarkable for the choice of its architectural language influenced by the Mamluk tradition, rendered through the modern construction techniques within the revival of the neo-Islamic style. A a style that is marked by the references to the khedival Egypt that he brought back to his hometown, to testify his productive and fortunate Egyptian period, which is evidenced by his numerous works in Cairo, Alexandria and along the Bosphorus.
Recensione della monografia "Gino Valle" di Pierre Alain Croset e Luka Skansi edita da Electa ne... more Recensione della monografia "Gino Valle" di Pierre Alain Croset e Luka Skansi edita da Electa nel 2010.
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Papers by diana barillari
Venezia – Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica “Nicolae Iorga”
Palazzo Correr (Campo Santa Fosca), Cannaregio 2214 - 30121 Venezia. Con Cristian Luca, Raluca Tomi, Jon Carja, Stefano Santoro, Giulio Mellinato, Cenk Berkant, Luis Miguel Selvelli, Diana Barillari, Ezio Godoli, Hatice Adiguzel, Paolo Tomasella, Serena Acciai.
As he recounted in an interview published in 'Zodiac' in 1970, Gino Valle was not interested in object design and town planning: in the first case 'because I'd rather make a retaining wall than a bench'; and in the second 'because nothing could be done'. As far as design was concerned, however, the architect recalled his work as a consultant for Solari ('occasionally I make a new watch') and his experience as a product designer for Zanussi. Later there would be the long collaboration with Fantoni.
Abstract
Al termine della seconda guerra mondiale la città di Trieste e la porzione di territorio denominata zona A – Free Territory of Trieste - vengono amministrate direttamente dalle forze alleate anglo-americane: il Governo Militare Alleato che nell’arco di nove anni (1945-1954) guiderà la città nella complicata fase della ricostruzione. Il compito del GMA è di far ripartire l’economia, creare occupazione, riparare strutture e infrastrutture, assicurare una casa a sfollati e profughi. Particolare attenzione viene posta ai temi sociali – edilizia popolare – e educativi – scuole e centri di aggregazione – oltre che alla ricostruzione delle infrastrutture industriali e portuali danneggiate, alla viabilità. Architetti e ingegneri contribuiscono a ripristinare la scena urbana e grazie all’appoggio del GMA una nuova generazione di progettisti ha la possibilità di impiegare il linguaggio architettonico improntato a innovazione, sia tecnica che formale. Una eco del dibattito in corso in Italia arriva a Trieste grazie alla presenza di Ernesto Nathan Rogers che celebrando la figura di Giuseppe Pagano, rivisita in chiave critica l’architettura del ventennio fascista. Accanto agli architetti della prima generazione – Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, Aldo Cervi – sono protagonisti quelli della seconda generazione – Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D’Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico – che segnano un deciso cambio di passo negli edifici costruiti o ideati per i concorsi. Un capitolo ancora poco esplorato è quello inerente all’influenza esercitata dalla cultura architettonica anglo-americana sugli edifici triestini, riscontrabile nelle costruzioni realizzate per alloggiare i militari.
Architecture for the Free Territory of Trieste
Abstract
At the end of WWII the city of Trieste and the portion of the territory called Zone A - Free Territory of Trieste - were administered directly by the Anglo-American Allied Forces: the Allied Military Government over nine years (1945-1954) guided the city through the complicated phase of reconstruction. The task of the GMA is to restart the economy, create jobs, repair structures, and infrastructure, and secure a home for displaced people and refugees. Particular attention is paid to social issues - social housing - and educational - schools and aggregation centers - as well as to the reconstruction of industrial and port infrastructure damaged, roads. Architects and engineers help to restore the urban scene and thanks to the support of GMA a new generation of designers has the opportunity to use innovative architectural language, both technical and formal. An echo of the debate in progress in Italy arrives in Trieste thanks to the presence of Ernesto Nathan Rogers who celebrates the figure of Giuseppe Pagano and revisits in a critical key the architecture of the fascist period. Alongside the architects of the first generation - Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, and Aldo Cervi - are the protagonists of the second generation - Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D'Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico - marking a decisive change of pace in the buildings built or designed for competitions. A chapter still little explored is that inherent in the influence exerted by the Anglo-American architectural culture on the buildings of Trieste, especially in the houses
Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’Università di Trieste che si svolgono a partire dal il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe yugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo Militare Alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954. Il complesso universitario fu ideato ispirandosi al disegno magniloquente e totalitario del periodo del fascismo che in Trieste aveva individuato l’avamposto dell’italianità posta ai sacri confini della patria, ruolo che trovava nella costruzione della sede universitaria la soluzione di un sogno che la città aveva lungamente perseguito.
In questo periodo di tempo i progettisti, gli architetti Umberto Nordio, Raffaello Fagnoni e con l’ingegnere Enrico Bianchini, dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti materico costruttivi, strutturali, decorativi e di arredo; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio “monumentale” che dovette essere adattato dagli stessi a cambiamenti di assetti funzionali e decorativi legate a nuove esigenze d’uso e di figuratività.
Dal 1950 ad oggi l’edificio, che si staglia nella sua compagine monumentale nel paesaggio triestino, si caratterizza per la presenza di una costellazione di “segni” legati a diverse cornici di senso: l’usura del rivestimento lapideo dei perimetrali esterni e dei serramenti originali; l’impatto figurativo nelle facciate degli elementi necessari alla
climatizzazione interna e alla sostituzione dei serramenti, esterni ed interni; la trama delle nuove canalizzazioni per renderlo adeguato alle mutate esigenze prestazionali di una sede universitaria; le aggiunte per delimitare nuovi spazi.
Una stratificazione di adattamenti, anche minimali, che si è inserita nel complesso architettonico con diverso grado di impatto e di riverbero sulla poetica del linguaggio architettonico che lo ha generato: una stratificazione da indagare e comprendere nel suo essere segno che “arricchisce” o segno che “ferisce” un’architettura che vive nel suo spazio e nel suo tempo.
l’attenzione su alcuni temi importanti per la tutela del Moderno: la rilevanza di aspetti come il colore, le volumetrie, la texture delle superfici di singole architetture nel definire il carattere e la qualità del paesaggio urbano; la difficoltà di promuovere la consapevolezza dell’essere custodi di un valore che è anche collettivo tra proprietari e inquilini, specie in contesti dove la proprietà è frammentata; la necessità di valutare da vari punti di vista le proposte di manutenzione ed efficientamento, in situazioni nelle quali gli incentivi economici spesso favoriscono la scelta della via più semplice e in cui il tempo rende necessari provvedimenti adeguati, rendendo impossibile non intervenire.
Ce document est significatif, d’autant plus qu’il nous renseigne sur une période peu connue de son activité. La découverte d’un fascicule à l’en-tête de D’Aronco dans les Archives Historiques et Diplomatiques du Ministère des Affaires Étrangères, comprenant une riche correspondance qui va de 1904 à 1907 où l’on traite des sujets liés à son activité professionnelle, nous a permis de remarquer que ce contrat ne représentait pas un cas isolé. La traduction du contrat par M. Bellingeri nous a permis d’apporter notre contribution aux recherches concernant les activités de D’Aronco.
Venezia – Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica “Nicolae Iorga”
Palazzo Correr (Campo Santa Fosca), Cannaregio 2214 - 30121 Venezia. Con Cristian Luca, Raluca Tomi, Jon Carja, Stefano Santoro, Giulio Mellinato, Cenk Berkant, Luis Miguel Selvelli, Diana Barillari, Ezio Godoli, Hatice Adiguzel, Paolo Tomasella, Serena Acciai.
As he recounted in an interview published in 'Zodiac' in 1970, Gino Valle was not interested in object design and town planning: in the first case 'because I'd rather make a retaining wall than a bench'; and in the second 'because nothing could be done'. As far as design was concerned, however, the architect recalled his work as a consultant for Solari ('occasionally I make a new watch') and his experience as a product designer for Zanussi. Later there would be the long collaboration with Fantoni.
Abstract
Al termine della seconda guerra mondiale la città di Trieste e la porzione di territorio denominata zona A – Free Territory of Trieste - vengono amministrate direttamente dalle forze alleate anglo-americane: il Governo Militare Alleato che nell’arco di nove anni (1945-1954) guiderà la città nella complicata fase della ricostruzione. Il compito del GMA è di far ripartire l’economia, creare occupazione, riparare strutture e infrastrutture, assicurare una casa a sfollati e profughi. Particolare attenzione viene posta ai temi sociali – edilizia popolare – e educativi – scuole e centri di aggregazione – oltre che alla ricostruzione delle infrastrutture industriali e portuali danneggiate, alla viabilità. Architetti e ingegneri contribuiscono a ripristinare la scena urbana e grazie all’appoggio del GMA una nuova generazione di progettisti ha la possibilità di impiegare il linguaggio architettonico improntato a innovazione, sia tecnica che formale. Una eco del dibattito in corso in Italia arriva a Trieste grazie alla presenza di Ernesto Nathan Rogers che celebrando la figura di Giuseppe Pagano, rivisita in chiave critica l’architettura del ventennio fascista. Accanto agli architetti della prima generazione – Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, Aldo Cervi – sono protagonisti quelli della seconda generazione – Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D’Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico – che segnano un deciso cambio di passo negli edifici costruiti o ideati per i concorsi. Un capitolo ancora poco esplorato è quello inerente all’influenza esercitata dalla cultura architettonica anglo-americana sugli edifici triestini, riscontrabile nelle costruzioni realizzate per alloggiare i militari.
Architecture for the Free Territory of Trieste
Abstract
At the end of WWII the city of Trieste and the portion of the territory called Zone A - Free Territory of Trieste - were administered directly by the Anglo-American Allied Forces: the Allied Military Government over nine years (1945-1954) guided the city through the complicated phase of reconstruction. The task of the GMA is to restart the economy, create jobs, repair structures, and infrastructure, and secure a home for displaced people and refugees. Particular attention is paid to social issues - social housing - and educational - schools and aggregation centers - as well as to the reconstruction of industrial and port infrastructure damaged, roads. Architects and engineers help to restore the urban scene and thanks to the support of GMA a new generation of designers has the opportunity to use innovative architectural language, both technical and formal. An echo of the debate in progress in Italy arrives in Trieste thanks to the presence of Ernesto Nathan Rogers who celebrates the figure of Giuseppe Pagano and revisits in a critical key the architecture of the fascist period. Alongside the architects of the first generation - Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, and Aldo Cervi - are the protagonists of the second generation - Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D'Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico - marking a decisive change of pace in the buildings built or designed for competitions. A chapter still little explored is that inherent in the influence exerted by the Anglo-American architectural culture on the buildings of Trieste, especially in the houses
Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’Università di Trieste che si svolgono a partire dal il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe yugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo Militare Alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954. Il complesso universitario fu ideato ispirandosi al disegno magniloquente e totalitario del periodo del fascismo che in Trieste aveva individuato l’avamposto dell’italianità posta ai sacri confini della patria, ruolo che trovava nella costruzione della sede universitaria la soluzione di un sogno che la città aveva lungamente perseguito.
In questo periodo di tempo i progettisti, gli architetti Umberto Nordio, Raffaello Fagnoni e con l’ingegnere Enrico Bianchini, dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti materico costruttivi, strutturali, decorativi e di arredo; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio “monumentale” che dovette essere adattato dagli stessi a cambiamenti di assetti funzionali e decorativi legate a nuove esigenze d’uso e di figuratività.
Dal 1950 ad oggi l’edificio, che si staglia nella sua compagine monumentale nel paesaggio triestino, si caratterizza per la presenza di una costellazione di “segni” legati a diverse cornici di senso: l’usura del rivestimento lapideo dei perimetrali esterni e dei serramenti originali; l’impatto figurativo nelle facciate degli elementi necessari alla
climatizzazione interna e alla sostituzione dei serramenti, esterni ed interni; la trama delle nuove canalizzazioni per renderlo adeguato alle mutate esigenze prestazionali di una sede universitaria; le aggiunte per delimitare nuovi spazi.
Una stratificazione di adattamenti, anche minimali, che si è inserita nel complesso architettonico con diverso grado di impatto e di riverbero sulla poetica del linguaggio architettonico che lo ha generato: una stratificazione da indagare e comprendere nel suo essere segno che “arricchisce” o segno che “ferisce” un’architettura che vive nel suo spazio e nel suo tempo.
l’attenzione su alcuni temi importanti per la tutela del Moderno: la rilevanza di aspetti come il colore, le volumetrie, la texture delle superfici di singole architetture nel definire il carattere e la qualità del paesaggio urbano; la difficoltà di promuovere la consapevolezza dell’essere custodi di un valore che è anche collettivo tra proprietari e inquilini, specie in contesti dove la proprietà è frammentata; la necessità di valutare da vari punti di vista le proposte di manutenzione ed efficientamento, in situazioni nelle quali gli incentivi economici spesso favoriscono la scelta della via più semplice e in cui il tempo rende necessari provvedimenti adeguati, rendendo impossibile non intervenire.
Ce document est significatif, d’autant plus qu’il nous renseigne sur une période peu connue de son activité. La découverte d’un fascicule à l’en-tête de D’Aronco dans les Archives Historiques et Diplomatiques du Ministère des Affaires Étrangères, comprenant une riche correspondance qui va de 1904 à 1907 où l’on traite des sujets liés à son activité professionnelle, nous a permis de remarquer que ce contrat ne représentait pas un cas isolé. La traduction du contrat par M. Bellingeri nous a permis d’apporter notre contribution aux recherches concernant les activités de D’Aronco.
The presence of medieval Egyptian and Arab architecture in Lasciac’s works is a crucial topic, therefore, the villa he built as its private home on the Rafut’s hills in the native town, represents through the minaret tower a tribute to the priceless Cairene and North African architectural heritage where the great Arab culture flourished.
Nowadays the critical fortunes of Lasciac are ascribable to a renewed approach to the topic of the relationship between Italian and European architecture within the Mediterranean, where the millennial cultural and artistic dialogue between the Western and Arab worlds during the 20th century increased the exchanges through artworks, buildings, and urban settlements. The geographical issue also played a crucial role for Lasciac, as well as for his villa on the Rafut’s hills, which today is located in the nearness of the cross-border territory between Gorizia Italy and Nova Gorica Slovenia, a region that at the time of its construction belonged to the Austro-Hungarian Empire.
Lasciac’s Villa became the icon of the conference and the astonishing destination of a guided tour held during the sunny afternoon of December 11th amidst the enthusiast scholars who were participating in the conference. Some of them visited for the first time the building which could be considered the building self-portrait of Lasciac at the same time a cosmopolitan architect, but even a localist one, as his poems in Friulano - the language spoken in the native village of San Rocco in Gorizia -
confirms.
The building has been studied from the structural point of view in the face of a future anti-seismic renovation by Marjana Lutman and thoroughly investigated by Bernard O'Kane who has analyzed its rich decoration, setting up an accurate series of comparisons with ornaments of Egyptian medieval Arab architecture. Alberto Sdegno focused his contribution to the graphic representation through the transcendent and evanescent models of today's digital tools.
The context of XIXth century Central European architecture was the theme of Andrea Nerozzi's article, which focused on some Hungarian buildings influenced by eastern and Ottoman art, while Diana Barillari dedicated a broad range overview to many different themes triggered by the evocative concept of "Babel-Bibel".
Alessandra Marin dealt with Gorizia’s urban evolution at the time of Lasciac, while Breda Mihelich illustrated Ljubljana’s planning projects in comparison with other Central European cities. Edino Valcovich reported the evolution of theories and related applications of reinforced concrete between the XIX and XXth century, focusing upon its applications in Egypt and the Rafut’s Villa. In his essay, Ezio Godoli confirmed, on the base of documents and unpublished sources, the authorship of Lasciac concerning the summer residence of Khedivé's mother in Bebek on the Bosphorus, one of the Art Nouveau landmark buildings in Istanbul. Milva Giacomelli traced a refined and well-documented analysis of the modernist elements in the Eclectic buildings designed in the early XXth century by Lasciac in Egypt, with special attention to floral decoration. The connections between the architects who worked in the Habsburg Litorale and a general sight was offered by Bogo Zupancic, who confirmed, too, that Lasciac and Plecnick had a mutual knowledge of their activity in Ljubljana.
Thanks to thorough and systematic research at the State Archive of Gorizia Diego Kuzmin could re-read and illustrate a large series of Lasciac’s early projects, until then completely unpublished, which were realized between 1876 and 1882, the year he left Gorizia to Egypt.
The rediscovery of Anton Lasciac’s work and its consequently international knowledge is primarily due to the French scholar Mercedes Volait, who at the conference held her Lectio magistralis to students of the degree course in Architecture in Gorizia, in the prestigious Assembly Hall of the Faculty, designed in 1908 in the neo-Gothic style by the architect and Benedictine friar Anselmo Werner. Her contribution to the proceedings contains a selection of Lasciac’s drawings kept in her private collection, many unknown and published for the first time in this volume. The proceedings collect only the articles that have been delivered to the editors.
Dopo la prima monografia edita nel 2006 dall’editore Senaus corredata dai contributi di Gabriella Bucco Liliana Cargnelutti oltre che degli autori del presente volume, questo libro propone un testo che ha la funzione di guidare il visitatore oltre che il cittadino, attraverso un’opera d’arte che offre una panoramica concisa e allo stesso tempo esaustiva, in una forma agile e accurata.
Diana Barillari, Giuseppe Bergamini
Celebrazione del centenario della nascita dell’architetto Dino Tamburini.
Il 14 ottobre 1924 nasceva a Trieste Dino Tamburini, architetto a cui si devono numerose opere importanti: collaborò alla progettazione delle torri IACP in via Conti, della chiesa di san Luigi dell'Istituto statale d'arte Nordio e si dedicò personalmente al restauro e recupero del Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”.
In occasione del centesimo anniversario dalla nascita, lunedì 14 ottobre 2024, presso la Sala “Bobi Bazlen” di Palazzo Gopcevich in Rossini, 4 a Trieste, si terrà un seminario dedicato alla sua eredità professionale.
L'evento, intitolato "Il Teatro Verdi e Dino Tamburini: storie e metafore di una scenografia urbana", si pone l'obiettivo di sondare il rapporto di Dino Tamburini con il teatro, concentrandosi in particolare sul suo progetto di ristrutturazione del Verdi.
Il seminario che si svolgerà dalle 17.00 alle 18.30, fa parte del calendario de I Lunedì dello Schmidl.
L’appuntamento, che mira a esplorare l'interazione tra l'architettura di Tamburini e la vita culturale di Trieste, attraverso una lettura approfondita del suo lavoro nel contesto urbano, rappresenta l'anteprima di una serie di eventi previsti per dicembre 2024, organizzati da IN/Arch Triveneto con il patrocinio del Comune di Trieste, consistenti in una monografia, un archivio digitale, una mostra e un sito web.
Il progetto “Dino Tamburini ingegnere e architetto a Trieste. 1950 - 2005" ha l’obiettivo di descrivere e valorizzare il fitto dialogo intercorso tra la città di Trieste e la complessa attività professionale e artistica di Dino Tamburini (1924-2011), di cui quest'anno ricorre il centenario dalla nascita. Ingegnere e architetto, disegnatore, editore, appassionato d’arte e di cultura, Tamburini verrà celebrato attraverso 4 principali attività: la redazione di un catalogo e l'allestimento di una mostra che rappresenteranno la sua attività progettuale e d'arte, la realizzazione di un sito web con archivio opere dedicato per la consultazione gratuita e altre attività parallele per la divulgazione del suo operare, inserito in un contesto culturale prima ancora di quello architettonico, che restituisce identità alla città di Trieste e al suo importante patrimonio storico collettivo del Novecento ancora da rivalutare.
Il progetto è sostenuto con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione CRTrieste, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, ANCE Alto Adriatico, Generali srl, Famiglia Tamburini.
Partner di progetto e collaborazione: Soprintendenza archivistica del Friuli - Venezia Giulia, la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste, l'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Trieste, l'Ordine degli Ingegneri di Trieste, la Società di Minerva, l'Associazione culturale L’Officina e l'Università di Trieste – smaTS – Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale.
Hanno dato il patrocinio: Comune di Trieste, Italia Nostra Trieste, Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste, Associazione nazionale degli archivi di architettura contemporanea e Studio Tommaseo Trieste.
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IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI
GINO PAVAN 1921 -2021
1 - 2 dicembre 2022
Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste
Largo Papa Giovanni XXIII 6, Trieste
La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia - in collaborazione con il Segretariato regionale del Ministero della Cultura per il Friuli Venezia Giulia e la Società di Minerva - organizza nelle giornate del 1° e 2 dicembre 2022 un convegno di studi dedicato alla poliedrica figura e all’opera dell’architetto Soprintendente Gino Pavan, a lungo attivo nell’ambito della tutela e del restauro (a Trieste, in Istria, Veneto, Emilia Romagna e nel Friuli terremotato) e per molti anni presidente della storica Società triestina.
Apriranno i lavori i saluti istituzionali del Segretario regionale del Ministero della Cultura per il Friuli Venezia Giulia Andrea Pessina, della Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia Simonetta Bonomi, della Direttrice della Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste Francesca Richetti, della Presidente della Società di Minerva Rossella Fabiani e del Presidente dell’IRCI– Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata Franco Degrassi.
Le due giornate di studi saranno introdotte dalla prolusione di Giovanni Carbonara, professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma e tra i maggiori storici dell'architettura a livello internazionale. Interverranno al convegno studiosi provenienti da diversi istituti del Ministero della Cultura assieme a quelli delle Università di Trieste, Roma-La Sapienza, Venezia IUAV e della Scuola Archeologica Italiana di Atene. A perfezionare la conoscenza della figura, dei molteplici interessi e delle attività dell’architetto Pavan vi saranno le testimonianze di altri studiosi, suoi colleghi presso la Società di Minerva.
Il convegno spazierà tra i multiformi aspetti della vita lavorativa di Gino Pavan. Verranno presentati interventi riguardanti il contesto storico in cui l’architetto iniziò la sua carriera, i restauri e le attività di valorizzazione in Istria, in Veneto, nella città di Ravenna, la sua passione per l’archeologia - anche quelle industriale e urbana - nata durante l’esperienza presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene. Saranno presi in esame interventi intrapresi nel periodo post terremoto del Friuli, la prima catalogazione e valorizzazione della collezione Eugenio Garzolini, oggi parte del patrimonio della Soprintendenza. Saranno presentati anche i primi esiti dello studio sul suo archivio privato donato dagli eredi alla Soprintendenza medesima. Verrà infine dato conto della sua passione per l’opera dell’architetto Pietro Nobile, di cui era diventato il maggior studioso.
La fabbrica di Merlo nella provincia di Buenos Aires (1954-1961) testimonia un esito significativo del rapporto di collaborazione tra l’architetto Marco Zanuso e Adriano Olivetti. Le esigenze di flessibilità funzionale del ciclo produttivo portano il progettista a concepire un modulo strutturale replicabile in base alle necessità dell’azienda. L’elemento connotante del progetto è una trave circolare cava su tre pilastri, con estremità a sbalzo, in cui la geometria risolve il problema delle distribuzioni impiantistiche; se ne riscontra il ruolo preminente anche nella coeva realizzazione della fabbrica Olivetti a Guaralhos, in Brasile. Le caratteristiche del sistema strutturale consentono una flessibile organizzazione del lavoro, permettendo di creare unità indipendenti nello spazio libero. Zanuso sottolinea l’attinenza del “modulo oggetto” a un prodotto di design, nel quale le strutture in c.a.p. configurano schemi funzionali ed elementi tecnici che richiamano il tema della serialità.
The Merlo factory in the province of Buenos Aires (1954-1961) testifies to a relevant outcome of the collaboration between the architect Marco Zanuso and Adriano Olivetti. The requirements for flexibility in the productive cycle leads Zanuso to design a modular structure, replicable according to company’s needs. In this project, the connoting technical element is a circular, cantilevered hollow beam in concrete, burdening on three columns. The beam geometry solves the problem of plant distributions, playing a relevant role as well as in the contemporary Olivetti factory in Guaralhos, Brazil. The structural system allows creating independent work units and, thus, a flexible organization of activities. Zanuso underlines that the “module” is comparable to a design product, where structures in pre-stressed concrete configure functional layouts and define technical elements recalling the seriality in production.
La seconda raccoglie otto saggi, affidati ad altrettanti autorevoli studiosi, nei quali alcune delle realizzazioni delle Assicurazioni Generali nelle sopraindicate città vengono approfondite e poste in relazione con le tendenze dell’urbanistica e dell’architettura del periodo. Da tali contribuiti emerge l’esistenza di due direttrici principali nelle strategie programmatiche e nelle azioni del gruppo imprenditoriale triestino. Da un lato la compagnia promuove l’insediamento delle proprie sedi operative e di rappresentanza nel cuore deglispazi cittadini storici più rappresentativi, all’insegna discelte sulla loro ubicazione e sui linguaggi architettonici, che, ispirate all’esigenza di infondere “un’immagine di modernità armoniosamente inserita nel tessuto antico”.
relatori Edino Valcovich Sergio Poretti Tullia Iori Giovanni Ceiner Diana Barillari Giovanni Tubaro
Head Carolina Di Biase
“Methods and Themes of Historical Research”
Organized by Marica Forni
with Maria Antonietta Crippa and Ornella Selvafolta
“Babel Bibel” in Kakania, turn of the century
Central European Architecture and the Orient
Diana Barillari (Università degli Studi di Trieste)
For information:
Organization of the PhD activities
Laura Balboni laura.balboni@polimi.it
7th lecture
May 9th, 2.00 p.m.
Spazio Aperto, via Bonardi 9, floor -1
Tra l’altro, di questa importante opera, si ricorderà quest’anno il cinquantennale della sua inaugurazione, avvenuta nel maggio del 1966.
Sono queste due date che danno l’occasione alla Società di Minerva di ricordare l’opera di Antonio Guacci con una Tavola Rotonda a più voci, che si terrà il 21 gennaio presso la sala della Biblioteca Statale di Piazza S. Giovanni, alle ore 16,30
Here in 1912, over the hills of Rafut, the architect Lasciac realized his house, which is particularly remarkable for the choice of its architectural language influenced by the Mamluk tradition, rendered through the modern construction techniques within the revival of the neo-Islamic style. A a style that is marked by the references to the khedival Egypt that he brought back to his hometown, to testify his productive and fortunate Egyptian period, which is evidenced by his numerous works in Cairo, Alexandria and along the Bosphorus.
The Rafut hills, where his villa is located, is a place that has recently changed nationalities: an Austrian territory in Lasciac’s lifetime, it later became Italian, and then was divided between the Italian and Yugoslavian Republics. And only recently, after the entrance of Slovenia in the European Community, it is officially part of the Europe.
In order to emphasize the role of this important, the PhD Program of the Integrated Design of Architecture and Civil Engineering of the School of Engineering Sciences of the University of Trieste, organizes a two days’ International Conference, 10 and 11 December, gathering scholars belonging to the different countries involved by Lasciac’s works, Mercedes Volait (Paris), Bogo Zupančič (Ljubljana), Breda Mihelič (Ljubljana), Marjana Lutman (Ljubljana), Ezio Godoli (Firenze), Bernard O’Kane (Cairo) Milva Giacomelli (Firenze) Edino Valcovich (Trieste), Diana Barillari (Trieste), Alberto Sdegno (Trieste), Alessandra Marin (Trieste), Diego Kuzmin (Gorizia), Andrea Nerozzi (Milano).
The conference is sponsored and organized by the PhD Program of Engineering and Architecture, in collaboration with the Department of Engineering and Architecture of the University of Trieste. Patronage: the Autonomous Region Friuli Venezia Giulia, the Province of Gorizia, the Municipality of Gorizia, the Municipality of Nova Gorica, the CaRiGo Foundation, the Friuli Venezia Giulia Regional Superintendence of the Archives, the State Archives of Gorizia, the Provincial Historical Archive and the Isontina State Library in Gorizia, the Professional Association of Architects of Gorizia, the Professional Association of Architects of Nova Gorica, the Institute for Central European Cultural Meetings, the International Institute of Sociology.
Here in 1912, over the hills of Rafut, the architect Lasciac realized his house, which is particularly remarkable for the choice of its architectural language influenced by the Mamluk tradition, rendered through the modern construction techniques within the revival of the neo-Islamic style. A a style that is marked by the references to the khedival Egypt that he brought back to his hometown, to testify his productive and fortunate Egyptian period, which is evidenced by his numerous works in Cairo, Alexandria and along the Bosphorus.