Conflitto Tra Paganesimo E Cristianesimo

La femme des mythes sardes se renouvelle aujourd'hui avec l'apport de la globalisation des spiritualités, mais c'est oublier un peu vite qu'un substrat local perdure sous la nouveauté. Cette toile de fond mythique embrasse les paysages traditionnels de l'île, entre mégalithes et ruralité, mais elle emprunte la plupart du temps la voie des contes pour enfants.
La figure de la femme émerge particulièrement de ce tableau. Tour à tour crainte, honnie et respectée, la femme paradoxale des mythes sardes nous enseigne sur une société traditionnelle avare en mots.

La sirena bicaudata, o bifida, la figura di donna con una doppia coda di pesce da lei saldamente tenuta in alto con le mani, è certamente il più frequente, oltre che incompreso, simbolo che nel medioevo romanico tra il X ed il XIII sec. troviamo inserito su mura e pavimenti di Chiese e Pievi cristiane. La sua diffusione è vastissima e spazia dalla Irlanda, dove con più frequenza si trova la simile ma diversa "Scheila-na-gig", fino a Francia, Spagna, Svizzera e, qui altamente presente, l'Italia. Qui la si vede a Como, Milano, Pavia, Lucca, Pienza, Modena, Ravenna, Sovana (Vt), Cerveteri (Roma) e poi, in modo particolare, in tutta la Puglia. In territorio pugliese infatti si vede a Bitonto (Ba), a Monte S.Angelo (Fg), a Galatina a Bagnolo (Le) e, in ben quattro chiese, a Lecce città. Elenco, questo, puramente indicativo e certamente incompleto. Indubbia quindi, si evince da tutto ciò, è la grande importanza e valenza cristiano-religiosa data a quella figura in quel periodo storico. Ma questa figura-allegoria però la vediamo testimoniata, evidentemente con una pari o simile valenza, già nel V-IV sec. a.C. in ambito etrusco in una necropoli a Sovana (Gr). Restando al medioevo quella figura, vuole poi notato, non si trova solo in Chiese e Pievi: seppure molto più raramente essa la si vede in vari palazzi nobiliari ed anche su qualche stemma, sempre nobiliare. Questo denota, vedremo come e perché, che quella figura era caricata di un aspetto filosofico, era legata ad una nobiltà intesa quale condizione dell'uomo, del filosofo socraticamente inteso. Più tarda, del 1555, è la grande statua di Sirena, corpo di donna e doppia coda di pesce, che si trova a Bomarzo (Vt) nel Parco dei Mostri e citata spesso, erroneamente a mio avviso, quale figura di Echidna. Largamente oggi incompresa, generalmente considerata una tra le tante figure di un supposto solo fantastico ed inspiegato "bestiario medioevale", essa è oggi al più suggerita secondo la lettura che delle Sirene, quelle classiche con una sola coda, è stata fatta a partire dal 300/400 dai padri della cristianità paolina : al più essa è considerata per come Ambrogio, assieme a tanti altri, la cita ovvero quale : < ..simbolo della melodiosa lusinga della voluttà. La voluttà del mondo ci lusinga anch'essa coi diletti della carne..> (U. Rahner-Le sirene di Ulisse). Ma quella figura dice ben altro, vediamo perché. La analisi del simbolo qui in esame, quello della sirena bifida, simbolo che manca di compiuti racconti mitologici che lo contemplino, deve con evidenza rivolgersi e partire da quanto ci è detto per le sue antenate Sirene omeriche. Sirene queste viste dapprima con volto femminile e corpo di uccello e poi, dopo alcune ibridi passaggi, con il corpo diviso: femminile per la parte superiore e di pesce, con una sola coda, per la parte inferiore. Su queste prime Sirene vedremo ora cosa si può dire e ricavare per potere, di conseguenza, capire come si può motivare e spiegare la lettura e l'uso in ambito "religioso-cristiano" della Sirena dalla doppia coda. Ultima importante nota è poi il fatto che, assieme ad Omero, di Sirene ci parla anche la tradizione giudaica. Per la versione della Settanta infatti, ci informa Rahner nel testo citato, i cui traduttori rendono il nome ebraico di una bestia sconosciuta con il greco "seirénes" cioè Sirene, ne dicono Giobbe (30.29), Isaia (13.21,22 ; 34.13 ; 43.20), Michea (1.8), Geremia (50.39). Quel termine, seirénes, in latino viene poi variamente riportato come "sciacallo o struzzo", ma anche Gerolamo, continua Rahner, traducendo direttamente dall'ebraico Is. 13.22, legge quel termine come Sirene. Ora, su tutte queste più antiche Sirene che per la iconografia ci sono mostrate ornitomorfe e poi ittiformi ma con una sola coda di pesce, possiamo vedere e dire che :-esse ci sono ben testimoniate sui sarcofagi questo fatto ci mostra una certa vicinanza delle Sirene all'animo umano. Esse sono infatti messe sui sarcofagi ad indicare un loro importante compito in quel momento di passaggio: accompagnano-seguono il defunto, la sua anima. Questa similitudine-legame con l'animo umano dalla critica è poco seguita ma così il loro ruolo nel momento del trapasso, generalmente ben riconosciuto, resta assolutamente inspiegato e misterioso. Vedremo proseguendo come e perché quella vicinanza può e deve invece essere portata a vera analogia.-esse hanno una doppia natura : in entrambe le forme con cui in antichità sono rappresentate, ornitomorfe ed ittiformi, si mette in evidenza la costante di una loro doppiezza di natura. Ma tale doppiezza resta pur anche interna ad una unica figura e pertanto più che dirci di "doppia natura quale origine-essenza" ci dice di una "doppia natura come carattere-azione" riportabile e riconducibile ad "una sola natura-origine-essenza. Non sempre considerato a pieno, questo aspetto è invece piuttosto importante, vedremo più avanti come e perché.-esse sono variamente attestate nel numero di due o tre, ma anche quattro o sei: stante ciò è evidente che tali dati numerici, in sé non possono né devono servire al nostro intento. Significativo è invece il fatto che, comunque, è di una pluralità che si dice. Anche Omero nel dirne usa un "duale" che facilmente voleva dire di una generica pluralità. La conseguenza che quindi si può trarre da ciò è il fatto che sono diverse le "azioni-strumenti-modi" coi

Nella sua umiltà, questo mio elaborato analizza ciò che la magia – concetto non certo sconosciuto alle epoche precedenti – significò per la cultura medievale ponendo al centro dell’indagine l’attività di un personaggio che giocò un ruolo importante nel mutamento della concezione del magico dal pieno Medioevo agli ultimi secoli di quest’epoca. Costui è Jaques Duèse, meglio noto con il nome di Giovanni XXII: papa in Avignone dal 1316 al 1334, fu il responsabile della prima equiparazione delle pratiche magiche all’eresia, un passo fondante per l’intensificarsi della persecuzione. Spinto da un timore personale e restando fedele alla sua formazione di giurista, questo pontefice cercò una soluzione attraverso una consultazione di esperti teologi e vescovi nel 1320. Tra questi, Enrico del Carretto, vescovo di Lucca, elaborò il concetto di «fatto ereticale» attribuibile alle operazioni magiche, una legittimazione teorica che avrebbe aperto la strada a quei fenomeni di persecuzione di cui abbiamo detto prima ma con tempi tutt’altro che immediati. Vedremo anche se o quanto gli esiti concettuali di questa consultazione – confluiti nella bolla papale Super illius specula – influiranno sui processi per magia durante il pontificato di Giovanni XXII, prendendo in esame il caso di Cecco d’Ascoli, bruciato sul rogo a Firenze nel 1327.

Ci sono due parole che sono ormai divenute impronunciabili: eugenetica e superuomo. Sono i due pilastri, il mezzo e il fine, di un'annunciata - e forse già in corso - rivoluzione biopolitica che trova in Friedrich Nietzsche il suo principale profeta e teorico. Altro nome, quello di Nietzsche, che si esita a pronunciare nell'ambito del dibattito bioetico, nonostante la sua attualità e pertinenza. Il motivo della messa al bando di questi termini è noto e non necessita di troppe analisi: rievocano il nazismo. Eppure, i concetti e le "cose" (i fenomeni, i processi) che stanno dietro questi due termini impronunciabili sono ancora una presenza ingombrante nella nostra vita culturale e sociale. In questo articolo si mostra come i due concetti siano una eredità dell'antico paganesimo, che è riemersa prepotentemente nella modernità, e che non sarà l'incidente di percorso dell'eugenetica autoritaria nazista a fermare. L'eredità biopolitica del paganesimo si ripresenta ora in un quadro libertario e spinge l'umanità a trascendere i propri limiti biologici.

L'Ipogeo di Cividale del Friuli è uno di quei luoghi semi-dimenticati dei quali ancora non si comprende pienamente la portata di “informazione energetica”. Lo studio di Rudi Toffetti contribuisce a gettare una luce sulle sue peculiari caratteristiche, elevandolo ai nostri occhi al grado di importante sito cultuale in epoca neolitica e proto-celtica. E' interessante poter dare un nome ed una definizione agli accadimenti che non ci spieghiamo: perché visitando un determinato sito sacro, magari molto distante dalla nostra area culturale natìa, ci capita di commuoverci fino alle lacrime? Perché le creature mostruose scolpite sul capitello di una determinata chiesa romanica ci incutono timore al punto da dover fermare i nostri passi davanti ad essi?

Il breve saggio – scritto nel corso del primo anno di dottorato, 1989-90 –  prende le mosse dalla nota questione dell'Altare della Vittoria per indirizzarsi verso le lettere di Sant'Ambrogio e gli scritti di Prudenzio, per approdare ai testi sacri veterotestamentari indagati – direi oggi, per la prima volta, se ben vedo – sotto il profilo del restauro, della tutela e della non tutela.

Fue en Tréveris donde encontró la muerte en el año 385 Prisciliano. Atrás quedaban seis años de encarnizada lucha con sus opositores. Finalizaba así una azarosa vida de modo cruento. Nadie podía pensar entonces que la leyenda de Prisciliano habría sobrevivido hasta nuestros días, ni imaginar que su muerte habría dado inicio a un conflicto en el episcopado que se prolongaría durante casi trescientos años; y mucho menos que acabaría convirtiéndose en un mártir para sus seguidores. En el presente libro el autor nos ofrece la primera biografía histórica sobre Prisciliano, un controvertido personaje de gran importancia para la historia de occidente que hasta ahora ha sido considerado por los diferentes autores que se han aproximado a su figura como hereje, reformador, mártir apócrifo o cristiano inconformista; y analiza las intrincadas cuestiones de su lugar de nacimiento, la ubicación de su sepultura o la datación de los diferentes episodios de su vida, empleando para ello la voz de los protagonistas de la época en la que vivió Prisciliano y haciendo uso de todas las fuentes disponibles para reconstruir su biografía.

Capitolo estratto dalla tesi triennale "Antoniazzo Romano e la sua attività di frescante". Viene analizzato l'affresco del catino absidale nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, commissionato dal cardinale spagnolo Pedro Gonzales de Mendoza in seguito al ritrovamento del titulus crucis all'interno della chiesa nel 1492. Il restauro del 1998 ha attribuito l'affresco ad Antoniazzo Romano.

Questo elaborato intende ripercorrere i passaggi della lenta diffusione del Cristianesimo in Atene e del suo debole impatto sociale e urbanistico contrariamente a quanto accadeva per i centri coevi della Grecia (come Tessalonica, Gortina e Nicopoli) e, in generale, dell'Oriente Tardoantico: già centro di riferimento culturale del Panhellenion dal II d.C. per volere dell'imperatore Adriano e con la formazione della Scuola Neoplatonica nella seconda metà del V secolo d.C., la società ateniese e il suo ceto dirigente risultavano fortemente imbevuti dei valori dell'Ellenismo e delle pratiche pagane ad esso connesse. Soltanto a partire dal V secolo d.C. il processo di cristianizzazione risulta essere architettonicamente attestato, fino ad interessare la riconversione dei templi pagani più importanti della città negli ultimi anni dello stesso secolo: tuttavia in questa fase di "rinnovamento" urbanistico il ceto episcopale ateniese riuscì a ricoprire un ruolo primario solo dal VI secolo in poi, quando ormai il ceto dirigente cittadino era scomparso e la Scuola Neoplatonica fu definitivamente chiusa per volontà dell'imperatore Giustiniano (529).

E' l'analisi della Passio di Secondiano, Veriano e Marcelliano, martirizzati sotto Decio e divenuti Patroni di Tuscania.
Dal confronto con le Passiones dei Patroni di Milano, Ravenna, Aquileia, Viterbo e Bolsena emerge l'importanza che ebbe Tuscania nel passaggio dal paganesimo al Cristianesimo e nei secoli successivi.

In this paper I will study the use of two rare words in Origen’s "Against Celsus", κατάκλησις and κατακαλέω. After a short survey of the corpus (one occurrence in Celsus’ "True Discourse", six in Origen’s text), I will show that the unusual frequency of these words in "Against Celsus" is patently linked to the presence of κατάκλησις in Celsus’ text: this could shed new light on Origen’ apologetic strategy. I will then discuss the meaning of these words in "Against Celsus". Both Celsus and Origen use κατάκλησις and κατακαλέω to speak about magical rites involving demons – which is unprecedented in previous literature. Nevertheless, some occurrences of the word κατακλητικός in magical papyri and in a tabella defixionis could provide an explanation of this peculiarity.

La Storiografia tardoantica. Bilanci e prospettive è un volume che racco- glie contributi di molti studiosi il cui impegno verte principalmente, ma non solo, su tematiche storiografiche concernenti la tarda antichità. I di- versi contributi costituiscono lo sviluppo e l'ampliamento di un Convegno internazionale tenuto a Bologna nel giugno 2016, in memoria di Antonio Baldini, con lo scopo di promuovere un dialogo tra diversi studiosi, ita- liani e stranieri, della storiografia della tarda antichità in lingua latina e in lingua greca, legata alla storia di Roma sino (almeno) al VI secolo d.C. I contributi, nella loro varietà, mostrano quanto il campo di indagine della storiografia tardoantica sia denso e trasversale, a livello tematico, geogra- fico e cronologico. I temi trattati, che vanno dal particolare su Costantino al più generale sulle Vite della Historia Augusta o ancora si focalizzano su argomenti di Quellenforschung, hanno il pregio di non porsi come defini- tivi e si caratterizzano per l'obiettivo comune di continuare ad alimentare un dibattito molto complesso già da tempo in corso.

Questo saggio è un poscritto al libro "La rivincita del paganesimo. Una teoria della modernità''. In esso vengono chiarite alcune interessanti questioni sollevate dai recensori del volume, in particolare sulla scienza e la biopolitica dei Greci.

Il 2 novembre è il giorno dedicato al ricordo dei defunti, in tanti si recano nei cimiteri per tributare il proprio saluto a chi ci ha preceduti e il più delle volte, inconsapevolmente, ripetiamo gesti e consuetudini che si perdono nella notte dei tempi e che hanno un profondo e arcaico valore rituale. Questa usanza così radicata proviene infatti direttamente da epoche antichissime e la sua sopravvivenza all'interno della tradizione cristiana conserva ancora elementi fortemente pagani. Molte delle ricorrenze cristiane infatti si sovrapposero a consuetudini e feste precedenti, non solo il Giorno dei Morti, ma anche altri importanti momenti del calendario cristiano hanno legami diretti con la religiosità antica, su tutti il Natale, che rimanda ai riti connessi al solstizio d'inverno, e la Pasqua, che è legata ai riti di rigenerazione che avvenivano a primavera.

Índice de contenidos y primer apartado del cap. I.
The book (in Spanish) is the result of my PhD research about the concept of paterfamilias in Lactantian thought. The Roman jurist forma mentis, when applied to institutions so entrenched in the mores as the patria potestas of the paterfamilias, set up the structure of paternal and filial relationships in a way Lactantius judged valid to explain the Christian God´s way of being to the pagans, and where he found a leitmotif that provides the backbone and gives coherence to his ethical, political and legal thought. The paterfamilias emerges indeed in an intermittent but steady manner as a reasoning the author uses to explain the most diverse issues. The book also explores the influence of this Lactantian conception in the Constantinian legislation.

A description and interpretation of the strange choice of a Langobard saint of the late VI century in his fight against the veneration of Diana. Why would a Langobard monk choose stylitism (in a time in which almost the whole Langobard people was not even catholic), and why the extraordinary life of Wulflaich has been almost completely ignored by historians both ancient and modern.

Abstract della relazione che sarà presentata al convegno "Monstra II. Simbologie e funzionalità degli esseri mostruosi", che si terrà a Velletri dal 10 al 14 luglio 2018.

The paper will be presented at the conference "Monstra II. Symbologies and functionalities of Monstrous Entities", which will be held in Velletri, 10-14 July 2018.

«È vero!» raccontava in una delle byliny (i racconti popolari russi) la tradizione pagana: «C'era un tempo in cui dèi e uomini passeggiavano insieme alla luce del giorno mentre durante la notte gli dèi interagivano dialogando con gli uomini da loro scelti per svelar loro il futuro direttamente in sogno. Gli dèi aiutavano e proteggevano i propri favoriti e richiedevano in cambio che si rispettassero i riti prescritti.» E infatti i devoti per propiziarsene il favore offrivano libagioni e sacrifici secondo le istruzioni degli sciamani-sacerdoti (volhvy) che facevano da tramite. Magia e divinazione erano allora le forme consuete di conoscenza e la vita scorreva fra gli alti e i bassi delle stagioni non aspettando la morte che non era ritenuta un evento certo. Addirittura i padri (predki) dicevano che la morte fosse provocata dagli incantesimi di un nemico per una vendetta o per invidia. Il cadavere inoltre toccava alle forze impure che avevano agito su commissione perché l'avrebbero rivivificato e l'avrebbero mandato in giro per la foresta o lungo il fiume per funestare altri uomini e animali. Poi era arrivata la nuova dottrina che i propagandisti dicevano opposta alle credenze degli antenati, ma più vera perché rivelata dallo stesso signore e creatore dell'universo. Anzi! Cristo, figlio di quel dio senza nome, era stato mandato fra gli uomini giusto a confermarla per sempre, questa dottrina vincente già da tempo nell'occidente europeo! La parola e la potenza di Cristo che diventavano dei miracoli testimoniati nei Vangeli o sacre scritture svelavano le grandi verità di miti salvifici che, compendiati nel costrutto ideologico detto cristianesimo, nel X sec. d.C. stavano espugnando gli ultimi baluardi pagani. Gli dèi pagani? Cristo non ne negava la realtà, ma avvertiva che erano figli del demonio, un servo, angelo, ribelle al creatore! E non era il demonio che aveva provocato la caduta dell'uomo per la bocca menzognera e seducente della donna, come dicono le scritture cristiane? Con tali contenuti propagandistici con lena graduale, ma tenace e assillante sulla popolazione urbana delle due o tre città della Pianura Russa, il nuovo credo arrancava diretto agli strati contadini della campagna, della foresta e della steppa. Arrancava, ripetiamo, per le difficoltà geografiche e ecologiche esistenti nella Pianura Russa, ma la chiesa aveva sviluppato una grande pazienza dall'esperienza pregressa in altri posti dell'occidente europeo e, sebbene pungolasse i suoi ministri al lavoro di indottrinamento più sollecito, restava in attesa. La chiesa sapeva di aver a che fare con dei barbari saldamente avvinghiati alle tradizioni e dunque erano queste che andavano sradicate con qualsiasi mezzo, persino cruento nei casi ostinati. Si conoscevano queste tradizioni? Non pare. C'era il tempo di studiarle per attaccarle nei punti salienti giusti come avevano fatto i santi Cirillo e Metodio, i famosi apostoli degli slavi, nei Balcani e nei Carpazi conquistando tante anime pagane? Al momento, X-XI secc., si nota l'incertezza sul da farsi a causa delle molte grane religiose nei Balcani dove i Bogomili bulgari stavano rivoluzionando specialmente i costumi sessuali e la posizione della donna nella loro santa comunità (J. Brosse v. bibl.). E così in un pantano di opinioni e di pregiudizi crebbe la volontà di riformare rapidamente i costumi intimi e pubblici dei nuovi battezzati cittadini partendo dalle esteriorità: vestiti, lingua e le relazioni sessuali fra uomo e donna. Naturalmente queste ultime erano la preoccupazione maggiore per i cristiani poiché col battesimo si voleva anche impedire che la società in auge si riproducesse ulteriormente. Dunque ridurre l'amore, acquietare la sessualità... Al giorno d'oggi con ormai un'enorme esperienza scientifica accumulata sulla fisiologia del corpo e sulla biologia del comportamento e non tacendo dei progressi della genetica, il sentimento amoroso ci affascina ancora col suo mistero dell'ignoranza. Eppure l'osservazione sperimentale degli ultimi decenni ha registrato alcuni punti fermi che spiegano meglio la natura dell'amore e della

I Padri della Chiesa raccontano che Gesù di Nazareth è venuto tra gli uomini in figura “vile e dispregevole”, per sancire il primato della bontà sulla bellezza, dell’etica sull’estetica. Eppure, alle soglie della Modernità, gli artisti rinascimentali rappresentano il Cristo incarnato come un Dio greco: alto, bello e muscoloso. È un passaggio simbolico di fondamentale importanza. Della bellezza dei corpi scava nel passato per spiegare il presente: anche oggi i personaggi dello sport e dello spettacolo sono idolatrati per le loro capacità atletiche e il loro aspetto fisico, si assiste a una continua esibizione di corpi perfetti sui media per veicolare messaggi pubblicitari e molte persone comuni dedicano gran parte del tempo alla “manutenzione” e all’esibizione del proprio corpo. C’è chi parla di deriva edonistica della società occidentale, ma il culto della bellezza corporale può anche essere interpretato come un ritorno alle radici, come un risveglio della sensualità pagana.

Kurzbesprechung von Prof. Dr. Rainer Kolk, Bonn. In: GERMANISTIK – Internationales Referatorgan mit bibliographischen Hinweisen, Band 48 (2007) Heft 3-4, S. 885.:
Im Durchgang durch Philosophie-, Literatur- und Religionsgeschichte seit der 2. Hälfte des 19. Jh. rekonstruiert der Band die Evokation der mythischen Konzeption eines universalen Mutterrechts zunächst in der Münchner Kosmik (Schuler, Klages, Wolfskehl u. Derleth), bei Stefan George und seinem Kreis sowie schließlich bei Walter Benjamin und in Adorno/Horkheimers Dialektik der Aufklärung (hier insbes. im Odyssee-Kap.); als Vorläufer werden Bachofen und Nietzsche einbezogen (die Antike-Rezeption und bes. die Gegenüberstellung dionysisch/apollinisch stehen hier im Zentrum). Die Entwürfe der Kosmiker, denen es um die Wiedererweckung archaischer Vorzeit zu tun ist und der instrumentalisierende Zugriff Georges, der die Überwindung des weiblichen Prinzips als Prämisse der ‘geistigen Zeugung’ eines charismatisch geführten Männerbundes sieht, werden mit Stefan Breuer als fundamentalistische Religionsstiftungen verstanden. In der ‘Frankfurter Schule’ werden strukturell analoge Formen der Mythenrezeption ermittelt: Versuche der Integration mythischer Elemente in eine grundsätzlich an der Idee der Aufklärung orientierten Kulturphilosophie.

Incorporando concetti. “Della bellezza dei corpi” di Riccardo Campa, pubblicato da D Editore, coglie gli elementi più disparati che connettono la paganitas ad alcuni tratti della modernità attraverso una disamina dell’evoluzione socio-storica dell’idea e della rappresentazione dei corpi umani.

'Con gli occhi al cielo. Paesaggi infernali e mondani nella letteratura medioevale.'
A partire dalla recente cronaca, l’opera si propone di analizzare i principi fondanti l’oltretomba dall’antichità fino all’avvento del cristianesimo, con una particolare attenzione agli elementi naturali carichi di simbolismo e fondamentali per il sacro come alberi, monti, foglie, fiumi, animali… Il nucleo centrale rimane il Medioevo: le tematiche sociali più rilevanti espresse dalle visioni vengono rapportate alla dimensione storica medioevale, con uno specifico approfondimento rispetto ai temi della dimensione umana e familiare, in un continuo rimando sia con la Commedia dantesca, e con la imprescindibile figura di Dante, quanto con i testi medioevali di Giacomino, Bonvesin e di altri predicatori. Infine, viene esplorato l’aldilà nelle sue dinamiche relazionali con l’umanità: Lucifero, i diavoli, i demoni antichi, i mostri, i santi, gli angeli, la donna, vengono indagati nel loro ruolo sia secondo la dottrina ufficiale sia rispetto al folclore, che tende a rielaborare queste figure in modo originale.

http://www.cpadver-effigi.com/blog/con-gli-occhi-rivolti-al-cielo-stefano-magrella/

Collana Nuovi saggi
Pagine 384
Formato 15,0 x 21,0 cm
Legatura Brossura
ISBN 978-88-6433-759-3

Visant à reparcourir l’histoire humaine comme preuve de l’asservissement de l’humanité aux maux de toutes sortes avant l’affirmation du Christianisme, dans ses Histoires contre les Païens Orose recueille les récits d’événements exceptionnels souvent calamiteux tels épidémies, tremblements de terre, inondations, naissances monstrueuses, apparitions imprévues d’animaux. L’examen des passages de l’œuvre où ces épisodes sont attestés pour l’âge républicain et la comparaison avec d’autres sources (par exemple Tite-Live et Julius Obsequens) permet de vérifier la tendance d’Orose à relier des événements catastrophiques distincts afin d’assombrir le tableau et sa préférence pour une «réécriture» capable de faire émerger sa critique de l’inefficacité des pratiques païennes introduites ou adoptées au cas par cas pour en atténuer les effets et apaiser les dieux, dans une perspective qui apparaît parfois semblable à celle d’Augustin

"INFO: congresso.santuarios@gmailcom

Os Santuários como espaços de devoção em todos os tempos e em todas as culturas é o objecto de análise deste congresso, onde se desafiam todos aqueles que vivem e estudam os santuários: antropólogos, arqueólogos, arquitectos, artistas plásticos e performativos, biólogos, conservadores/restauradores, crentes e devotos, curadores, escritores, designers, filósofos, gastrónomos, geólogos, historiadores, historiadores de arte, médicos, museólogos, músicos, psicólogos, sacerdotes, sociólogos e todos aqueles que entendam que o seu trabalho ou a sua devoção tem uma relação com um conceito amplo de santuários"

Un riesame preliminare delle fonti relative al noto caso degli omicidi di Fausta e Crispo nel 326 d.C., tutte seriori rispetto ai fatti, induce a dare maggior credito all’accusa di violenza carnale mossa dall’imperatrice al figliastro presso il marito Costantino. Non solo, infatti, l’accusa non è espressamente rigettata come falsa da tutte le testimonianze antiche, ma la mancata revoca della damnatio memoriae di Crispo, provata da alcuni documenti epigrafici e tuttora nodo irrisolto della vicenda, deve indurre alla cautela. La dinamica dei fatti, se collocata nell’opportuno contesto della legislazione tetrarchica e costantiniana in tema di adulterio, crimen vis e stuprum, e se posta a confronto con la denuncia fatta sedici anni prima dall’imperatrice ai danni del proprio stesso padre per salvare Costantino, rende quanto meno verosimile l’accusa contro Crispo.
Ne consegue che la “leggenda nera” su una Fausta novella Fedra, fondata sulla testimonianza dell’ariano Filostorgio e ancor oggi prevalente anche tra alcuni studiosi, potrebbe essere non solo ridimensionata, come già tentato da molti, ma addirittura ribaltata. Fausta potrebbe essere stata vittima innocente della collera del marito, che dapprima si fidò ciecamente della sincerità della moglie e poco dopo, mutata repentinamente opinione, la ritenne unica responsabile del traviamento del proprio figlio di primo letto. L’Epitome de Caesaribus e Zosimo attribuiscono tale cambiamento alle continue rampogne di Elena, madre di Costantino. Si ipotizza che, attraverso l’eliminazione di Fausta, Elena puntasse a liberarsi non tanto di una concorrente, quanto della figura-simbolo di ciò che restava della fazione pagana a corte, proprio nei mesi cruciali in cui Costantino abbandonava definitivamente ogni residuo ossequio per i riti della tradizionale religione pubblica romana. Filostorgio, dunque, avrebbe elaborato l’accostamento Fausta-Fedra proprio per scagionare Crispo e stornare ogni responsabilità da Elena, a suo tempo simpatizzante per la causa ariana.