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moreno Baccichet

Il saggio vuole indagare l’esperienza di Grabrijan nell’indagine sulla città di Sarajevo a cavallo tra le due guerre. L’architetto indagò in modo moderno la tradizione dell’architettura di Sarajevo proponendo soluzioni inedite per la... more
Il saggio vuole indagare l’esperienza di Grabrijan nell’indagine sulla città di Sarajevo a cavallo tra le due guerre. L’architetto indagò in modo moderno la tradizione dell’architettura di Sarajevo proponendo soluzioni inedite per la ricostruzione del centro della città. Il saggio mette in evidenza il dibattito urbano che dopo la seconda guerra mondiale recuperò le indagini di Grabrijan portando a degli esiti del tutto opposti. Il movimento conservazionista alla fine ebbe la meglio e la zona dello storico mercato in legno fu conservata.
Il saggio mette a fuoco le fasi iniziali della costruzione del castello di Montereale e la formazione della sua signoria.Il saggio tende a tracciare una nuova direzione nella lettura dei documenti storici relativi alla nascita del... more
Il saggio mette a fuoco le fasi iniziali della costruzione del castello di Montereale e la formazione della sua signoria.Il saggio tende a tracciare una nuova direzione nella lettura dei documenti storici relativi alla nascita del castello. L’intervento non viene letto in continuità con strutture più antiche ma come una scelta bassomedievale di costruzione di una signoria di castello che aveva riscontri diretti anche con la riorganizzazione dell’antico villaggio.
Il saggio rende conto di un documento inedito del 1278 che cita una modesta struttura fortificata fino ad ora mai registrata e della quale non rimangono vestigia di alcun genere. Il documento apre una serie di considerazioni legate al... more
Il saggio rende conto di un documento inedito del 1278 che cita una modesta struttura fortificata fino ad ora mai registrata e della quale non rimangono vestigia di alcun genere. Il documento apre una serie di considerazioni legate al popolamento medievale in un’area di frontiera tra le proprietà stiriane e quelle del principe del Friuli che cercava di assumere alcune posizioni di privilegio lungo la Meduna consolidando i suoi villaggi con piccole opere fortificate (motta di Cusano) e con qualche tentativo di espansione (Zoppola e Poincicco).
L’occasione permette anche di comprendere come motta e villaggio si integrassero in un unico disegno urbano e di territorio, attribuendo a Poincicco praterie e boschi che poi rientreranno all’interno del potere della giurisdizione degli Asburgo.
I confini sui territori delle Alpi Orientali cominciarono a materializzarsi più tadi che in pianura. Nel XIV secolo erano ancora presenti molti ambiti di compascuo che prevedevano usi territoriali che non si fermavano entro nei limiti dei... more
I confini sui territori delle Alpi Orientali cominciarono a materializzarsi più tadi che in pianura. Nel XIV secolo erano ancora presenti molti ambiti di compascuo che prevedevano usi territoriali che non si fermavano entro nei limiti dei bacini idrografici che ospitavano le diverse comunità. Il documento analizzato rende conto del confine che determinò la divisione dei territori dell'alta Val d'Arzino tra il comune di Tramonti e quello di Vito d'Asio.
Confronto tra la tradizione tedesca e quella italiana nel rappresentare gli esiti mortali del conflitto della prima guerra mondiale.
L’approvazione della legge nazionale sulle proprietà collettive (2017) e la quasi contestuale approvazione del Piano Paesaggistico Regionale del Friuli Venezia Giulia (2018) stanno introducendo delle novità nei luoghi che maggiormente... more
L’approvazione della legge nazionale sulle proprietà collettive (2017) e la quasi contestuale approvazione del Piano Paesaggistico Regionale del Friuli Venezia Giulia (2018) stanno introducendo delle novità nei luoghi che maggiormente avevano visto rinascere l’attenzione sulle proprietà collettive. Il saggio prende come esempio una delle aree più dense di rivendicazioni gestionali da parte delle comunità frazionali, uno dei tradizionali quartieri alpini della Carnia, il Canal di Gorto. Un ambiente segnato dalla crisi del popolamento e dalla incertezza sulla tenuta delle comunità rispetto alle grandi trasformazioni economiche imposte da globalizzazione e delocalizzazione industriale. In quest’area si sono volute descrivere le novità introdotte in questo ultimo lustro per riconoscere se si profilano delle trasformazioni nell’evoluzione della gestione dei patrimoni collettivi.
Il riconoscimento nel piano paesaggistico dei cosiddetti “usi civici” in Friuli Venezia Giulia si è rilevato molto parziale nonostante la collaborazione del coordinamento delle proprietà collettive regionali e le nuove indagini degli uffici di pianificazione regionale impegnati nella formazione dello strumento urbanistico. Per contro almeno tre piccoli villaggi nel 2020 hanno rivendicato il diritto democratico di poter gestire in proprio le
risorse frazionali per poter garantire vantaggi e servizi agli abitanti. Il processo descritto si colloca all’interno di una rivendicazione democratica di gestione territoriale capace di produrre progettualità pur partendo da sollecitazioni pianificatorie di livello regionale.
Il saggio descrive la formazione del piano di gestione di un piccolo sito UNESCO relativo a un villaggio palafitticolo del Neolitico. Si tratta di un sito seriale, quello delle palafitte delle Alpi, e l'autore ha prodotto sia lo strumento... more
Il saggio descrive la formazione del piano di gestione di un piccolo sito UNESCO relativo a un villaggio palafitticolo del Neolitico. Si tratta di un sito seriale, quello delle palafitte delle Alpi, e l'autore ha prodotto sia lo strumento di pianificazione che il progetto per il centro visite/museo.
L’Alta Val Meduna è uno dei settori più selvaggi del Parco delle Dolomiti Friulane ed è caratterizzata da una rete di sentieri e di punti di appoggio per l’escursionismo. Chi si avventura in questi spazi alpini con occhio attento si... more
L’Alta Val Meduna è uno dei settori più selvaggi del Parco delle Dolomiti Friulane ed è caratterizzata da una rete di sentieri e di punti di appoggio per l’escursionismo. Chi si avventura in questi spazi alpini con occhio attento si accorgerà di essere in un ambiente che mostra ancora i segni di una presenza umana che esprimeva attrezzature adatte alla pastorizia e alla silvicoltura. In questi territori aspri e lontani dai villaggi si espressero modalità di sfruttamento del tutto speciali.
Nel XVI secolo furono edificati sbarramenti artificiali (stue) per regolare le condotte del legname tagliato nel bosco.
Nella prima metà del XX secolo fu costruita una delle più lunghe teleferiche delle Prealpi Carniche.
Il lavoro della teleferica si affiancò a quello del taglio dei boschi in un periodo in cui ormai la pastorizia nell’Alta Val Meduna era in grande crisi e al paesaggio delle praterie artificiali già si sostituiva quello della foresta.
La ricostruzione storica dell’ultimo taglio dei boschi in questo settore delle Prealpi Carniche è l’occasione per dare ragione della condizione attuale dei territori all’interno di un lungo processo di evoluzione del paesaggio, non privo di contraddizioni.
Questa indagine di archeologia del paesaggio rende esplicito il continuo processo di conquista e di abbandono degli spazi nelle dinamiche di utilizzo delle risorse da parte delle comunità alpine.
Non sempre le aree militari dismesse sono composte da edifici in ambiti urbani. Alcune volte sono superfici caratterizzate da ambienti vegetali in evoluzione spontanea. Il saggio racconta dell’esperienza di conoscenza e del progetto di... more
Non sempre le aree militari dismesse sono composte da
edifici in ambiti urbani. Alcune volte sono superfici caratterizzate
da ambienti vegetali in evoluzione spontanea. Il saggio racconta
dell’esperienza di conoscenza e del progetto di recupero di una expolveriera che si trova in un ambito di grande interesse ambientale.
Il comune di Volpago del Montello, appena avuto il trasferimento
del bene dal demanio militare, ha organizzato un processo
partecipativo che ha permesso a cittadini e ad associazioni di
rendersi conto del valore patrimoniale di questa speciale struttura
militare. Questa misura circa cento ettari ed è uno dei pochi spazi
pubblici all’interno del Sito di Interesse Comunitario del Montello.
Questa prima iniziativa di coprogettazione ha elaborato un
programma di recupero condiviso tra amministrazione e cittadini.
Tra il 1936 e il 1939 il VDK riorganizzò alcuni siti di sepoltura in Italia tra i quali Tolmino, Quero e Feltre. Questo saggio racconta le modalità con le quali evolse il tema dei cimiteri di guerra in riva all'Isonzo fino alla completa... more
Tra il 1936 e il 1939 il VDK riorganizzò alcuni siti di sepoltura in Italia tra i quali Tolmino, Quero e Feltre. Questo saggio racconta le modalità con le quali evolse il tema dei cimiteri di guerra in riva all'Isonzo fino alla completa soluzione del problema con la costruzione del sacrario progettato da Robert Tischler. Il saggio rende conto di una ricognizione archivistica dei materiali conservati presso l'Archivio di Nova Gorica.
Il presente documento, utilizzando immagini fotografiche, dipinti e stampe d’epoca, cerca di ricomporre una sintesi del processo di antropizzazione dei territori dell’attuale regione Friuli Venezia Giulia in parallelo a quanto analizzato... more
Il presente documento, utilizzando immagini fotografiche, dipinti e
stampe d’epoca, cerca di ricomporre una sintesi del processo di antropizzazione
dei territori dell’attuale regione Friuli Venezia Giulia in
parallelo a quanto analizzato nella seconda parte del libro.
Le immagini documentano le molteplici stratificazioni che hanno dato
forma e significati al territorio attuale e che, come tali, contribuiscono
alla identificazione sincronica dei diversi paesaggi. Al contempo, anche
se come mezzo complementare ed integrativo di altri contenuti
nel testo del libro (il disegno al tratto o digitale in 3d, l’interpretazione
storica ecc.), danno conto del processo diacronico dell’antropizzazione
regionale e dei diversi ordinamenti spaziali che si sono sovrapposti (e,
in qualche caso, anche contrapposti) nel costruire le particolari forme
di una civiltà territoriale composita collocata tra l’Alto Adriatico e l’Arco
Alpino Orientale. Questa civiltà territoriale fatta di crocevia di flussi e di
luoghi, di terra e di mare, di lavoro minuto e di grande urbanizzazione,
di incrocio di culture latina, slava e tedesca, ha disegnato la comples[
136 ] ECOPOLI Visione Regione 2050
sità di quel microcosmo regionale nei confronti del quale l’urbanistica
moderna, nel farsi portavoce di istanze che vengono dalla società e
dall’economia, ha purtroppo spesso fallito il compito di costruire una
sintesi ed un dialogo trasformativo all’altezza dei valori in gioco. L’analisi
diacronica delle grandi morfogenesi territoriali parte dalla immagine
della laguna e approda al rinselvatichimento dei pascoli alpini e
Il saggio cerca di descrivere un territorio della destra Tagliamento con una attenzione alla descrizione dei luoghi. Si scoprirà così che il paesaggio è stato molte volte raccontato.
Tra i processi partecipativi attrezzati per accompagnare la costruzione del Piano Paesaggistico del Friuli Venezia Giulia quello intrapreso con due piccole comunità della pedemontana pordenonese è stato del tutto speciale. Anziché... more
Tra i processi partecipativi attrezzati per accompagnare la costruzione del Piano Paesaggistico del Friuli Venezia Giulia quello intrapreso con due piccole comunità della pedemontana pordenonese è stato del tutto speciale. Anziché limitarsi a una azione di consultazione con la popolazione come strategia di informazione e raccolta di segnalazioni l’attività ha previsto la costruzione di una carta del paesaggio costruita sul modello delle francesi Charte Paysagere. In pratica le due comunità hanno prodotto un documento che non ha alcun carattere di pianificazione normativa, ma che individua i valori condivisi del paesaggio, definisce il carattere degli elementi di qualità e dei detrattori del paesaggio e individua le strategie di politica del paesaggio alla scala comunale in vista dell’adeguamento del Piano Regolatore Generale al PPR. Uno strumento di questo tipo ha un valore esclusivamente volontario ed è stato adottato dalle due amministrazioni come un documento di indirizzo per la politica territoriale.
Il disegno dello dello strumento è stato concepito con un intenso processo laboratoriale costruito sul modello partecipativo della charrette. La scelta di proporre intere giornate di laboratorio con i cittadini ha permesso di raggiungere una definizione di dettaglio dello strumento altrimenti non perseguibile. Il passaggio dalla politica ai progetti ha permesso di aprire nuove fasi collaborative di cura del territorio.
Research Interests:
L’articolo da conto dell’iniziativa di coprogettazione curata da Moreno Baccichet e Annalisa Marini a Volpago del Montello (TV) con l’intento di recuperare una ampia area militare dismessa. Il progetto è stato anticipato da un lungo... more
L’articolo da conto dell’iniziativa di coprogettazione curata da Moreno Baccichet e Annalisa Marini a Volpago del Montello (TV) con l’intento di recuperare una ampia area militare dismessa.
Il progetto è stato anticipato da un lungo processo di coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni locali per prefigurare il progetto di recupero di un’area di 100 ettari abbandonata dall’inizio degli anni ‘90.
In alcuni territori della regione si stanno consolidando esperienze di progettazione legate a una diversa visione della socialità del cibo e della costruzione di filiere locali e sociali. Azioni che esaltano l’occasione della produzione... more
In alcuni territori della regione si stanno consolidando esperienze di
progettazione legate a una diversa visione della socialità del cibo e
della costruzione di filiere locali e sociali. Azioni che esaltano l’occasione della produzione come esperienza di conoscenza e reciprocità tra cittadini e territorio, tra produttori di beni e consumatori. Si tratta di esperienze che per lo più affrontano il tema del carattere identitario dei luoghi, ancorandosi alla geografia del cibo e alla cura del territorio.
Come vedremo, la specialità friulana prende il via da un sostrato di esperienze di agricoltura sociale che si erano palesate in regione all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso.
Il saggio vuole analizzare il complesso e contraddittorio atteggiamento della Germania e dell’Italia nella definizione dei culti laici legati alla memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Le esperienze italiane si mossero sul... more
Il saggio vuole analizzare il complesso e contraddittorio atteggiamento della Germania e dell’Italia nella definizione dei culti laici legati alla memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Le esperienze italiane si mossero sul fronte di un monumentalismo coerente con quello di stampo risorgimentale, in Germania invece si tentò fin da subito un linguaggio in discontinuità con il passato. L’uso dell’arte dei giardini informò la stagione del riordino dei grandi cimiteri tedeschi del fronte occidentale. Successivamente, coerentemente a quello che accadeva in Italia a partire dal 1934, la Germania costruì grandi sacrari dove organizzare una narrazione adeguata al nuovo clima politico. Tra il 1936 e il 1941 il Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge fece progettare al suo architetto Robert Tischler cinque memoriali in Italia. Questa serie di grandi sacrari intervenne sui luoghi dello storico fronte che in quel momento venivano consolidati con una nuova stagione di architettura monumentale italiana. I sacrari di Robert Tischler a Quero, Tolmino, Pordoi e Pinzano al Tagliamento si sarebbero affiancati a quelli progettati da Giuseppe Greppi sul Brenta, a San Candido, Caporetto, Livinallongo e Redipuglia.
Abstract
This paper aims to investigate the complex and contrasting approaches of Germany and Italy in establishing secular sites of remembrance to commemorate their soldiers who died during World War I. It was common in Italy to build monuments in the spirit of the Risorgimento; conversely, Germany soon tried to break with its past.
Garden art served as a guideline for German graveyards on the Western front. Later, similarly to what had happened in Italy since 1934, Germany started to erect large memorials to propagate a narrative in line with the political ideologies of the time. Between 1936 and 1941, Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge entrusted its architect Robert Tischler with the construction of a series of war memorials on the Italian soil. These monumental memorials were erected on the former frontline, which at that time was also the breeding ground for a new era of Italian monumental architecture. Robert Tischler’s memorials in Quero, Tolmin, Pordoi and Pinzano al Tagliamento are interspersed with those designed by Giuseppe Greppi and erected by the river Brenta, in San Candido, Kobarid, Livinallongo and Redipuglia.
Dopo la guerra sul Carso una serie di azioni di progetto per il recupero dei luoghi incontrarono dei contrasti molto forti da parte della burocrazia e della politica dello Stato italiano. Il saggio cerca di affrontare il complesso... more
Dopo la guerra sul Carso una serie di azioni di progetto per il recupero dei luoghi incontrarono dei contrasti molto forti da parte della burocrazia e della politica dello Stato italiano. Il saggio cerca di affrontare il complesso processo di progettazione con ideali diversi, tra monumentalizzazione e ritorno alla normalità.
Giusto trent'anni fa, nel 1989, iniziai a indagare gli effetti che lo spopolamento aveva prodotto nelle valli del Friuli Occidentale, un sistema alpino complesso, che presentava forme di insediamento diverse da valle a valle. La prima... more
Giusto trent'anni fa, nel 1989, iniziai a indagare gli effetti che lo spopolamento aveva prodotto nelle valli del Friuli Occidentale, un sistema alpino complesso, che presentava forme di insediamento diverse da valle a valle. La prima sensazione di interesse era quella di percorrere intere vallate desertificate e completamente lasciate all'avanzata degli elementi naturali. L'uomo e la sua presenza sembravano essere collocati dalla natura in un ambito della memoria, in una sorta di rovina immanente che ridimensionava la capacità della nostra specie di modellare per sempre territori e paesaggi. Rimanevano le tracce di una potente pressione antropica che mostravano un processo di insediamento che si era spinto nei secoli passati fino ad ambiti asprissimi e poco produttivi. L'archeologia di un processo di diffusa colonizzazione a poco a poco si dispiegava nel territorio esprimendo una misura, ma non i motivi che avevano condotto a differenze insediative così evidenti da comunità a comunità. Nelle valli del Cellina e del Colvera gli insediamenti erano ancora nucleati e centrati sugli abitati di tradizione medievale. Nella valle del Cosa la matrice di abitati dispersi di tradizione medievale aveva stimolato un insediamento sei-settecentesco polverizzato, con case isolate o borgate composte da numerose famiglie riconosciute con lo stesso patronimico. In Val Meduna, la valle che nel medioevo era stata riorganizzata con la fondazione di tre villaggi su altrettanti terrazzi fluvioglaciali, l'espansione dell'insediamento di età moderna era ancora più evidente come un fenomeno di espansione economica e demografica al quale si era succeduto un episodio di crisi e abbandono.
Il libro descrive alcune iniziative di restauro territoriale attivate da un comitato locale. La postfazione vuole riconoscere a questa iniziativa una novità rispetto ad altre iniziative di valorizzazione delle identità di villaggio.... more
Il libro descrive alcune iniziative di restauro territoriale attivate da un comitato locale. La postfazione vuole riconoscere a questa iniziativa una novità rispetto ad altre iniziative di valorizzazione delle identità di villaggio. Quella di Dardago è una sorta di comunità di progetto che ha recuperato luoghi e angoli del paesaggio ormai abbandonati attivando forme di lavoro cooperativo e legami di amicizia.
L'esperienza può essere utile per definire cosa sono le comunità di progetto e quali ambiti di interesse dovrebbero essere al centro delle attenzioni di un organismo informale di questa natura. Nel libro ci sono poi alcune note a due progetti condotti nel territorio di Dardago. Il primo è relativo alla scoperta di una fortificazione altomedievale, mentre il secondo riguarda la valorizzazione del villaggio abbandonato di Longiarezze.
Dopo la guerra del 1992-95 la legge sui beni culturali della Bosnia Erzegovina ha riconosciuto come patrimonio anche gli edifici distrutti e in qualche modo testimoniati da rilievi e ricognizioni fotografiche precedenti alla demolizione.... more
Dopo la guerra del 1992-95 la legge sui beni culturali della Bosnia Erzegovina ha riconosciuto come patrimonio anche gli edifici distrutti e in qualche modo testimoniati da rilievi e ricognizioni fotografiche precedenti alla demolizione. In molti casi persino le rovine erano state trasferite in discariche improvvisate e la ricostruzione ha permesso di ricollocare in opera sono una piccola quantità di materiale nell’originaria posizione. Nell’impossibilità di agire con un progetto di restauro che prevedesse una ricostruzione fedele dei manufatti si è privilegiato valutare il fatto che gli stessi avevano un preciso significato identitario per le componenti etniche che avevano perso il confronto militare. La pulizia etnica era stata perpretata distruggendo gli edifici religiosi e civili che rappresentavano gli avversari. La ricomposizione sociale dei territori ‘semplificati’ dall’azione militare passava attraverso la nuova rappresentazione spaziale delle identità culturali che si voleva rientrassero nelle loro terre natali. La legge delle federazione ha quindi promosso la costruzione di copie, non sempre esatte, delle architetture originali.
Queste copie sono considerate monumento nazionale per il valore che hanno nel ricordare architetture ormai perdute. Una ricognizione puntuale dei cantieri dei beni culturali oggetto di reinterpretazione ha permesso di cogliere il carattere simbolico delle moschee di Stolac, di Trebinje, di Milici, di Nevesine e del patriarcato ortodosso di Mostar.
Le copie architettoniche cercano di ricostruire il paesaggio culturale delle popolazioni che scacciate stanno lentamente rientrando. L’architettura postraumatica assume così un carattere consolatorio.
Il saggio vuole mostrare diverse esperienze di progettazione attraverso l'uso della camminata con particolare attenzione ad alcune esperienze del nord est
Catalogo della mostra fotografica sui borghi di Casarsa della Delizia attraverso le foto di Giovanni Castellarin e e testi di Pier Paolo Pasolini, tenuta presso il Centro Studi Pier Paolo Pasolini.
Il saggio indaga le opere monumentali prodotte da Bogdan Bogdanovic tra la produzione del suo primo libro e del terzo (1958-1966). I primi memoriali progettati tengono in grande considerazione i temi urbanistici legati al senso dei luoghi... more
Il saggio indaga le opere monumentali prodotte da Bogdan Bogdanovic tra la produzione del suo primo libro e del terzo (1958-1966). I primi memoriali progettati tengono in grande considerazione i temi urbanistici legati al senso dei luoghi e alla urbanistica minore.
Il saggio applica alcuni principi dell'ecologia storica alla ricostruzione delle trasformazioni ambientali in un tratto di versante della pedemontana del Friuli Occidentale. Qui la comunità di Marsure ha sviluppato nei secoli diversi... more
Il saggio applica alcuni principi dell'ecologia storica alla ricostruzione delle trasformazioni ambientali in un tratto di versante della pedemontana del Friuli Occidentale. Qui la comunità di Marsure ha sviluppato nei secoli diversi rapporti con le superfici inclinate. L'indagine sul campo è stata condotta anche a seguito di una importante esplorazione archivistica che ha permesso di individuare delle novità nella lettura storica delle pratiche di attivazione delle risorse ambientali.
Research Interests:
Il saggio testimonia l'atteggiamento a un progetto di recupero di un'ampia area dismessa nella quale si collocano alcuni oggetti defunzionalizzati. L'area era in parte una struttura militare con bunker collegati da gallerie. Nella stessa... more
Il saggio testimonia l'atteggiamento a un progetto di recupero di un'ampia area dismessa nella quale si collocano alcuni oggetti defunzionalizzati. L'area era in parte una struttura militare con bunker collegati da gallerie. Nella stessa area resiste come rudere una delle più grandi architetture di Robert Tischler, il sacrario germanico per i morti della Battaglia del Tagliamento del 1917, progettato nel 1939.
Research Interests:
Introduzione Tra gli elementi del paesaggio storico friulano il castello è quello che caratte-rizza meglio l'identità del territorio. La densità degli insediamenti fortificati fa di questa regione un campo privilegiato per gli studi e le... more
Introduzione Tra gli elementi del paesaggio storico friulano il castello è quello che caratte-rizza meglio l'identità del territorio. La densità degli insediamenti fortificati fa di questa regione un campo privilegiato per gli studi e le ricerche sull'incastellamen-to dell'Italia settentrionale. Nella necessità di comprendere a pieno questo fenomeno in Friuli agli scavi occorre affiancare una capillare ricerca d'archivio, ricognizioni e sopralluoghi sul territorio per verificare e individuare l'esistenza di strutture, insediamenti, appre-stamenti di difesa, tracce d'uso al fine dello sfruttamento delle risorse, mutamenti e persistenze della viabilità, seguendo in questo le metodologie di indagine già in uso in altre aree montane d'Italia che hanno dato risultati importanti, 1 anche se gli interessi degli studiosi hanno privilegiato quasi sempre la fascia cronologica tardo antica-altomedioevale per cogliere il passaggio tra la tarda età imperiale e l'età longobarda. 2 Le ricerche e gli interventi che sono stati realizzati negli anni hanno riguardato per lo più i castelli della pedemontana collinare e di pianura, raramente quelli posizionati in altura: questa realtà è legata soprattutto a motivi contingenti e oc-casionali e non ad una precisa scelta strategica. Anche se sono state intensificate le indagini archeologiche nei castelli, 3 manca uno studio sistematico di ampia pro-spettiva che analizzi anche in modo critico le caratteristiche dei castelli di prima e seconda generazione e verifichi l'esistenza di reali connessioni tra gli insediamen-ti fortificati di epoche diverse nel quadro dei rapporti con il territorio. 4 1 È il caso ad esempio del lago di Garda dove con l'aereofotointerpretazione dei siti d'altura si sono avuti dati interessanti.
Research Interests:
Il saggio testimonia la scoperta di una fortezza altomedievale e di un villaggio abbandonato di età bassomedievale in Friuli.
Research Interests:
Il saggio ispeziona alcuni fenomeni di recupero delle aree militari abbandonate lungo la linea difensiva del Tagliamento. Alcune caserme cominciano ad essere riconvertite e così pure alcune opere militari come quella di Pinzano. Per altre... more
Il saggio ispeziona alcuni fenomeni di recupero delle aree militari abbandonate lungo la linea difensiva del Tagliamento. Alcune caserme cominciano ad essere riconvertite e così pure alcune opere militari come quella di Pinzano. Per altre zone invece o non ci sono decreti di trasmissione degli immobili alle comunità locali oppure si stanno demolendo le opere di presidio cancellando la memoria della linea difensiva.
Research Interests:
the Duke of Styria, at the end of the XII century, passed on to the Templar knight and then to the Order of Malta. The soldier monks used the place as a travelling station and as location for stocking and selling goods converging there... more
the Duke of Styria, at the end of the XII century, passed on to the Templar knight and then to the Order of
Malta. The soldier monks used the place as a travelling station and as location for stocking and selling goods
converging there from the entire right side of Tagliamento. The rituality that marked the gathering of such
tributes materialised into a series of cadastres called ‘cabrei’, recording changes in crop and property regime.
A comparison between the lots and the current structure of particles shows that the latter has essentially remained
unchanged, whereas the system for private land management, landscapes and farming techniques
have undergone a dramatic change. Once geo-referenced the 1792 cabreo, a reconstruction of the medieval
particles and a comparison with historical cartography allowed us to identify the different agrarian regions
defined by late medieval agrarian planning. We turned out with a framework that confirms the existence of a
system of masi (traditional rural residences), condensed around a probably pre-existent nucleus with its road
system. The village created a poly-focal and informal built environment, surrounded by a system of agrarian
regions identified according to the pedologic characters of grounds which were peculiarly dry.
Keywords: medieval agrarian planning; medieval particles; medieval setting; history of agriculture; medieval
landscapes.
Riassunto. I censi dovuti al duca della Stiria dagli abitanti di un piccolo paesino dell’alta pianura pordenonese,
sul finire del XII secolo, transitarono ai cavalieri templari e da loro all’ordine di Malta. I monaci soldati
usavano il luogo sia come stazione durante gli spostamenti, sia come ambiente per lo stoccaggio e la vendita
dei prodotti che confluivano qui da tutta la destra Tagliamento. La ritualità con la quale si riscuotevano i
censi delle terre si materializzò in una serie di cabrei che registravano i cambiamenti di coltura e le novità nel
regime delle proprietà. Il confronto tra i lotti e il disegno attuale del particellato dimostra come quest’ultimo
non sia sostanzialmente cambiato, mentre sono profondamente mutati i sistemi di gestione delle terre private,
i paesaggi e le tecniche di coltivazione. La georeferenziazione del cabreo del 1792, il ridisegno del particellare
medievale ed il confronto con la cartografia storica hanno permesso di riconoscere le diverse regioni agrarie
definite dalla pianificazione agraria del bassomedioevo. Ne è uscito un quadro che conferma la costruzione
di un sistema di masi addensati a partire da un nucleo e da un sistema stradale probabilmente preesistenti.
L’abitato dava vita a un ambiente costruito polifocale e informale, attorniato da un sistema di regioni agrarie
identificate sulla base del carattere pedologico di suoli particolarmente aridi.
Parole-chiave: pianificazione agraria medievale; particellato medievale; insediamento medievale; storia
dell’agricoltura; paesaggi medievali.
Research Interests:
La lettura dell'insediamento bosniaco viene restituita contestualizzando nel tempo le descrizioni precedenti al Congresso di Berlino mostrando come questo ambito della Turchia Europea fosse poco conosciuto fino all'inizio dell'800. La... more
La lettura dell'insediamento bosniaco viene restituita contestualizzando nel tempo le descrizioni precedenti al Congresso di Berlino mostrando come questo ambito della Turchia Europea fosse poco conosciuto fino all'inizio dell'800. La specialità dell'insediamento poroso turco non veniva percepito correttamente e in quasi tutti i casi le rappresentazioni erano influenzate da un profondo condizionamento ideologico.
Il saggio descrive la costruzione e la crisi del sistema di difesa militare costruito a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso attorno al nodo viabilistico di Casarsa.. Qui si concentrarono una serie di servizi militari per la battaglia... more
Il saggio descrive la costruzione e la crisi del sistema di difesa militare costruito a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso attorno al nodo viabilistico di Casarsa.. Qui si concentrarono una serie di servizi militari per la battaglia di campo e altri di trattenuta con corpi militari che andavano dalla fanteria d’arresto, ai corpi deputati a costruire campi minati, ai carristi dell’Ariete e agli elicotteri da combattimento. Da una decina di anni alcune di queste funzioni sono venute meno e molti luoghi e architetture che facevano parte di questo disegno di difesa sono venute meno dichiarando il loro livello di crisi con i paesaggi dell’abbandono
Research Interests:
Il saggio cerca di ricostruire il sistema insediativo dell'alta Val Meduna proponendo una lettura particolare di un documento del 981 che identificava una corte di Lunas mai identificata dagli storici. Alcune tracce toponomastiche e la... more
Il saggio cerca di ricostruire il sistema insediativo dell'alta Val Meduna proponendo una lettura particolare di un documento del 981 che identificava una corte di Lunas mai identificata dagli storici. Alcune tracce toponomastiche e la scoperta di un castello antico aprono la possibilità di interpretare le forme del popolamento alpino.
Research Interests:
Il saggio rende conto dell'analisi condotta su San Daniele del Friuli, Artegna e Fagagna per la vestizione dei rispettivi vincoli paesaggistici all'interno della procedura del Piano Paesaggistico del Friuli Venezia Giulia.
Research Interests:
Il saggio racconta lo speciale caso della costruzione della Casa del Balilla di Martignacco rendendo evidenti i particolari rapporti che intercorrevano tra il progettista Cesare Scoccimarro e il collega Ermes Midena.
Research Interests:
Prime prove di modernità nell’età della Belle epoque e Tra eclettismo e storicismo. I due saggi introducono le prime due sezioni del volume affrontando il tema del rapporto che intercorre tra la cultura architettonica e le scelte... more
Prime prove di modernità nell’età della Belle epoque e Tra eclettismo e storicismo.
I due saggi introducono le prime due sezioni del volume affrontando il tema del rapporto che intercorre tra la cultura architettonica e le scelte politiche del tempo. La costruzione della città industriale provocava non poche tensioni tra tentativi di normalizzazione e pianificazione e la scelta spregiudicata di lasciare libera iniziativa al mercato. La società borghese all’inizio del secolo si vesti dei temi della semplificazione spartana e funzionale delle architetture, mentre dopo la guerra il riferimento a uno stile classicamente italico vede un fiorire di architetture pubbliche e private ispirate allo storicismo.
L’indagine è stata svolta cercando di incrociare la cartografia storica con le possibilità degli strumenti informatici di rappresentare tridimensionalmente un territorio. La descrizione di questo speciale territorio si è avvalsa dello... more
L’indagine è stata svolta cercando di incrociare la cartografia storica con le possibilità degli strumenti informatici di rappresentare tridimensionalmente un territorio. La descrizione di questo speciale territorio si è avvalsa dello spoglio di una serie di documenti storici pubblicati alla fine dell’800 e mai reitrerpretati.
Research Interests:
Il saggio cerca di chiarire i termini e la modalità di costruzione della strada per Pontebba e del ponte sul Meduna agli inizi dell'800.
Research Interests:
Il saggio analizza le forme della dispersione degli ultimi vent’anni rintracciando, a volte, in esse le tracce di implicite regole di distribuzione che provengono da forme di dispersione più antica (medievale e moderna). In certi... more
Il saggio analizza le forme della dispersione degli ultimi vent’anni rintracciando, a volte, in esse le tracce di implicite regole di distribuzione che provengono da forme di dispersione più antica (medievale e moderna). In certi territori la dispersione è infatti un fenomeno arcaico e non appartiene solo alla contemporaneità, e diventa interessante riconoscere le diverse e spesso contraddittorie matrici della diffusione proprio quando la disciplina tende a descriverla come un fenomeno omologante. Alla fine di questa discussione sull’argomento il saggio propone anche alcune modalità progettuali tese al governo del fenomeno.
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Il testo è introdotto brevemente da Anna Marson e rende conto di una indagine fatta su questi particolari strumenti di pianificazione paesaggistica analizzandone cinque che hanno avuto a che fare con il tentativo di normare i territori... more
Il testo è introdotto brevemente da Anna Marson e rende conto di una indagine fatta su questi particolari strumenti di pianificazione paesaggistica analizzandone cinque che hanno avuto a che fare con il tentativo di normare i territori della dispersione insediativa. L'analisi degli strumenti evidenza limiti e vantaggi di questi strumenti di pianificazione strategica verificando le diverse “carte” con lo stesso impianto di analisi dello strumento. L'obiettivo era attento a verificare quale fosse la capacità di attivare pratiche capaci di opporsi allo sprawl e al degrado dei margini insediativi.
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Il volume analizza il valore della tradizione in un territorio come quello friulano che per diversi secoli è stato studiato da antropologi e etnografi. L saggio cerca di cogliere i cambiamenti avvenuti a cavallo del nuovo secolo ponendo... more
Il volume analizza il valore della tradizione in un territorio come quello friulano che per diversi secoli è stato studiato da antropologi e etnografi. L saggio cerca di cogliere i cambiamenti avvenuti a cavallo del nuovo secolo ponendo attenzione al fatto che ci si trova a ormai in un momento di crisi dell'urbanità dispersa. Finito il grande momento espansivo della fine del Novecento le città friulane sembrano non crescere più e subire gli effetti di una implosione che lascia grandi vuoti all'interno dell'urbanizzato. Scompaiono i paesaggi intermedi e nella diffusione la frammentazione provoca stridenti contrasti tra ambiti rigidamente conservati e territori abbandonati alle successioni ecologiche.
In una situazione di questo genere la città diffusa si consolida e diventa un fatto storico. In attesa di nuovi stili di vita le modalità di mobilità e di residenzialità cambiano il modo di percepire il territorio.
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L’intero Friuli Venezia Giulia dopo il 1945 è diventato una grande fortezza che, come la “Bastiani” del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, non è mai stata usata per gli scopi per i quali è stata costruita. Oggi la dissoluzione della... more
L’intero Friuli Venezia Giulia dopo il 1945 è diventato una grande fortezza che, come la “Bastiani” del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, non è mai stata usata per gli scopi per i quali è stata costruita.
Oggi la dissoluzione della grande infrastruttura militare, pensata come una porosa trincea nei confronti del comunismo dilagante oltreconfine, pone molti interrogativi sul significato e sui tempi del riuso di ampie porzioni del territorio per qualche decina di anni separate e funzionalizzate per gli scopi militari.
Il Friuli Venezia Giulia è stata la regione italiana militarizzata per eccellenza, ma oggi lo svuotamento e gli abbandoni avvengono con la più inconsapevole disattenzione dell’opinione pubblica. La regione delle caserme si sta trasformando in quella delle macerie e dei boschetti che avvolgono quelle che un tempo erano le caserme nelle quali intere generazioni di italiani hanno sprecato parte della loro vita attendendo “tartari” che non sono mai arrivati. Il disegno delle dismissioni resta privo di significato per molti, così come è difficile ricostruire il quadro dei presidi militari e delle ragioni difensive espresse da una non chiara geografia e categorizzazione dei siti. Caserme, poligoni, osservatori, polveriere, magazzini, postazioni con armi pesanti si confondono e rimangono incastrati come fossili nella diffusione insediativa del secondo dopoguerra.
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Intervento al convegno sui rischi idraulici. Seminario regionale sui rischi naturali: RAFFORZAMENTO DELLE CAPACITÀ SOCIALI PER AFFRONTARE I RISCHI NATURALI NELLE ALPI Gorizia, 4-5 Aprile 2011 Nell'occasione è stata esposta l'idea di... more
Intervento al convegno sui rischi idraulici.
Seminario regionale sui rischi naturali:
RAFFORZAMENTO DELLE CAPACITÀ SOCIALI PER AFFRONTARE I RISCHI NATURALI NELLE ALPI
Gorizia, 4-5 Aprile 2011
Nell'occasione è stata esposta l'idea di realizzare per alcune aree alpine mappe di comunità relative alla fragilità idrogeologica.
L'articolo affronta i temi dell'evoluzione della progettazione partecipata in Francia attraverso il confronto di tre diverse esperienze professionali. Tre studi che sono nati pochi anni fa e che hanno elaborato autonome e creative... more
L'articolo affronta i temi dell'evoluzione della progettazione partecipata in Francia attraverso il confronto di tre diverse esperienze professionali. Tre studi che sono nati pochi anni fa e che hanno elaborato autonome e creative modalità di progettazione coinvolgendo i cittadini.
Le loro iniziative affrontano i temi del ridisegno degli spazi residuali della città contemporanea attraverso l'attivazione di processi di osservazione/progettazione capaci di coinvolgere i cittadini.
La seconda metà degli anni '30 segna il panorama architettonico friulano con una profonda crisi delle commesse del regime. La crisi politica del PNF udinese compromise anche la carriera di alcuni dei giovani architetti attivi in provincia... more
La seconda metà degli anni '30 segna il panorama architettonico friulano con una profonda crisi delle commesse del regime. La crisi politica del PNF udinese compromise anche la carriera di alcuni dei giovani architetti attivi in provincia e tra questi Ermes Midena. I suoi progetti per il regime si fermano con la visita di Mussolini del 1938 ma hanno tutti un problema rispetto alla crisi: non saranno mai realizzati.
L'esplorazione dell'archivio di Parma permette di cogliere l'incertezza produttiva dell'architetto udinese.
Il saggio chiarisce il coinvolgimento di Cesare Scoccimarro nella vicenda della costruzione di sette Case del Balilla in Friuli dimostrando come l'architetto, a quel tempo trasferitosi a Milano, collaborasse con Ermes Midena che aveva... more
Il saggio chiarisce il coinvolgimento di Cesare Scoccimarro nella vicenda della costruzione di sette Case del Balilla in Friuli dimostrando come l'architetto, a quel tempo trasferitosi a Milano, collaborasse con Ermes Midena che aveva anche l'incarico di coordinatore dell'ufficio tecnico dell'ONB di Udine.
Il lavoro tende a chiarire anche le motivazioni che condussero l'architetto a un diverso registro linguistico nella costruzione delle Case del Balilla della montagna.
Il Friuli Venezia Giulia è stata la regione più militarizzata dell'Italia e quella che sta subendo le fasi più importanti della dismissione del patrimonio immobiliare del ministero della difesa. Questo saggio cerca di fare il punto sulla... more
Il Friuli Venezia Giulia è stata la regione più militarizzata dell'Italia e quella che sta subendo le fasi più importanti della dismissione del patrimonio immobiliare del ministero della difesa. Questo saggio cerca di fare il punto sulla situazione aggiornandone la lettura.
A partire dal 2008 l’esperienza di scoperta archeologica e di riconoscimento di un villaggio medievale, abbandonato già nel XVI secolo, ha permesso di organizzare quattro campagne di ricerca e decine di incontri con la popolazione locale.... more
A partire dal 2008 l’esperienza di scoperta archeologica e di riconoscimento di un villaggio medievale, abbandonato già nel XVI secolo, ha permesso di organizzare quattro campagne di ricerca e decine di incontri con la popolazione locale. L’esperienza di mobilitazione è stata promossa dall’Ecomuseo delle Dolomiti Friulane ed è stata raccolta in questo volume per documentare la prima fase del lavoro.
Il saggio ripercorre lo sviluppo e l’esito di una esperienza di progettazione partecipata a Quaarto d’Altino legata ai valori del paesaggio e dell’archeologia della gronda lagunare veneziana. In particolare Baccichet ha curato il... more
Il saggio ripercorre lo sviluppo e l’esito di una esperienza di progettazione partecipata a Quaarto d’Altino legata ai valori del paesaggio e dell’archeologia della gronda lagunare veneziana. In particolare Baccichet ha curato il laboratorio sul modello di una “charrette” per la costruzione di una Carta del Paesaggio dotata di una sessantina di proposte progettuali proposte dai cittadini e di una mappa di comunità. Gli esiti del processo partecipativo hanno fatto parte del della Valutazione Ambientale Strategica del Piano di Assetto Territoriale del Comune di Quarto d’Altino.
Il saggio indaga l’occasione del concorso per il primo piano regolatore di Pordenone analizzando e confrontando, in particolare, il progetto vincitore di Filippone e Della Rocca con il secondo classificato di Morone, Natoli e Perelli, che... more
Il saggio indaga l’occasione del concorso per il primo piano regolatore di Pordenone analizzando e confrontando, in particolare, il progetto vincitore di Filippone e Della Rocca con il secondo classificato di Morone, Natoli e Perelli, che si rifaceva alle idee di Cesare Chiodi.
Il fascicolo stampato in occasione della conferenza sugli esempi di progettazione partecipata tenuta alla Biennale Architettura del 2012 documenta l’esperienza del laboratorio organizzato per la costruzione di una “carta del paesaggio e... more
Il fascicolo stampato in occasione della conferenza sugli esempi di progettazione partecipata tenuta alla Biennale Architettura del 2012 documenta l’esperienza del laboratorio organizzato per la costruzione di una “carta del paesaggio e dell’archeologia a Quarto d’Altino”.
L’esperienza, nella quale sono stati coinvolti circa cento cittadini, era tesa a verificare l’applicazione disciplinare del metodo della charrette e della costruzione di un “patto” territoriale tra diversi attori sulla scorta delle esperienze francesi.

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ISBN 978-8898176182 Dalla lunga crisi che attraversò il Partito Nazional Fascista in Friuli per tutti gli anni '30 emerge chiaro, nel suo intento utopico, il tentativo di rappresentare il regime attraverso un progetto di... more
ISBN 978-8898176182  Dalla lunga crisi che attraversò il Partito Nazional Fascista in Friuli per tutti gli anni '30 emerge chiaro, nel suo intento utopico, il tentativo di rappresentare il regime attraverso un progetto di infrastrutturazione simbolica del territorio. Per fare questo si organizzò un piano di servizi appoggiati a nuove architetture disegnate con un linguaggio d'avanguardia.
Questo volume restituisce le indagini e gli esiti di una ricerca, condotta sui territori del Vene-to, Friuli Venezia Giulia e Carinzia, sugli effetti benefici che le attività artistiche potrebbero provocare su insediamenti e territori... more
Questo volume restituisce le indagini e gli esiti di una ricerca, condotta sui territori del Vene-to, Friuli Venezia Giulia e Carinzia, sugli effetti benefici che le attività artistiche potrebbero provocare su insediamenti e territori montani in crisi. L'esperienza di mappatura di luoghi e villaggi alpini è finalizzata a promuovere il tu-rismo sostenibile e la rigenerazione territoriale e urbana nelle aree montane interessate dal Programma di cooperazione Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020. Dieser Band gibt einen Überblick über die Unter-suchungen und die Forschungsergebnisse, wel-che in den Regionen Friaul-Julisch Venetien und Kärnten durchgeführt wurden zur Erforschung der möglichen positiven Auswirkungen künstl-erischer Aktivitäten auf krisengeschüttelte Sie-dlungen und Bergdörfer. Die Kartierung alpiner Orte und Dörfer zielen auf die Förderung eines nachhaltigen Tourismus und der territorialen und städtischen Erneuerung in Berggebieten ab, die unter das Kooperationsprogramm Inter-reg V-A Italien-Österreich 2014-2020 fallen.
Catalogo della mostra sui sacrari germanici tra Isonzo e Piave costruiti dal Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge (VDK)nella seconda metà degli anni Trenta. Il catalogo documenta la mostra organizzata presso il Tolminski Muzej di... more
Catalogo della mostra sui sacrari germanici tra Isonzo e Piave costruiti dal Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge (VDK)nella seconda metà degli anni Trenta. Il catalogo documenta la mostra organizzata presso il Tolminski Muzej di Tomino nell'estate del 2020.
Sul colle che sovrasta il ponte sulla stretta del Tagliamento un'architettura misteriosa e in rovina da ottanta anni sollecita il viaggiatore a chiedersi i motivi di quella presenza. Per mezzo secolo l'attività dei militari, che sul Col... more
Sul colle che sovrasta il ponte sulla stretta del Tagliamento un'architettura misteriosa e in rovina da ottanta anni sollecita il viaggiatore a chiedersi i motivi di quella presenza. Per mezzo secolo l'attività dei militari, che sul Col Pion avevano un'opera costruita in età della guerra fredda, ha inibito ogni frequentazione dei luoghi. La dismemoria è piombata sul colle celando ogni storia precedente agli interessi della difesa nazionale. Eppure tra bunker in calcestruzzo e postazioni di osservazione rimaneva ancora ben visibile una originale architettura in muratura progressivamente invasa dalla vegetazione. Oggi invece su questo colle, diventato di proprietà comunale, si sta costruendo un progetto territoriale che si confronta con i temi della memoria e della storia contemporanea. Qui a partire dal 1939 prese forma il desiderio del Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge, l'associazione tedesca che si prendeva cura delle sepolture della prima guerra mondiale, di costruire un sacrario che ricordasse la battaglia del Tagliamento (1917). Qui intervenne il suo architetto di fiducia, Robert Tischler di Monaco, che scelse con cura questo luogo e attraverso due progetti definì un sacrario che era perfettamente coerente con la retorica pangermanica del periodo. Progettato prima come un totenburg (fortezza dei morti), poi come un esteso tempio arcaico, questa architettura è un esempio unico nel paesaggio del triveneto e presenta molte differenze dalle altre opere che Tischler progettò per la Germania lungo la storica linea del fronte a Tolmino, Quero, Feltre e Passo Pordoi. Moreno Baccichet Architetto, dottore di ricerca in Storia dell'architettura e dell'urbanistica, insegna Urbanistica e Pianificazione territoriale presso le Università di Ferrara, Udine e Venezia. Le sue ricerche sono tese a definire l'evoluzione degli insediamenti storici in Veneto e Friuli e a proporre nuove pratiche per la pianificazione contemporanea.
L’immagine usuale del Veneto negli anni recenti è quella di una regione agricola che improvvisamente, e in modo scomposto, ha scoperto lo sviluppo. Vittorio Veneto rappresenta, da questo punto di vista, un altro Veneto, fuori dai “luoghi... more
L’immagine usuale del Veneto negli anni recenti è quella di una regione agricola che improvvisamente, e in modo scomposto, ha scoperto lo sviluppo.
Vittorio Veneto rappresenta, da questo punto di vista, un altro Veneto, fuori dai “luoghi comuni” che caratterizzano la narrazione recente.
Dai primi progetti per il nuovo centro (Unione) destinato a unire Ceneda e Serravalle, ai piani urbanistici redatti da importanti professionisti e intellettuali che dagli anni ‘30 alla fine del secolo scorso ne hanno prefigurato e indirizzato gli assetti a venire, le vicende urbanistiche di Vittorio restituiscono un’immagine diversa e più complessa delle dinamiche, degli attori e delle trasformazioni territoriali intervenute.
I contenuti e le vicende dei numerosi piani e progetti che nel corso del XX secolo hanno modificato i tessuti urbani esistenti di questa città offrono, oltre a una rappresentazione inedita delle vicende urbanistiche di Vittorio Veneto, spunti di riflessione utili anche per i futuri interventi sulle urbanizzazioni recenti che caratterizzano ampie parti del territorio veneto. Gran parte dei materiali pubblicati, conservati nei diversi archivi comunali, sono inediti.
In età d'antico regime non tutti gli insediamenti alpini erano in equilibrio con le loro risorse. In Val Meduna, tra XVI e XVIII secolo, ogni controllo ambientale fu scardinato per cercare di sviluppare un'economia aperta, provocando un... more
In età d'antico regime non tutti gli insediamenti alpini erano in equilibrio con le loro risorse. In Val Meduna, tra XVI e XVIII secolo, ogni controllo ambientale fu scardinato per cercare di sviluppare un'economia aperta, provocando un rilevante aumento della popolazione e una totale frantumazione del sistema insediativo. In poco più di due secoli furono edificate un centinaio di borgate o case isolate lontane dagli insediamenti di tradizione medievale. Questo fenomeno costruì un paesaggio abitato disperso, decretando la fine della maggior parte delle pratiche comunitarie di tradizione antica. Il volume dimostra come lo spopolamento messo in luce dagli studi novecenteschi sia, almeno in parte, l'effetto di una crisi ecologica che in età moderna aveva alterato i precedenti rapporti tra popolazione e risorse ambientali nella vallata.
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Questo libro esamina la storia di un sistema urbano complesso e policentrico partendo dal rap-porto che lo stesso ha avuto, ha e avrà con la produzione di cibo e ortaggi. La nebulosa insediati-va, la città diffusa, la conurbazione... more
Questo libro esamina la storia di un sistema urbano complesso e policentrico partendo dal rap-porto che lo stesso ha avuto, ha e avrà con la produzione di cibo e ortaggi. La nebulosa insediati-va, la città diffusa, la conurbazione pordenonese che si è appoggiata al sistema delle risorgive del Noncello è una vera bioregione urbana che ha subito nel tempo profonde trasformazioni fisiche, ma che ha sempre mantenuto all'interno del suo tessuto enormi porzioni di terra coltivata e spazi di naturalità. Questa sorta di DNA legato all'agricoltura è stato vissuto in modo quasi inconsapevole da ge-nerazioni di pordenonesi. Gli spazi dell'abitare del metalmezzadro garantivano comunque un legame con la terra e con i cicli stagionali per una popolazione immigrata prima per lavorare sui telai dei cotonifici e poi nelle aziende metalmeccaniche. Le case minime degli operai della prima metà del Novecento e quelle costruite sui lotti ampi delle espansioni di Porcia e Cordenons del secondo dopoguerra, avevano orti e frutteti più che giardini. La periferia della città era fittamen-te coltivata mano a mano che la campagna produttiva veniva consumata dall'espansione edilizia. La città vasta divisa tra tre comuni, Cordenons, Porcia e Pordenone, ha un aspetto omogeneo e condizionato da una tradizione popolare e operaia. È all'interno di questo humus sociale che negli ultimi dieci anni si è sviluppato un fitto sistema di recupero del senso sociale e produttivo dell'agricoltura. È in questa nebulosa costruita, ma ricca di orti di autoproduzione, che rintrac-ciamo uno dei centri principali a livello nazionale nello sviluppo delle esperienze di agricoltura sociale. È in questo ambiente che stanno iniziando a crescere nuove forme di produzione di cibo di qualità con reti di distribuzione corte. È in questo ambiente, ricco di Gruppi di Acquisto Soli-dale e mercatini dei produttori, che sembra affacciarsi la possibilità di introdurre, come a Torino e a Milano, forme di pianificazione del cibo locale che coinvolgano, attraverso patti territoriali, cittadini consumatori e cittadini produttori. Il volume e la mappa allegata hanno il pregio di censire le buone pratiche presenti nel territorio della bioregione del Noncello. Queste esperienze sembrano già delineare una complessa e mo-derna strategia per il futuro. L'idea di questo libro è quella di pianificare la città partendo dalle aree agricole che la circonda-no e promuovendo pratiche territoriali che cominciano già ad affermarsi spontaneamente e che mettono in collegamento i cittadini con l'ambiente periurbano. La proposta è quella di costruire uno strumento di pianificazione che faccia perno sulla costruzione di un paesaggio del cibo (fo-odscape) trasformando l'agricoltura di prossimità, implementando i patti tra produttori e con-sumatori e costruendo reti locali e identitarie di distribuzione del cibo. In questo modo si potrà cambiare la città partendo proprio dalle frange. Da quei luoghi in cui l'edilizia a bassa densità si fonde con una campagna che conserva ancora un disegno antico. Moreno Baccichet, architetto professionista, è dottore di ricerca in Storia dell'architettura e dell'urbanistica e si occupa di storia del territorio veneto-friulano. Da alcuni anni insegna presso le università
Il cibo da sempre produce paesaggio: le diverse tradizioni alimentari si sedimentano e trasformano i territori. L’evoluzione della società contemporanea e, soprattutto, del rapporto tra città e campagna, porta a nuove trasformazioni sul... more
Il cibo da sempre produce paesaggio: le diverse tradizioni alimentari si sedimentano e trasformano i territori. L’evoluzione della società contemporanea e, soprattutto, del rapporto tra città e campagna, porta a nuove trasformazioni sul paesaggio, indotte dagli stili di vita, dai modelli comportamentali, dalle abitudini alimentari della popolazione.
Alcuni prodotti, che nel Friuli Occidentale consideriamo storici, sono stati inventati poco più di un secolo fa e anche il concetto di recupero della tradizione a volte propone, nel bene e nel male, cibi molti diversi da quelli originari. Le campagne producono quello che le città chiedono e oggi che tutto il territorio è di fatto città, soprattutto in contesti densamente abitati come quello pordenonese, la campagna esprime in termini
paesaggistici l’idea delle comunità inurbate.
L’economia e le mode alimentari influenzano in maniera determinante l’evoluzione del paesaggio, ma questi cambiamenti sono così lenti che a volte non si percepiscono.
Percorrere il territorio a piedi, tenendo conto di una lettura diacronica e storica rispetto alla produzione del cibo nel territorio, come abbiamo fatto con la campagna di Legambiente “Il cibo produce e trasforma il paesaggio”, permette di cogliere i mutamenti in corso, innescando occasioni di dibattito e critica.
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