Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Skip to main content
Monica  Livadiotti
  • via orabona 4
    70125 Bari
  • 0039-080-5963523
Collana DiSCi 6, Bononia University Press, Bologna 2015, pp. 1-537, ISSN 2284-3523, ISBN 978-88-7395-991-5 Nel 2011 è stato pubblicato nella Collana “Studi e Scavi” dell’ex Dipartimento di Archeologia il volume sulle ricerche nell’area... more
Collana DiSCi 6, Bononia University Press, Bologna 2015, pp. 1-537, ISSN 2284-3523, ISBN 978-88-7395-991-5

Nel 2011 è stato pubblicato nella Collana “Studi e Scavi” dell’ex Dipartimento di Archeologia il volume sulle ricerche nell’area suburbana di S. Gabriele (Archeologia proto bizantina a Kos. La basilica di S. Gabriele, a cura di Isabella Baldini e Monica Livadiotti), frutto delle ricerche effettuate tra il 2006 e il 2009 in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico di Bari.
A quel lavoro si aggiunge ora questo volume che si incentra sulla topografia urbana di Kos attraverso una serie di contributi che consentono di comporne il quadro complessivo durante la tarda antichità. Si conferma in questo modo l’immagine di una città che mantiene un notevole tono urbano sia per estensione che per impegno monumentale. Nel volume si pubblicano i risultati delle campagne archeologiche, di rilievo e studio, effettuate tra il 2007 e il 2013 nell’area delle Terme Occidentali, dove dall’età giustinianea si impianta un nuovo e ampio complesso episcopale in uso fino all’VIII secolo. Si è voluto cercare di contestualizzarne lo sviluppo considerando il rapporto con il pregresso (il ginnasio ellenistico e le grandi terme dei quartieri occidentali) e con il contesto insediativo di riferimento.
Le ricerche, condotte in modo interdisciplinare sempre in collaborazione tra il DiSCi dell’Università di Bologna “Alma Mater” e il DICAR del Politecnico di Bari, sono state svolte in accordo con l’Eforia alle Antichità del Dodecaneso (Rodi).

In 2011, in the series “Studies and Excavations” of the former Department of Archaeology, the volume on research in the suburban area of St. Gabriel in Kos was published (Isabella Baldini and Monica Livadiotti editors, Archeologia protobizantina a Kos. La basilica di S. Gabriele). The volume illustrated the result of research carried out between 2006 and 2009 in collaboration with the Department of Civil Engineering and Architecture of the Polytechnic of Bari.
That work is now joined by the present volume, which focuses on the urban topography of Kos through a series of contributions that allow to compose the overall picture of the town during the late antiquity. The image of a city that maintains a remarkable tone for both urban extension and monumental effort is confirmed. The book publishes the results of the archaeological campaigns conducted between 2007 and 2013 in the Western Baths district, where from the age of Justinian a new and large episcopal complex, in use until the eighth century, is implanted. The aim was to contextualize the development of the Christian complex by considering the relationship with the previous phases (a Hellenistic gymnasium and a large Imperial baths) and its settlement context.
The researches, carried out in an interdisciplinary way and again in cooperation between the DiSCi of the Alma Mater University of Bologna and the DICAR of the Polytechnic of Bari, have been carried out in accordance with the Ephorate of Antiquities of Dodecanese (Rhodes).
Research Interests:
Il volume raccoglie i risultati delle campagne 2007-2009 svolte a Kos dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna in collaborazione con la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Oggetto delle ricerche è la... more
Il volume raccoglie i risultati delle campagne 2007-2009 svolte a Kos dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna in collaborazione con la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Oggetto delle ricerche è la basilica protobizantina di S. Gabriele, scoperta da L. Morricone ed H. Balducci negli anni '30 del secolo scorso, durante il periodo di presenza italiana nel Dodecaneso.
La pubblicazione offre pertanto un reale progresso negli studi dell'architettura religiosa in Grecia tra il V e il VII secolo e costituisce al tempo stesso un'operazione di recupero della storia culturale italiana. L'analisi del monumento e delle sue diverse fasi di sviluppo, insieme alla sua contestualizzazione storica e topografica, si accompagna a riflessioni sulle potenzialità di musealizzazione e fruizione del sito archeologico.
Le recenti ricerche archeologiche hanno ampliato e modificato in maniera sensibile le conoscenze sul mondo greco. Una migliore comprensione del fenomeno storico e politico antico, la scoperta di nuovi monumenti e documentazioni... more
Le recenti ricerche archeologiche hanno ampliato e modificato in maniera sensibile le conoscenze sul mondo greco. Una migliore comprensione del fenomeno storico e politico antico, la scoperta di nuovi monumenti e documentazioni epigrafiche, la revisione di numerosi complessi già noti offrono un quadro nuovo e più complesso del mondo delle poleis greche. Tra gli aspetti fondanti dell’identità culturale ellenica, l’architettura è certamente tra i più significativi, per la continuità di monumenti sempre rimasti visibili, dal Partenone ai templi di Paestum, per essere l’archetipo dell’espressione classicistica, dall’età imperiale romana sino al recente post-moderno, per i suoi stessi contenuti costruttivi e formali, per la consapevolezza della creazione architettonica e per la capacità di tradurre la materia in un linguaggio ricco e complesso. La verifica di una storica lacuna su questo tema nella saggistica in lingua italiana, che non ha mai visto l’edizione di una storia dell’architettura greca raffrontabile con i pure datati manuali tedeschi o anglosassoni, ha indotto a considerare la necessità di un intervento in tal senso. Si è quindi realizzato un manuale adeguato non solo alle esigenze conoscitive e di consultazione di ricercatori specifici, ma aperto anche al pubblico più vasto degli archeologi, degli architetti, degli studenti di quelle facoltà di Lettere e Filosofia, di Beni Culturali e di Architettura che impartiscono corsi inerenti, e a tutta quella fascia di pubblico esterna agli “addetti ai lavori”, ma animata da interessi culturali individuali.
La presentazione è stata suddivisa in due parti: la prima di carattere discorsivo e storicistico, la seconda costituita da un catalogo dei monumenti trattato per schede; quest’ultimo offre la base conoscitiva e di consultazione, permettendo di alleggerire il testo iniziale dagli aspetti puramente descrittivi ed informativi e costituendo nel contempo un pratico ed efficiente strumento didattico. A questo si accompagnano le “schede tematiche”, concepite per illustrare alcuni aspetti tecnici e per alleggerire la trattazione di tutte le spiegazioni che avrebbero reso difficoltosa la lettura.
In particolare, all’interno dell’opera M. Livadiotti è autore dei seguenti paragrafi:
Testo generale: §§ III.1, IV.1, V.1, V.1.2, VI.1, VI.1.2, VI.1.4, VI.1.5, VII.1, VII.1.3, VII.1.4, VII.1.5, VIII.1, VIII.1.6, VIII.1.7, VIII.2, VIII.2.1, VIII.2.2;
Schede tematiche (pp. 861-909);
Catalogo dei monumenti, voci: Atene, Attica, Acropoli: Cortile occidentale - Ionia, Mileto: Assessos - Corinzia, Corinto: Grande Tempio - Corinzia, Corinto: Tempio vicino al teatro - Cicladi, Paros: Delion - Lemnos, Hephestia: Hieron - Lemnos, Chloi: Kabirion - Dodecaneso, Rodi: Ialiso - Dodecaneso, Rodi: Vroulià - Ionia, Chios: ambitato di Emporion.
Lo studio architettonico del tempio di Roma e Augusto a Leptis Magna fa parte dell’edizione dei tre templi che chiudono da nord-ovest il Foro Vecchio di Leptis Magna, rimasti quasi del tutto inediti a più di 70 anni dallo scavo. Così,... more
Lo studio architettonico del tempio di Roma e Augusto a Leptis Magna fa parte dell’edizione dei tre templi che chiudono da nord-ovest il Foro Vecchio di Leptis Magna, rimasti quasi del tutto inediti a più di 70 anni dallo scavo. Così, mentre la ricca messe di sculture del tempio di Roma e Augusto è stata più volte oggetto di approfondite pubblicazioni scientifiche, si è continuata ad esempio a tramandare l’ipotesi – che ora è stata dimostrata erronea – che il tempio avesse due celle. A questo errore di planimetria, che rischiava di perpetuarsi nella letteratura archeologica, si aggiunga che, non essendo mai stati neppure schedati gli elementi architettonici pertinenti, era mancato finora un qualsiasi serio studio anche dei partiti architettonici. Il lavoro, che si avvale di tutti i dettagli necessari a raggiungere una ricostruzione attendibile dell’edificio, individua le fasi che ne scandiscono la vita e permette una nuova valutazione dell’architettura leptitana del I sec. a.C. – I sec. d.C., il momento cioè in cui Leptis si apprestava ad entrare nell’orbita di Roma.
Dallo studio del tempio di Roma e Augusto, si conferma, nel fenomeno di ellenizzazione degli Empori tripolitani, il peso significativo di Alessandria - anche attraverso la grecità cirenaica - pure nella persistenza di tradizioni costruttive locali e nell’adozione di modelli tipologici di ispirazione italico-romana.
Il volume è soprattutto volto a fornire una pubblicazione preliminare del vasto patrimonio di architettura portato alla luce dagli scavi italiani condotti negli anni dell’occupazione delle isole del Dodecaneso. La pubblicazione è stata... more
Il volume è soprattutto volto a fornire una pubblicazione preliminare del vasto patrimonio di architettura portato alla luce dagli scavi italiani condotti negli anni dell’occupazione delle isole del Dodecaneso. La pubblicazione è stata resa possibile dal reperimento di una ricca documentazione d’epoca, soprattutto grafica e fotografica, raccolta nei principali archivi di Rodi e Kos, oltre alle cospicue donazioni pervenute alla Scuola Archeologica Italiana di Atene da parte degli eredi dei funzionari italiani impegnati in quelle aree. I contributi di M. Livadiotti e G. Rocco all’interno del volume sono soprattutto volti a fornire una pubblicazione preliminare di importanti edifici antichi inediti e a dare conto di alcuni interventi di restauro, condotti in quegli anni, di strutture antiche e medievali.  M. Livadiotti ha inoltre curato l’Appendice Documentaria, selezionando i principali documenti che illustrano la vicenda della ricerca archeologica, della tutela, della pianificazione urbana nelle aree in esame.
In particolare, all’interno dell’opera, oltre alla cura generale  M. Livadiotti è autore dei seguenti contributi: L’isola di Rodi, storia degli scavi;  Rodi, lo stadio; Rodi, l’odeion; Rodi, le necropoli; Rodi, la ‘Tomba dei Tolemei’; Ialiso, gli scavi sull’acropoli; Coo, Il piano regolatore di Coo del 1934: un progetto di città archeologica; Gli scavi nella città di Coo; Lo scavo di “Città Murata”; Il “Santuario del Porto”; La stoà orientale; L’odeion; Le ‘Terme Occidentali’; Il ‘Tempio di Zeus Alseios’; Il teatro; I monumenti bizantini e medievali sul Monte Fileremo: il restauro degli affreschi della Cappella di S. Giorgio; La chiesa bizantina della città bassa; Appendice documentaria.
Dedicato alla memoria di Laura Fabbrini e Gianfilippo Carettoni, che avevano intrapreso estese ricerche negli anni ’60 del Novecento, questa bella monografia dedicata al tempio A del Santuario di Apollo a Hierapolis costituisce il X... more
Dedicato alla memoria di Laura Fabbrini e Gianfilippo Carettoni, che avevano intrapreso estese ricerche negli anni ’60 del Novecento, questa bella monografia dedicata al tempio A del Santuario di Apollo a Hierapolis costituisce il X volume di una collana, magistralmente diretta da F. D’Andria, che in pochi anni sta dando alla città frigia una monumentale illustrazione. La definizione di “monumentale” si può intendere a diversi livelli semantici a proposito di questo libro, che fa parlare la pietra nel suo ricco e gravoso contesto come nei più minuti dettagli. In primo luogo va rimarcata la qualità editoriale del volume, che mostra l’alto livello raggiunto dall’editore turco Ege Yayinlari. Non solo le foto, per lo più a colori (603 immagini solo per il testo di T. Ismaelli), che sono sempre molto pertinenti e chiare, ma lo stesso impaginato realizza quel rapporto diretto e preciso fra testo e immagini che rende la lettura più agevole. Il necessario riassunto in turco è posto in fine di ciascun capitolo e quello in inglese alla fine del volume, aprendo utilmente la lettura ai non-italofoni. Il sommario iniziale, molto dettagliato, permette una visione orientativa sullo sviluppo della ricerca.
Quando Antonino Di Vita dette lavvio allambizioso progetto di pubblicazione dei monumenti del Foro Vecchio di Leptis Magna, fulcro della vita cittadina per secoli, con il proposito di saldare finalmente quel debito che gli archeologi... more
Quando Antonino Di Vita dette lavvio allambizioso progetto di pubblicazione dei monumenti del Foro Vecchio di Leptis Magna, fulcro della vita cittadina per secoli, con il proposito di saldare finalmente quel debito che gli archeologi italiani che avevano operato in Libia prima della guerra avevano lasciato insoluto, decise di porre la massima attenzione innanzitutto ai tre templi che si aprivano sul lato nord-occidentale della piazza. In questo studio coinvolse gli architetti suoi antichi allievi alla Scuola archeologica Italiana di Atene, che già avevano dato prova di estrema competenza e capacità nella lettura non solo di un monumento architettonico ma anche nellinterpretazione di quei dati provenienti da scavi, che, effettuati con metodi antichi e con indubbia celerità come era in uso in quei decenni lontani, così in Grecia come in Libia, risultavano insufficienti a comprendere la successione delle fasi edilizie dei vari monumenti e, talvolta, anche il loro inserimento in un organico piano di sviluppo urbanistico che aveva interessato le città. Fu così che la complessa edizione filologicamente ineccepibile di quei tre edifici sacri vide luce nel 2005, pochi anni dopo il suo affidamento a Giorgio Rocco e Monica Livadiotti per il tempio di Roma e Augusto, a Nicolò Masturzo per il tempio c.d. di Liber Pater e a Maria Ricciardi per il tempio di MilkAshtart 1. Solo negli anni seguenti il progetto di edizione dei monumenti del Foro e delle aree limitrofe proseguì, con le ricerche rivolte ad altri due straordinari monumenti, la Curia, cardine, per la sua stessa funzione, della vita di Leptis fin dalletà flavia, che fu affidata ancora una volta alla riconosciuta competenza di Giorgio Rocco e Monica Livadiotti, e della loro équipe del Politecnico di Bari, e il tempio della Magna Mater, affidato alle cure di Gilberto Montali dellUniversità di Macerata. In pochi anni, coadiuvati da una schiera di valenti collaboratori che avevano nel frattempo formato, seguendo le orme e gli interessi del loro Maestro, Antonino Di Vita, e creando presso il Politecnico di Bari lunica Scuola in Italia rivolta alla storia dellarchitettura antica, Monica Livadiotti e Giorgio Rocco hanno portato a termine un lavoro estremamente difficile, che aveva fino ad allora scoraggiato qualsiasi studioso. Chiunque conosca Leptis, ricorderà limmenso campo di rovine che attualmente costituisce la Curia, con frammenti sparsi dovunque allintorno, frammenti che solo un faticoso e serrato esame, supportato da una solida conoscenza dellarchitettura antica, dei materiali usati, delle tecniche murarie e delle specifiche tipologie architettoniche e dei modelli stilistici di riferimento, avrebbe potuto consentire di attribuire a precisi edifici. Il volume ripercorre nei paragrafi iniziali le vicende che hanno interessato il complesso monumentale, a partire dalle ricerche di Renato Bartoccini prima, dagli scavi di Giacomo Guidi negli anni 30 e di Umberto Ciotti negli anni 50, che avevano però lasciato di fatto irrisolti tutti i problemi che poneva un edificio di così difficile lettura, peraltro anche oggetto di parziali restauri, già negli anni 30 per ciò che riguardava la ricomposizione di taluni elementi architettonici e lanastilosi di numerosi blocchi, e poi negli anni 50 per molti elementi della fronte, non senza una serie di fraintendimenti ed errori. Gli scavi di Guidi, forse interrotti nella loro sistematicità - che prevedeva criteri certo ben diversi dagli odierni - dalla sua prematura morte, lasciavano dunque un enorme campo di rovine, non facilmente interpretabili. E gli scavi di Ciotti, di cui purtroppo non è stato possibile, malgrado lunghe ricerche, ritrovare, se non in minima parte, la documentazione originaria - anche se lacribia degli Autori ha permesso di rintracciare e posizionare almeno le aree dove i saggi erano stati effettuati - non avevano di fatto portato molte novità rispetto agli scavi degli anni 30. In effetti la difficoltà di leggere il monumento nella sua realtà architettonica aveva fatto sì che la Curia di Leptis - pur sorgendo in una città così importante e pur essendo così significativa sul piano politico e sociale nel nuovo ordinamento che interessò Leptis in età flavia, con la trasformazione dellantico emporio di origine fenicia in municipio di diritto latino - fosse di fatto poco trattata nel fondamentale volume dedicato nel 1991 a questa tipologia di edifici da J.-Ch. Balty, il quale, seguendo lopinione a suo tempo espressa da R. Bartoccini, riteneva ancora che la Curia leptitana fosse stata adattata in una fase tarda allinterno di un precedente edificio templare. Alla storia degli studi e delle ricerche, segue poi un inquadramento topografico del monumento, che mantiene il rapporto funzionale di contiguità con la piazza del Foro Vecchio, anche se non vi si affaccia, e che risulta legato alla c.d. basilica vetus dalla quale lo separa solo una strada. Lorientamento della Curia, che si discosta da quello del Foro, riflette -…
Il contenuto risponde alle norme della legislazione italiana in materia di proprietà intellettuale ed è di proprietà esclusiva dell'Editore ed è soggetta a copyright. Le opere che figurano nel sito possono essere consultate e... more
Il contenuto risponde alle norme della legislazione italiana in materia di proprietà intellettuale ed è di proprietà esclusiva dell'Editore ed è soggetta a copyright. Le opere che figurano nel sito possono essere consultate e riprodotte su supporto cartaceo o elettronico con la riserva che l'uso sia strettamente personale, sia scientifico che didattico, escludendo qualsiasi uso di tipo commerciale. La riproduzione e la citazione dovranno obbligatoriamente menzionare l'editore, il nome della rivista, l'autore e il riferimento al documento. Qualsiasi altro tipo di riproduzione è vietato, salvo accordi preliminari con l'Editore. Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l., via Ajaccio 41-43, 00198 Roma (Italia) http://www.edizioniquasar.it/ ISSN 2279-7297 Tutti i diritti riservati Come citare l'articolo: M. Livadiotti, Lo hestiatorion dell'Asklepieion di Kos, Thiasos, 2.2, 2013, pp. 39-58 Gli articoli pubblicati nella Rivista sono sottoposti a referee nel sist...
... MONOGRAFIE DI ARCHEOLOGIA LIBICA - XII I TRE TEMPLI DEL LATO NORD-OVEST DEL FORO VECCHIO A LEPTIS MAGNA a cura di ANTONINO Di VITA e MONICA LIVADIOTTI testi di ANTONINO Di VITA, MONICA LIVADIOTTI, NICOLO MASTURZO, MARIA RICCIARDI e ...
in A.Maglio F.Mangone A.Pizza (a cura di), IMMAGINARE IL MEDITERRANEO. ARCHITETTURA ARTI FOTOGRAFIA, Napoli 2017
in B. Poulsen, E. Mortensen (eds.), Cityscapes and Monuments of Remembrance in Western Asia Minor, Proceedings of the International Conference, Aarhus 2014, Oxford 2017
Research Interests:
in A.Maglio F.Mangone A. Pizza (a cura di),
IMMAGINARE IL MEDITERRANEO. ARCHITETTURA ARTI FOTOGRAFIA
Napoli 2017
Research Interests:
Research Interests:
Le Terme Centrali di Kos (Grecia) occupavano un intera insula di un’area centrale della città antica, presso l’agorà, dove nel 1934 L. Laurenzi rinvenne epigrafi riferibili ad un ginnasio; infatti le terme inglobano strutture murarie di... more
Le Terme Centrali di Kos (Grecia) occupavano un intera insula di un’area centrale della città antica, presso l’agorà, dove nel 1934 L. Laurenzi rinvenne epigrafi riferibili ad un ginnasio; infatti le terme inglobano strutture murarie di età ellenistica riferibili ad una precedente struttura ginnasiale. Da allora l’edificio è rimasto pressoché inedito, ma un recente riesame, a cura del DICAR del Politecnico di Bari, permette di ricostruire la sequenza delle fasi. Costruite alla metà del I sec. d.C. riutilizzando le strutture preesistenti, le terme vengono modificate dopo il terremoto del 142 e poi nel III secolo, realizzando un’ampia basilica thermarum. Altre modifiche furono apportate ancora nel V-VI secolo, esempio di rara continuità d’uso delle terme per tutto il periodo paleocristiano.
Research Interests:
"Il contributo riprende il testo del IV mimiambo di Eronda, che, ambientato presso l’Asklepieion di Kos, narra la visita di due donne al santuario e il sacrificio di un gallo al dio. Il poeta trae spunto dalla narrazione per descrivere i... more
"Il contributo riprende il testo del IV mimiambo di Eronda, che, ambientato presso l’Asklepieion di Kos, narra la visita di due donne al santuario e il sacrificio di un gallo al dio. Il poeta trae spunto dalla narrazione per descrivere i monumenti e le opere d’arte via via incontrate e ammirate dai personaggi, descrizione che è stata molto studiata e analizzata specie a proposito dell’altare, opera dei figli di Prassitele, e delle pitture nel pronao dell’antistante tempio. Non ci si era però fino ad ora soffermati sugli ultimi versi del poemetto, in cui, dopo il sacrificio del gallo, le due donne si propongono di andare a consumare il proprio pasto nei vicini oikoi. Prendendo spunto dal testo di Eronda, l’articolo vuole confermare la destinazione come sala per banchetti rituali dell’edificio subito a Sud del tempio, il cosiddetto “edificio D”, generalmente noto come abaton; verso di esso, infatti, potrebbero essersi dirette le due donne dopo il sacrificio.

This paper resumes the text of the  IV mimiamb of Herodas, which, set at the Asklepieion of Kos, tells of the visit at the sanctuary of two women and their sacrifice of a cock to the god. In his tale the poet describes the monuments and works of art encountered and admired by the characters, description that has been widely studied and analyzed especially with regard to the altar, with the statues made by the sons of Praxiteles, and the famous paintings on the walls of the pronaos of the temple. So far, however, no scholar has focused on the last verses of the poem, in which, after the sacrifice of the cock, the two women purposed to go and eat their meal in the nearby oikoi. Taking inspiration from the text of Herodas, the article will confirm the destination as a ritual banquet hall of the building immediately to the south of the temple, the so-called “building D”, generally known as abaton; towards it, in fact, the two women may have gone after sacrifice to eat their meal.
"
The contribution derives from a recent resumption of studies on the architecture of the Curia in the Old Forum of Lepcis Magna, excavated by G. Guidi in the Thirties and then remained largely unpublished. The building fits the category of... more
The contribution derives from a recent resumption of studies on the architecture of the Curia in the Old Forum of Lepcis Magna, excavated by G. Guidi in the Thirties and then remained largely unpublished. The building fits the category of temples inside porticoes (templa cum porticibus), with a monumental access in form of a propylon. Morphological characteristics, building materials and structural considerations refer to the first century A.D., not later than the Flavian period. This chronology, much more ancient than the fourth century suggested by R. Bartoccini, which thought that the building had been realized within an older temple, allows to give the monument a particular importance in relation to the Curia Julia in Rome, whose model could have been widespread in Roman Africa by the Lepcitan building itself. If this is true, the Curia of Leptis Magna is the most vivid memory of the lost Roman monument.
"In the town of Kos, the excavations carried out by the Italian archaeologists between 1912 and 1945 and the new investigations by the Greek Archaeological Service have revealed a complex system of water supply based on the integration,... more
"In the town of Kos, the excavations carried out by the Italian archaeologists between 1912 and 1945 and the new investigations by the Greek Archaeological Service have revealed a complex system of water supply based on the integration, occurred during the Roman period, of a water network already set up since the foundation of the city, that took place in 366 BC on the basis of an urban Hippodamian scheme; this defined also a urban drainage system for the disposal of stormwater designed together with the road network. The water supply could rely on abundant natural springs located in the hills south-east of the city, supplemented by private wells and cisterns. The water usage involved public fountains and nymphaea, and, especially in Roman times, several bath buildings, whose first installation dates in a period between I and II cent. AD, with later changes until the mid-fourth century, when some of them changed their function and were transformed in religious buildings. To fed the thermae, an aqueduct was built in imperial period, although the baths were always equipped with storage tanks to compensate any reduction of the flow; to rationalize the use of water, the discharge of the thermal baths was conducted through pipes to flush the sewers of public latrines, always built nearby, while the houses were equipped with private sanitary facilities whose sewers used the drainage channels in the middle of the streets, later reworkings of the original channels of the first Hellenistic age. In conclusion, the water supply systems and wastewater disposal witness the remarkable persistence of the original Kos town water systems and above all attest to how the study of water management systems of a city may improve knowledge of its topography at the different stages of development.

Nella città di Kos, durante gli scavi che impegnarono gli archeologi italiani tra il 1912 e il 1945 e nei nuovi scavi del Servizio Archeologico greco, è stato messo in luce un complesso sistema di approvvigionamento dell’acqua basato sull’integrazione in età romana di una rete idrica già impostata fin dalla fondazione della città, avvenuta nel 366 a.C. sulla base di un piano urbano di tipo ippodameo che definiva anche un sistema di canali per lo smaltimento delle acque meteoriche progettato insieme alla rete viaria. L’approvvigionamento idrico, invece, poteva contare sulle abbondanti sorgenti naturali site sulle colline a sud-est della città, integrato da cisterne e pozzi privati. I punti di utilizzo comprendevano fontane pubbliche e ninfei, e, in età romana, soprattutto diversi edifici termali, databili nel loro primo impianto tra I e II sec. d.C., con successivie trasformazioni che li videro funzionanti almeno fino alla metà del IV secolo. Per alimentare gli impianti termali, in età imperiale venne costruito un acquedotto, anche se le terme sono sempre dotate di serbatoi di accumulo per compensare eventuali riduzioni del flusso; l’acqua di scarico delle vasche termali andava poi ad alimentare i condotti di smaltimento delle latrine pubbliche, sempre realizzate nelle loro immediate adiacenze, mentre anche le case private erano dotate di impianti igienici che scaricavano nei condotti di drenaggio al centro delle strade, rifacimenti più tardi degli originari canali di età protoellenistica. In conclusione, i sistemi di approvvigionamento idrico e smaltimento delle acque di scarico testimoniano a Kos la notevole persistenza degli originari sistemi idrici della città e soprattutto attestano come lo studio dei sistemi idrici di una città possa fornire dati utili alla conoscenza della sua topografia nelle diverse fasi di sviluppo."
A preliminar version of this contribution was published in Greek at the International Congress Νεές πόλεις πάνο σε παλιές, organized in Rhodes in 1993 by ICOMOS and the Dodecanese Ephorates. A syntesis was then published also by M.... more
A preliminar version of this contribution was published in Greek at the International Congress Νεές πόλεις πάνο σε παλιές, organized in Rhodes in 1993 by ICOMOS and the Dodecanese Ephorates. A syntesis was then published also by M. Livadiotti in Livadiotti, Rocco 1996, pp. 86-91.
In the 1934 town plan for Kos, the considerable amount of free area corresponding to the archaeological zones excavated by Italian archaeologists is striking. Archival documents show that this peculiarity is the result of a deliberate project and that it is connected with Mario Lago, the Governor of Dodecanese since 1923, who was so deeply interested in classical culture to collaborate with Alessandro Della Seta, Federico Halbherr, Enrico Paribeni, Amedeo Maiuri, Giulio Iacopi and Luciano Laurenzi, to promoting with them in 1928 the foundation of the “Archaeological-Historical Institute FERT” at Rhodes. In 1933 Kos was almost totally devastated by a disastrous earthquake and the Italian government charged the architect R. Petracco with elaborating a new town plan; before the plan was drawn up, Lago agreed with Della Seta in charging Laurenzi with carrying out an archaeological survey and sondages throughout the city in order to identify the most promising areas for future investigations. So, eight large zones were set aside for the creation of as many archaeological parks. Oddly enough, therefore, an Archaeological Service was given a decision preceding a town plan and the new Kos was planned along unusual lines that can be identified in the idea of the “archaeological city”. The plan turned out to be an avant-garde model from the point of view of conservation, even compared with what was taking place at the same time in Italy, where there was an active debate on the problem and the relative legislation was very progressive for the period. The case of Kos has a significant precedent at Rhodes in the Twenties in the episode of the protection of the Moslem and Jewish cemeteries and a creation of a protective band around the walled city. In that story, as documents can demonstrate, Maiuri’s role is not to be underestimated: in fact the archaeologist was really sensitive to the new concerns of restoration and in 1931 participated in Athens, with Della Seta, Pernier, Pace, Iacopi, to the International Conference on Restoration, giving an active contribution to the discussion.

Una versione preliminare di questo testo e stato presentato in lingua greca al Congresso Internazionale di Rodi Νεές πόλεις πάνο σε παλιές (Citta nuove su citta antiche), organizzato tra il 27 e il 30 settembre 1993 dalla sezione greca dell’ICOMOS e dalle Eforie preistorico-classica e bizantina del Dodecaneso; una sintesi ne e stata poi pubblicata da M. Livadiotti in Livadiotti, Rocco 1996, pp. 86-91. Nel piano regolatore di Kos del 1934 colpisce il considerevole quantitativo di aree libere che corrispondono alle zone archeologiche scavate dagli archeologi italiani. Documenti di archivio dimostrano che tale peculiarità e il frutto di un progetto consapevole, connesso con la figura di Mario Lago, Governatore del Dodecaneso dal 1923, cosi profondamente interessato alla cultura classica da promuovere, assieme ad Alessandro Della Seta, Federico Halbherr, Enrico Paribeni, Amedeo Maiuri, Giulio Iacopi e Luciano Laurenzi, la fondazione dell’Istituto Storico-Archeologico FERT di Rodi, nel 1928. Nel 1933 Kos fu gravemente distrutta da un terremoto e il Governo italiano incaricò l’architetto R. Petracco di elaborare un nuovo Piano Regolatore per la ricostruzione; prima che questo fosse completato, Lago, in accordo con Della Seta, diede incarico a Laurenzi di compiere sondaggi al fine di identificare le aree più promettenti, da non edificare e da riservare per le future indagini archeologiche. In questo modo, nel Piano vennero risparmiate otto vaste zone per la creazione di altrettanti parchi archeologici. Singolarmente, quindi, un Servizio Archeologico fu investito di ruolo decisionale nell’elaborazione di un Piano Regolatore e Kos venne costruita sulla base di un criterio generale identificabile nell’idea di “città archeologica”. La pianta risulto essere un modello all’avanguardia dal punto di vista della conservazione, anche in confronto con quanto si andava facendo in quegli anni in Italia, dove pure ferveva il dibattito sul tema e la legislazione in materia era, per il periodo, decisamente avanzata. Il caso di Kos trova un significativo precedente nella vicenda della protezione dei cimiteri turchi ed ebraici della Rodi degli anni Venti. In quella storia il ruolo di Maiuri non dev’essere sottostimato: infatti, lo studioso era molto sensibile ai problemi del resturo inteso come conservazione, come dimostra la sua attiva partecipazione, nel 1931, insieme a Della Seta, Pernier, Pace e Iacopi, alla Conferenza Internazionale sul Restauro di Atene.
The city of Kos, founded in 366 B.C., was based on a urban plan organized on a grid of blocks oriented north-south. The new settlement was protected from the beginning by a fortification wall and also the harbour was defended by an... more
The city of Kos, founded in 366 B.C., was based on a urban plan organized on a grid of blocks oriented north-south. The new settlement was protected from the beginning by a fortification wall and also the harbour was defended by an independent wall circuit. After the building of the walls, on the north part of the town it was realized one of the largest agora of the Greek world, extended since the central plateia. It was a rectangular space surrounded by Doric porticoes and elevated on an artificial terrace, it was realized in different phases and substantially renewed in the II cent. B.C.
The north part, being nearer to the harbour, had a commercial purpose, while the southern part was destined to the civic life. Recently a new sondage, finalized to understand the relationship between the agora and the harbour quarters, showed the existence of a paved ramp which introduced to the east portico of the IV century and Hellenistic agora, assuring, from the very beginning, the connection with the port. Outside the agora, another secondary market place could be organized for commercial purposes, being directly connected with the harbour. Like other contemporary towns, Kos could use more than one square for its complex functions, and maybe the maritime commercial ones were displayed in the harbour market more conveniently than in the civic agora itself.
An earthquake in 142 A.D. provoked serious destructions in Kos and also the agora had repair necessities. A new access was then realized: the city wall was partially dismantled and the ancient connection between harbour and agora substituted by a monumental façade, raised on a high terrace, accessible by a broad stairway. This placed the agora again in direct communication with the harbour, no more for commercial purposes, but to increase the splendid image that the city showed to the visitors arriving from the sea. In fact, in the centre of the new front, a temple, probably connected to the imperial cult, had a monumental prostyle exastyle marble front of an elaborated Corinthian order.
It would seem that in this phase the function of the northern sector of the agora has been altered: the original market was replaced by a monument of representative type, in keeping with the provincial imperial constructions due to the evergetism of the Emperors. The model for this new front probably alludes to the temples on a podium in the Imperial fora and seems to recall the façades of contemporary great complexes of Imperial age finalized to confer a concrete image to the Roman power in the eastern provincial towns which, like Kos, in this very period knew the phase of their maximum wealth.
A seguito della ripresa degli scavi del Pretorio di Gortina negli anni 1989-1995, scavi coordinati dall’allora direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, prof. A. Di Vita, la prima fase di quel complesso monumentale è stata... more
A seguito della ripresa degli scavi del Pretorio di Gortina negli anni 1989-1995, scavi coordinati dall’allora direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, prof. A. Di Vita, la prima fase di quel complesso monumentale è stata interpretata come un ginnasio databile agli inizi del I sec. d.C., sorto in stretta connessione funzionale e a ridosso di un precedente stadio, datato dallo scavatore, E. Lippolis, al I secolo a.C.
Il ginnasio – di cui si conservano solo poche strutture a causa del continuo succedersi sul sito di fasi di trasformazione, fino all’età medievale – appare costituito da un grande piazzale porticato (m 35.50 x 28.80) di ordine dorico-tuscanico, approssimativamente orientato in senso nord-sud, parzialmente addossato ad est alle gradinate dello stadio e accessibile da questo stesso lato; sul lato opposto all’ingresso, il complesso prevedeva una serie di ambienti le cui strutture superstiti sono state in più punti rintracciate lungo il lato occidentale, mentre sul lato meridionale i grandi impianti di riscaldamento delle sale calde delle terme che si insediarono nel ginnasio a partire dall’età traianea hanno di fatto obliterato in gran parte le tracce delle fasi precedenti; resti di fondazioni emersi in scavi recenti condotti da M.A. Rizzo immediatamente a Nord dello stadio farebbero presumere l’esistenza di vani anche sul lato est.
Il lato ovest sembra quindi presentare una serie di vani piuttosto ampi la cui cadenza appare conservata nel ritmo degli ambienti più tardi, che hanno, dove possibile, sempre riutilizzato le fondazioni antiche. Il vano centrale, interpretabile come l’ephebeum del Ginnasio, si trova in asse con l’ingresso posto sul lato est ed era originariamente un ambiente quadrangolare aperto sul portico antistante per il tramite un diaframma di colonne, di cui rimane ancora in situ lo stilobate.
Per le caratteristiche costruttive – muri con alto basamento in opera quadrata ed elevato probabilmente in mattoni crudi, sistemi di fissaggio e sollevamento dei blocchi, trattamento delle superfici a vista – il Ginnasio appare inserirsi nella tradizione costruttiva greca, anche se con alcuni attardamenti tipici del mondo cretese rispetto alle innovazioni tecniche della Grecia ellenistica; tuttavia, alcuni particolari morfologici, come i caratteri dell’ordine del portico, appaiono risentire di influssi provenienti dall’area italica tardo-repubblicana, non limitati a Gortina ma riscontrabili in altri monumenti coevi cretesi, come testimoniano i ritrovamenti di Aptera, Eleutherna e della fase augustea del Diktynnaion. Particolarmente interessante è l’unità di misura usata nelle membrature architettoniche, dove si riscontra l’uso di un braccio da circa 52 cm che rimanda al mondo tolemaico.
In una successiva fase di trasformazione del ginnasio, forse contemporanea all’inserzione, sul lato nord, di un edificio termale datato dallo scavo all’età traianea, il vano centrale del lato occidentale venne radicalmente modificato inserendo al suo interno una complessa struttura triabsidata, con due absidi simmetriche, più piccole, a Nord e a Sud, ed una più ampia ad Ovest; la sala manteneva comunque il suo affaccio ad Est sul porticato centrale. Della fase originaria della sala non rimane molto – il podio modanato dell’abside meridionale, diversi elementi pertinenti alla trabeazione dell’ordine che doveva trovarsi al di sopra dei podii dele due absidi simmetriche -, ma i pochi elementi superstiti presentano caratteri morfologici che rimandano ancora alla tradizione tardo-ellenistica. I confronti planimetrici, se non negli edifici termali di cui la sala triabsidata di Gortina, databile al più tardi all’età traianea, sembrerebbe costituire un prototipo, sembrano invece essere rintracciabili nelle architetture funerarie e nei ninfei, come attestano i casi delle necropoli alessandrine, dei ninfei ellenistici di Locri Epizefri, dell’Antro delle Sorti a Palestrina, del ninfeo dela villa di Pompeo ad Albano.
L’architettura di età ellenistica è improntata a nuove concezioni compositive – come la maggiore articolazione dei corpi di fabbrica, ora veri e propri organismi compositi, con una maggiore attenzione per i rapporti reciproci tra i volumi... more
L’architettura di età ellenistica è improntata a nuove concezioni compositive – come la maggiore articolazione dei corpi di fabbrica, ora veri e propri organismi compositi, con una maggiore attenzione per i rapporti reciproci tra i volumi – che determinano un significativo spostamento di interesse dal singolo edificio al complesso urbano. Il tratto peculiare delle trasformazioni architettoniche dell’età ellenistica è quindi costituito dalla monumentalizzazione degli spazi urbani, la cui composizione sembra seguire concetti scenografici in buona parte estranei alla cultura architettonica dell’età precedente.
La consistenza stessa degli impianti, con la realizzazione di complessi con centinaia di colonne, ad esempio, determina inevitabilmente un salto di scala corrispondente al passaggio dalla dimensione architettonica a quella urbana; tale incremento quantitativo, che deve aver comportato profonde trasformazioni nell’organizzazione del lavoro, sia sotto l’aspetto architettonico-morfologico, sia sotto quelli tecnologico ed economico, appare essersi tradotto nell’introduzione di processi di standardizzazione che, attraverso la progressiva semplificazione delle forme e dei profili, hanno permesso la riproducibilità delle stesse componenti nelle quantità e nei tempi richiesti.
La città di Kos vede, nel periodo tra la fine del III secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo, un momento di grande espansione, con l’apertura simultanea di grandi cantieri a scala urbana: il rifacimento dell’agora e dell’Aphrodision, la costruzione del ginnasio occidentale e la monumentalizzazione dell’Asklepieion; il loro studio permette di verificare l’apparizione di processi di standardizzazione - articolati lungo l’intero processo di produzione, dalla cava e sino agli interventi di finitura - finalizzati alla definizione di elementi seriali utilizzabili indifferentemente nei diversi contesti monumentali. Si viene così ad introdurre un vero e proprio processo di industrializzazione della produzione che sembra aver demandato alle officine più qualificate la sola lavorazione dei monumenti d’eccellenza.

The Hellenistic architecture is characterized by new compositive conceptions – like the greater articulation of buildings, now real composed organisms, with a greater attention in mutual relationships between volumes – which determine a meaningful shift of interest from the single structure into the urban complex. The peculiar feature of the architectonic transformations in the Hellenistic period is characterized by the monumentalization of the urban spaces, whose composition seems to follow scenographics concepts alien to the previous architectonic culture.
The very consistency of the buildings, with hundreds of columns, inevitably determines a difference in scale coinciding with an evolution from architectonic to urban dimension; such quantitative increment, which must have implied deep transformations in the yard organization, in regard of the technological, economic and the architectonic-morphologic aspects, appears to have introduced standardization processes that, through progressive simplification of shapes and profiles, made possible the realization of the architectonical members in the required quantities and time.
The city of Kos, in the period between the end of the III century BC and the beginning of the following century, enjoyed a period of great expansion, with simultaneous opening of great yards: the rebuilding of agora and Aphrodision, the construction of the western gymnasium and the monumentalization of the Asklepieion. The study of these monuments allows to verify the introduction of standardization processes - developed during the entire production process, from the quarry to the ultimate finishing - aimed to the production of elements indifferently employable in the various monuments. However this standardized architectonical production in hardly found in the realization of the monuments of prestige, where the quality of execution was still essential
Si tratta di uno studio preliminare di due edifici termali di Coo i quali presentano un impianto planimetrico e una storia edilizia singolarmente paralleli, al punto da costituire un episodio significativo nella storia dell’architettura... more
Si tratta di uno studio preliminare di due edifici termali di Coo i quali presentano un impianto planimetrico e una storia edilizia singolarmente paralleli, al punto da costituire un episodio significativo nella storia dell’architettura termale. Colpisce infatti, nelle vicende costruttive dei due impianti, inizialmente concepiti come integrazione funzionale di più antiche strutture ginnasiali, non solo la somiglianza dell’impianto originario di base - in linea comunque con la tendenza ellenistica alla simmetria -, ma anche, e soprattutto, la vicenda parallela delle varie trasformazioni, sempre determinate o dalla necessità di adeguare gli impianti a nuove esigenze oppure dal dover far fronte ai danni provocati da eventi sismici, ma comunque risolte con soluzioni simili.

This is a preliminary study of two bath buildings of Kos (Greece), which present a parallel building history, so that they represent a significant episode in the history of bath buildings. Striking fact in the lives of the two baths, initially designed as a functional integration of the oldest gymnasium complexes, is not only the similarity of the original scheme - still in line with the Hellenistic tendency to symmetry -, but also and above all, the parallel story of their different transformations, always determined by the need to adapt the plans to new demands or by having to deal with the damage caused by earthquakes, but always solved with similar solutions.

And 10 more

La Summer School “Kymata”, di cui questa è la prima edizione, è un percorso formativo interdisciplinare tra archeologia, storia dell’architettura, rilievo, progettazione e restauro, offerto dalla Scuola di Specializzazione in Beni... more
La Summer School “Kymata”, di cui questa è la prima edizione, è un percorso formativo interdisciplinare tra archeologia, storia dell’architettura, rilievo, progettazione e restauro, offerto dalla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e Ambientali del Politecnico di Bari - Dipartimento DICAR, in collaborazione con l’Università di Palermo e il Parco Archeologico di “Valle dei Templi di Agrigento”.  Prevista per la settimana dal 6 all’11 luglio 2015, la Summer School è destinata a tutti coloro che vogliano approfondire le proprie conoscenze in tema di storia dell’architettura e restauro dei monumenti antichi; nel corso del workshop, a partire dal rilievo manuale e strumentale delle strutture e dei frammenti architettonici si arriverà alla resa tridimensionale, con l’uso dei più sofisticati software oggi disponibili, e infine al progetto di anastilosi e di sistemazione d’area. Oggetto della sperimentazione è il complesso monumentale porticato del cosiddetto “Iseion” di età ellenistico-romana. Oltre all’attività didattica e sul campo, a cura di docenti e collaboratori del Politecnico di Bari e dell’Università di Palermo, il corso comprende anche visite guidate ai principali monumenti dell’antica Akragas, a cura del personale scientifico dell’Ente Parco Archeologico della Valle dei Templi.

Per altre informazioni: www.specializzazionepoliba.it
Research Interests:
È indetto, per l’anno accademico 2020/2021, il concorso pubblico, per titoli ed esami, aperto a cittadini italiani e comunitari, nonché cittadini extracomunitari per l’ammissione alla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e... more
È indetto, per l’anno accademico 2020/2021, il concorso pubblico, per titoli ed esami, aperto a cittadini italiani e comunitari, nonché cittadini extracomunitari per l’ammissione alla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, afferente al Dipartimento ICAR del Politecnico di Bari –A.A. 2020/2021. Il numero massimo degli specializzandi ammessi al primo anno del corso è pari a 20 di cui 2 riservati a candidati extracomunitari e non stabilmente soggiornanti in Italia. Si precisa che i cittadini extracomunitari che, a qualsiasi titolo, risiedano regolarmente nel territorio italiano sono equiparati ai cittadini comunitari ai fini dell’espletamento delle procedure concorsuali. I corsi della Scuola di Specializzazione si terranno a Taranto presso il convento di S. Domenico, sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto. Eventuali convegni e conferenze collegate alle attività della Scuola di Specializzazione potranno svolgersi presso il Convento di S. Antonio anch’esso sede della Soprintendenza. Il Corso avrà inizio nel mese di gennaio 2021. La durata del corso è di 2 anni accademici e prevede l’acquisizione complessiva di 120 CFU.
Anche per l'anno accademico 2020-21 la Regione Puglia ha finanziato 10 borse di studio per i primi classificati al concorso di ammissione. Le borse coprono le spese di iscrizione e quelle di alloggio a Taranto durante i periodi di didattica..

Il Bando è pubblicato in data 09/10/2020 sull’Albo Pretorio del Politecnico di Bari, con la documentazione necessaria e le modalità di iscrizione al test di ammissione:

https://www.poliba.it/it/amministrazione-e-servizi/albo/bando-scuola-di-specializzazione
Research Interests:
Bari, Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura (DICAR), via Orabona 4: 15-16-17- giugno Bari, Auditorium Diocesano La Vallisa, Piazza del Ferrarese, 4: 18-19 giugno La città ellenistica sviluppa una nuova forma... more
Bari, Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura (DICAR), via Orabona 4: 15-16-17- giugno
Bari, Auditorium Diocesano La Vallisa, Piazza del Ferrarese, 4: 18-19 giugno

La città ellenistica sviluppa una nuova forma marcatamente scenografica dell’impianto urbano, che fa dell’impatto visuale il suo punto qualificante; questo si esplica attraverso modi nuovi dell’architettura, più attenta al complesso monumentale che non al singolo edificio, in funzione di una rinnovata visibilità sociale e politica. Attraverso prospettive, vedute privilegiate, quinte e fondali, la città allestisce un’architettura che si fa scenografia della vita urbana. La progettazione architettonica e urbana diventano così sempre più il luogo del confronto politico, sociale e culturale, filtrato attraverso le esigenze della propaganda del potere e dell’affermazione sociale. Alla fine dell’antichità il Mediterraneo e l’Europa vivono una cultura urbana complessa, accolta ed elaborata dai periodi successivi. Forme e modi di comportamento urbano continuano a confrontarsi con architetture e città scenografiche in un dialogo sempre più stratificato nel tempo e nello spazio che arriva fino alle esperienze delle città contemporanee. Il convegno vuole dunque indagare il senso dell’architettura e della pianificazione scenografica nella città occidentale dall’ellenismo alla modernità sia in relazione alle scelte architettoniche e progettuali, sia alle funzioni e ai significati sociali e culturali che di volta in volta assume.
Organizzato dalla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del paesaggio e dal Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura del Politecnico di Bari in collaborazione con il Centro Studi per la Storia dell'Architettura (CSSAR), il convegno prevede diversi temi di ricerca che riguardano tanto la città antica, di matrice greco-romana, quanto la città medievale, moderna e contemporanea.

The Hellenistic city develops a new clear theatrical character, and the visual impact becomes the key point. This is carried out through new ways of architecture design and building practice, which pay more attention to the monumental complex than to the single building, in an attempt to reach a renewed social and political visibility. The city adopts an architecture that becomes the stage of urban life through perspectives, designed landscapes, and backgrounds. Architectural and urban design
is now a basis for political, social, and cultural debate, filtered through the needs of propaganda of power and social achievement. At the end of the Antiquity, Europe and the Mediterranean area are experiencing a complex urban culture, received and developed by the following periods. Architecture and scenographic cities still deal with urban behaviors in a debate which is increasingly stratified in space and time.
This process gives way to the contemporary city experiences.
Organized by the Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio and by the Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura of the Polytecnic University of  Bari in cooperation with the Centro Studi per la Storia dell'Architettura (CSSAR),the conference aims to investigate the meaning of architecture and urban design in the Western cities from Hellenism to Post modernity, as far as architectural and design choices are concerned, as well as all the functions, social and cultural meanings that the city can assume.
Research Interests:
Organized by the Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio of the Polytechnic University of Bari, in collaboration with the Department DICAR and with CSSAR – Centro di Studi per la Storia... more
Organized  by  the  Scuola  di  Specializzazione  in  Beni  Architettonici  e  del  Paesaggio  of  the Polytechnic University of  Bari,  in  collaboration  with  the  Department  DICAR and with CSSAR –  Centro di Studi per la Storia dell'Architettura (Rome).
Date of the Congress: 16-19 June 2015
Abstracts are to be sent by January 30th 2016, at the latest.
Texts (maximum 1000 characters) must be sent to theatroeideis@thiasos.eu
For further information, see the call for paper.
For an Italian version see on Thiasos (www.thiasos.eu)
Research Interests:
500 studiosi per la salvaguardia del patrimonio archeologico
della Libia e dell'Africa Settentrionale
500 scholars for the safeguard of Libyan and North African
cultural heritage
Research Interests:
African Studies, Archaeology, Cultural Heritage, Hellenistic History, Cultural Heritage Conservation, and 27 more
"A seguito dei risultati della procedura di valutazione per l'Abilitazione Scientifica Nazionale, più di 70 studiosi italiani (ICAR 18 e ICAR 19) hanno scritto la lettera al Ministro Giannini qui allegata. Si tratta di ricercatori e... more
"A seguito dei risultati della procedura di valutazione per l'Abilitazione Scientifica Nazionale, più di 70  studiosi italiani (ICAR 18 e ICAR 19) hanno scritto la lettera al Ministro Giannini qui allegata.  Si tratta di ricercatori e associati i quali, nonostante anni di insegnamento nelle nostre Università e una produzione scientifica di tutto rispetto, si sono visti negare l'Abilitazione, spesso sulla base di giudizi definibili nei migliori dei casi come "sintetici".
La lettera è stata ieri pubblicata su Roars, la cui Redazione  vorrei ringraziare pubblicamente per il prezioso lavoro di informazione che sta svolgendo in questo difficile periodo per il mondo universitario italiano."
Research Interests:
Archaeology, Cultural Heritage, Cultural Heritage Conservation, Architecture in Italian Renaissance and Baroque Art, Modern Architecture, and 35 more
Sono stati pubblicati i risultati dell’Abilitazione Scientifica Nazionale per il settore 08/E2 (Restauro e Storia dell’Architettura). I risultati sono stati i seguenti: per la II fascia, su 394 candidati, ne sono stati abilitati 97, con... more
Sono stati pubblicati i risultati dell’Abilitazione Scientifica Nazionale per il settore 08/E2 (Restauro e Storia dell’Architettura). I risultati sono stati i seguenti: per la II fascia, su 394 candidati, ne sono stati abilitati 97, con una percentuale del 24,6%. Per la I fascia, su 134 candidati, ne sono stati abilitati 44, con una percentuale del 32.8%. I valori sono tra i più bassi, nonostante l’alto numero di candidati seri e competenti, ponendo anche una questione di disparità di comportamento tra le diverse commissioni giudicatrici non solo dell’area 08, ma dell’intera procedura di abilitazione.
Nell’esito di questi concorsi c’è però, almeno nel nostro caso, la traccia di vere e proprie politiche culturali, che sembrano essere state perseguite con lucida determinazione. Per quanto riguarda il settore concorsuale 08/E2 Restauro e Storia dell’Architettura, non sono stati infatti abilitati, pur avendo superato largamente tutti gli indicatori numerici relativi alla produzione bibliografica, tutti gli studiosi di storia dell’architettura antica, per altro accomunati dal fatto di essere tutti provenienti dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene, la più prestigiosa Istituzione italiana all’estero dedicata agli studi sull’antico (e anche quella falcidiata negli ultimi anni da continui tagli di bilancio). Era il caso, in un paese come il nostro, depositario di un patrimonio culturale che ha pochi confronti nel mondo, di depotenziare un insegnamento che porta alla formazione di architetti in grado di operare a vario titolo sui monumenti antichi?
Su questo tema abbiamo scritto una lettera aperta al Ministro Giannini e, per conoscenza, al Presidente dell'Anvur,  inserita qui in allegato.
Research Interests:
Ho ricevuto da Toula Marketou l'articolo allegato, inviato ieri al giornale locale "Bema tes Ko" e riguardante la tutela delle antichità di Kos e, in particolare, la zona archeologica di Serraglio. Questa è di grande interesse per le fasi... more
Ho ricevuto da Toula Marketou l'articolo allegato, inviato ieri al giornale locale "Bema tes Ko" e riguardante la tutela delle antichità di Kos e, in particolare, la zona archeologica di Serraglio. Questa è di grande interesse per le fasi micenee e geometriche dell'antico insediamento ma, nonostante la sua importanza, è ora minacciata da interventi moderni. L'articolo è dedicato alla memoria di Luigi Morricone, che negli anni Trenta portò alla luce questa testimonianza del passato più antico di Kos.

I received from Toula Marketou the attached article, sent yesterday to the local newspaper "Bema tes Ko", regarding the protection of the antiquities of Kos and, in particular, the archaeological zone of Seraglio. The area is of great interest for the Mycenaean and Geometric phases of the ancient settlement but, despite its importance, it is now menaced by modern interventions. The article is dedicated to the memory of  Luigi Morricone who in the thirties brought to light these historic evidences of Kos.



"Bema tes Ko"
Research Interests:
Recent rescue excavations conducting by the Greek Archaeological Service at the historical center of Thessaloniki, Greece, due to the construction of Metro, revealed significant evidence of the city’s urban life at 6th – 9th century: the... more
Recent rescue excavations conducting by the Greek Archaeological Service at the historical center of Thessaloniki, Greece, due to the construction of Metro, revealed significant evidence of the city’s urban life at 6th – 9th century: the monumental Gate placed at the crossroad of the marble paved avenue (ca. 76 m in length), framed by public buildings, with the road leading to the harbor. These extraordinary finds constitute a unique evidence of the social, commercial, and everyday life in early byzantine Thessaloniki. The decision by the State of removing this rare piece of world heritage at an ex-army camp undermines the essence of the unmovable archaeological monument according to the Greek and International Law. Consider what will be the Eiffel Tower or the Big Ben removed from their original place? Please sign up and vote in order to save this irreplaceable monument. There are technical solutions to preserve and place it straight to heart of Thessaloniki’s modern life.