Francescanesimo

Ecole Franciscaine de Paris - Programme 2018-2019 du Séminaire des jeunes chercheurs et nouvelles recherches. 29 Mars 2019: "Influences victorines dans la littérature franciscaine (XIIIe-XIVe siècles). La figure et l’œuvre de Jacopone de Todi", avec Carlo Zacchetti, Ecole Normale Supérieure de Pise (Italie). Il revient sur ce grand poète et les débuts de la littérature italienne en s'attachant à y repérer les traces d'influence des auteurs.

The origins of the implantation of the Order of St. Clare reveal tensions between Clare of Assisi and the papacy about a new female mendicant model that he wanted to insert into the "ordo monasticus" represented by the new Order of St. Damiano. The first female implantation in the Crown of Castile is studied here, searching the authorial link with the Italian saint with the intention of rebuilding its phenomenology in a network opposed to the papal action and shed light on the manifestation of this problems in the Iberian area.
Los orígenes de la implantación de la que posteriormente sería Orden de Santa Clara ponen de manifiesto las tensiones entre Clara de Asís y el papado por formular un nuevo modelo mendicante femenino que aquél quiso insertar en el "ordo monasticus" representado por la nueva Orden de San Damián. Se estudia aquí la primera implantación femenina en la Corona de Castilla vinculada de forma autorial a la santa italiana con la intención de reconstruir su fenomenología en red en contraposición a la acción pontificia y arrojar luz sobre la manifestación de esta problemártica en el ámbito ibérico.

A cura di Massimo Reschiglian.
Il trattato spirituale denominato «Istruzioni al discepolo» è un’originale quanto appassionata comunicazione biografica-sapienziale tra le più espressive della spiritualità cristiana del Rinascimento, tradizionalmente attribuito alla clarissa e scrittrice mistica Battista da Varano di Camerino (1458-1524). La ricostruzione della tradizione testuale delle «Istruzioni» non solo restituisce il testo in tutta la sua forza, ma ne mostra il percorso in alcune delle situazioni più vivaci della spiritualità francescana tra Quattrocento e Cinquecento e documenta la commilitante vitalità della comunità di Battista da Varano. Della religiosa, nella stessa collana è stato pubblicato, in edizione critica a cura di Adriano Gattucci, «Il felice transito del beato Pietro da Mogliano» (2007).

L'influsso del movimento francescano nell'opera dantesca, ed in particolare di quella branca che va sotto il nome di Spirituali, è fatto probabile ad ancora in parte da studiare. Al di là del famosissimo XI canto del 'Paradiso', sembra sia possibile rintracciare anche nelle Malebolge alcune presenze significative in tal senso: in particolare, studiando le vite antiche del santo assisiate e soffermandosi sulle biografie dei tre pontefici ricordati nel canto XIX della prima cantica, ovvero Niccolò III, Bonifacio VIII e Clemente V, si può leggere in filigrana, nei versi in questione, un forte richiamo a San Francesco ed alle vicende dei suoi seguaci, quasi una sorta di "speculum" antitetico rispetto alla simonia, ovvero la degenerazione di ciò che, per Dante, dovrebbe essere la vera Chiesa.

Schede:
Anonimo incisore romano, Beato Giovanni da Capestrano, 1587, pp. 251-253
Andrea Ciseri, Beato Giovanni da Capestrano, 1661, pp. 270-273

in

Luca Pezzuto
"Giovanni da Capestrano. Iconografia a di un predicatore osservante dalle origini alla canonizzazione (1456-1690)"
con una presentazione di Chiara Frugoni
e tre saggi di Stefano Boero, Carlotta Brovadan e Daniele Solvi
Roma 2016
Collana Monografie di Horti Hesperidum, 3

Su San Francesco  si è detto tantissimo e diverse espressioni come Giullare di Dio, Poverello di Assisi, Alter Christus sono ormai d'uso comune, rappresentandone diversi aspetti salienti. In questa sede vorrei proporre un aspetto di San Francesco forse più inconsueto legato al metodo scientifico galileiano. La figura del Santo di Assisi presenta infatti qualche analogia con quello che è stato Galileo Galilei per la scienza moderna. In questo modo si potrebbe forse coniare l'espressione: Francesco ricercatore (come scienziato) di Dio.

Lo studio, articolato in tre parti, tratta delle vicende dei Cappuccini di vita santa nella Piana di Gioia Tauro. I tre articoli sono apparsi sul mensile "Corriere della Piana", nei numeri 62-63 e 64 dei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2018, nelle rispettive pagnie 25; 27; 27.

Martedì 12 dicembre 2017, ore 17,00 incontro "Natale con san Francesco: Betlemme tra Greccio e Roma" - Cripta Basilica di Sant'Antonio (Via Merulana, 124)

Martedì 19 dicembre 2017, ore 17,00 incontro "Natale e Raimondo Lullo:  tra s. Francesco e s. Carlo da Sezze" - Cripta Basilica di Sant'Antonio (Via Merulana, 124)

Frate cappuccino tedesco Aniceto Koplin, autore di testi poetici e articoli scientifici, intesse in gioventù le lodi del soldato tedesco e del suo eroismo ed è un convinto sostenitore della potenza germanica e della funzione
della guerra. Il suo patriottismo subisce però una notevole svolta quando, alla fine della prima guerra mondiale, viene inviato a Varsavia, dove presto diventa confessore del nunzio apostolico Achille Ratti (futuro papa Pio XI).
Aniceto cambia il suo cognome in Koplin´ski per solidarietà con la nazione polacca e dedica la maggior parte del tempo ai poveri. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca, padre Aniceto aiuta
gli ebrei a nascondersi e fabbrica per loro certificati falsi. Quando il suo disprezzo nei confronti della Germania hitleriana diventa manifesto,viene arrestato e condotto ad Auschwitz, dove troverà la morte. Verrà beatificato nel 1999.

Bagnoregio - Auditorium comunale - venerdì 14 luglio 2017, ore 16,30
presentazione del libro
Barbara Faes,  Bonaventura da Bagnoregio, Milano 2017

ore 16,30 Introduce p. Pietro Messa, O.F.M.
ore 16,45 Filippo Sedda, Presentazione generale del libro
ore 17,00 Fortunato Frezza, Un tema tipico bonaventuriano
ore 17,15 Domande del pubblico
ore 17,30 Barbara Faes, Intervento conclusivo

Falerone (FM) è un comune arroccato e protetto da solide mura, la sua fondazione risale al tempo della distruzione della colonia romana Falerio Piceno da parte delle forze gote. I profughi trovarono riparo sui colli e con lo scorrere lento dei secoli si unirono prima sotto la guida dei domini-contadini di ceppo longobardo e poi costiduendosi in libero comune.

La chiesa dei SS. Cosma e Damiano a Nardò non smette di sorprendere e fa registrare ancora una peculiarità, che merita altri approfondimenti che le fonti documentarie potrebbero ben definire. L’occasione è fornita dalla reiterazione dell’emblema con il monogramma bernardiniano JHS che in questo edificio è ripetuto per ben quattro volte: sul prospetto principale, sulla volta della sacrestia, sull’architrave del secondo altare, sul blocco lapideo errante sul presbiterio. Tali repliche, inspiegabili per una piccola chiesa come la nostra, devono far pensare a qualche comunità religiosa che lo avrebbe fatto scolpire in più riprese, vista la differenza stilistica.
Il pensiero potrebbe rimandare ai gesuiti, che lo ebbero come caratteristico simbolo, ma che non risultano aver avuto sede a Nardò. Più probabile invece collegarlo alla fraternità francescana, presente in città sin dal XIII secolo, che tanto ebbe a cuore l’emblema del santo senese che aveva predicato nella cattedrale della città ai tempi del vescovo Ludovico de Pennis (1451-1484)

Oggetto principale della presente segnalazione sono due pale d'altare settecentesche che si conservano a Toro (Campobasso), presso la chiesa di Santa Maria di Loreto, annessa al convento dei frati minori di San Francesco. Si tratta della «Madonna del Rosario», datata 1721 e firmata N[icola] Boraglia, e della «Traslazione della Santa Casa», datata 1727, di autore ignoto. Al di là del valore artistico, che nel caso della tela più antica è comunque buono, le opere resistono come superstiti testimonianze della simpatia che per il paese molisano e per il convento in particolare nutriva (e continuò a nutrire anche dopo essere stato eletto papa con il nome di Benedetto XIII) il cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento. Almeno fino ai primi anni di questo secolo, la sagrestia del convento conservava una terza testimonianza della simpatia orsiniana: un ritratto ad olio del cardinale. Di questo ritratto sembrerebbe oggi non esservi più traccia. A meno che non lo si voglia identificare in una tela di più modeste dimensioni (e di controversa valenza artistica), forse della fine del XVII secolo, raffigurante la «Madonna col Bambino, San Francesco e un cardinale», che è attualmente esposta in una cornice a stucco nel muro laterale della cantoria della chiesa. La segnalazione, che si articolerà in tre schede, verterà, quindi, in modo prioritario, anche se non esclusivo, sul valore documentario dei dipinti. Il che comporta la necessità di definire in sintesi il soggetto e, un po' più in dettaglio, gli oggetti della simpatia in questione e, nel contempo, circostanziare la peculiarità del rapporto che legava il cardinale Orsini al piccolo centro molisano.

FONTES FRANCISCANI Y LITERATURA EN AREA IBÉRICA Y EN EL NUEVO MUNDO
“El inédito MS. 1192 de la Universidad de Coimbra: hagiografía y literatura en la Castilla medieval”, Actas del IX Congreso Internacional de la Asociación Hispánica de Literatura Medieval (A Coruña, 18-22 de septiembre de 2001), 3 v., Ed. Toxosoutos, Departamento de Filoloxía Española e Latina. Biblioteca Filológica, A Coruña 2005, v. I, pp. 331-342 [ISBN 8496259-73-0]
ABSTRACT:
- Boletín bibliográfico de la Asociación Hispánica de Literatura Medieval 19 (2005) 7 [ISSN: 1130-3867]
-BETA manid 3333  CNUM 624.(también en variante "Arecelus 2013") (se halla también la variante "ARECERUS URRIBARENA)
https://bancroft.berkeley.edu/philobiblon/
https://bancroft.berkeley.edu/philobiblon/beta_es.html
- BETA texid 2794
- BETA bibid 4591
- BETA bibid 5243
- BETA bibid 6028

Nel 2018 si è celebrato il 7° centenario dell’inizio del viaggio di frate Odorico da Pordenone OMin; del viaggio ci ha lasciato una relazione dettata, al suo rientro nel 1330, nel convento di Sant’Antonio a Padova, a frate Guglielmo da Solagna, per esplicito ordine del ministro provinciale frate Guidotto da Bassano.
Il dettato costituisce una delle relazioni di viaggio tra le più fortunate e note del medioevo, a fi anco di quella più conosciuta di Marco Polo relativa al suo viaggio
compiuto tra 1271 e 1295. È noto che la relazione di Odorico poté raggiungere
la corte papale avignonese, diramandosi da questa in una nutrita serie di ulteriori
copie in più idiomi, che hanno reso possibile solo in tempi recenti (2016) un’edizione critica del testo. Il contributo offre i dati essenziali della biografi a e della raccolta dei miracoli di Odorico, oggetto di culto fi n dal momento della morte, anche se per varie vicende non fu mai aperto un processo formale di canonizzazione. Disponiamo oggi di
un’edizione critica della vita e dei miracoli, curata da Andrea Tilatti nel 2004, oltre
ai dati della ricognizione effettuata nel 2002 sul suo corpo, conservato in un’arca
marmorea nella chiesa del Carmine di Udine, qui trasferita dalla chiesa di San Francesco dopo la soppressione del convento.
La relazione odoriciana viene letta nel quadro più ampio delle relazioni diplomatiche che la Sede Apostolica cercò, fin dalla metà del Duecento, di stabilire con il
popolo mongolo dei Tartari, che con rapide e violente incursioni erano giunti fino
ai confini dell’Europa. Varie furono le missioni, sia da parte del sovrano francese
san Luigi IX come quella affidata a frate Guglielmo di Rubruck OMin, sia papali
affidate ai frati Predicatori e ai frati Minori, eseguite da frate Giovanni da Pian del
Carpine, che ci ha lasciato un’importante Historia Mongolorum; missione proseguita nella seconda metà del Duecento più tardi da frate Giovanni da Montecorvino entrato in relazioni cordiali con la corte mongola, fino a costituire nei territori
cinesi una consolidata presenza cattolica, con la relativa gerarchia. La Relatio di
Odorico va letta nel quadro globale di relazioni che legano il mondo francescano
con quello cinese, particolarmente in quella fase di consolidare stabilmente una
presenza cattolica perseguita per trentacinque anni da Giovanni da Montecorvino († 1328) consacrato vescovo di Khanbaliq e “patriarca dell’Oriente”. Progetti dissoltisi allorché la dinastia mongola favorevole ai cattolici venne ribaltata dalla dinastia cinese Ming, che chiuse ogni rapporto con l’Occidente fino al XVI secolo.

Il giorno 12 maggio 2018, alle ore 10:00 del mattino, all'aula Sant'Antonio della PUA; il prof. Martín Carbajo Núñez, OFM, terrà una conferenza sul tema "Meno è di più. Basi antropologiche e relazionali contro la cultura dello scarto", nel convegno organizzato all’Università Antonianum di Roma, dall’Associazione Rete italiana Life Cycle assessment, il Movimento per la decrescita felice e la Fondazione Bioarchitettura

Il convegno studierà il tema: "Nuove tecnologie e decrescita". Per attenuare i principali fattori della crisi climatica e ambientale è indispensabile sviluppare innovazioni tecnologiche che:
– aumentino l’efficienza nell’uso delle risorse, in particolare quelle energetiche, in modo di ridurne il consumo per unità di prodotto;
– riducano l’impatto ambientale dei processi produttivi;
– consentano di riciclare e riutilizzare i materiali contenuti negli oggetti dismessi.
Tecnologie che, riducendo gli sprechi, consentano di ridurre anche i costi, liberando del denaro utilizzabile per effettuare gli investimenti necessari a installarle, senza contributi di denaro pubblico.

This paper studies the life and work of the foundress of the female Third Regular Order of Saint Francis, Angelina de Montegiove. This woman  raises a very interesting gender problem that manifests the difficulties generated by a female model of apostolic and active religious life and by new institutions governed autonomously by women. The reaction of the Order of Friars Minor of the Observance started a fight between tertiaries and friars that developed over two hundred years. These women represented their identity and self-consciousness in the paintings with which decorated the walls of their convent of Saint Anne in Foligno. They vindicated their value and capacities in order to develop and active life and to use public word. The later institutional construction of Angelina's sanctity reveals political gender maneuvers manifested in  topical religious models for women based in the ideal of female enclosure.

Il saggio del prof. Martín Carbajo Núñez  «Il pellegrino e il turista: due stili di vita paradigmatici» corrisponde a una conferenza pronunciata durante il V Festival Francescano celebrato a Riminidal 27 al 29 settembre 2013 sul tema "In Cammino".
Nel saggio l'autore invita a riflettere sugli stili di vita predominanti nella nostra società, giacché da essi dipende la sostenibilità dell'intero ecosistema. Per semplificare il discorso, prende come modelli paradigmatici le due figure del pellegrino e del turista . E chiede: Viviamo come pellegrini, con lo sguardo fisso sulla meta da raggiungere, o ci lasciamo prendere dalla mentalità del turista? Quale di questi due stili di vita predomina oggi in noi e attorno a noi?

Sommario in spagnolo:
El artículo del  prof. Martín Carbajo Núñez  «Il pellegrino e il turista: due stili di vita paradigmatici» corresponde a una conferencia que pronunció durante el V Festival Franciscano celebrado en Rimini desde el 27 al 29 septembre 2013 sobre el tema "En Camino".
El autor afirma que el reflexionar sobre los estilos de vida que predominan en nuestra sociedad es hoy imprescindible, pues de ellos depende nuestro futuro y la sostenibilidad del ecosistema. Para facilitar el análisis, usa las figuras del peregrino y del turista como modelos de referencia y se pregunta: ¿Vivimos como peregrinos, con la mirada fija en la meta, o nos dejamos llevar por la mentalidad del turista? ¿Cuál de estos dos modelos de vida predomina en nosotros y en quienes nos rodean?