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http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846762962&from=&fk_s= Indice e Preambolo. Nove film, come testi: Totò, Peppino e la… malafemmina, C’eravamo tanto amati, Habemus papam, Arrival, Dunkirk, The Old Man & the Gun, The Mule,... more
http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846762962&from=&fk_s=

Indice e Preambolo.
Nove film, come testi: Totò, Peppino e la… malafemmina, C’eravamo tanto amati, Habemus papam, Arrival, Dunkirk, The Old Man & the Gun, The Mule, Tenet, Marx può aspettare. E un romanzo, come immagini: I Promessi Sposi.
Sono sapide occasioni per occuparsi di lingua, parlando del cinema, e per occuparsi di cinema, parlando della lingua.
http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846746931&from=&fk_s=#tab1 Un avviamento pratico all’argomentazione grammaticale: ecco cos’è questo libro. Lungo le sue pagine, compaiono relazioni grammaticali, diatesi, accordi, ausiliari e... more
http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846746931&from=&fk_s=#tab1

Un avviamento pratico all’argomentazione grammaticale: ecco cos’è questo libro. Lungo le sue pagine, compaiono relazioni grammaticali, diatesi, accordi, ausiliari e molti altri temi. Nella prima parte, protagonista è l’italiano. Nella seconda, si spazia in un’area di ricerca più aperta e varia e due classiche questioni di sintassi inglese chiamano in causa italiano, georgiano, tiwa meridionale e choctaw. Il volume è offerto a Ignazio Mauro Mirto per i suoi sessanta anni ed è proposto, per un uso didattico diretto o indiretto, a chi, come lui, impartisce un insegnamento in cui la grammatica ha parte importante. Testimonia caldi rapporti di amicizia e, con un invito a partecipare all’amichevole ragionamento, mira a estenderli a chi, per studio o curiosità, gli si avvicina.
"Wir sind Papst" («nous sommes Pape») n’est pas une expression du pluralis maiestatis souvent utilisé par les souverains, mais un "nous" inclusif de l’entière nation allemande : un exemple journalistique qui joue avec la plasticité du... more
"Wir sind Papst" («nous sommes Pape») n’est pas une expression du pluralis maiestatis souvent utilisé par les souverains, mais un "nous" inclusif de l’entière nation allemande : un exemple journalistique qui joue avec la plasticité du "nous", la première personne du pluriel. Pronom d’un esprit identitaire basé sur l’inclusion et l’exclusion, «pronom de lâcheté» (Manganelli) utilisé par ceux qui refusent d’assumer les responsabilités liées au fait de dire "je", ou bien encore abus de pouvoir, le "nous" permet un déguisement du sujet et se prête à des usages différents.
Les essais contenus dans ce volume étudient le phénomène facetté de la première personne du pluriel dans des diverses langues et littératures romanes, du point de vue théorique jusqu’à l’analyse de cas exemplaires, dans les perspectives linguistique, littéraire, philologique et des études culturelles.
Sul sito https://www.pandoracampus.it è possibile acquistare il libro per intero o sue singole parti.
Introduzione
À la fin de la première décennie du vingtième siècle, quelques années avant sa mort prématurée, le linguiste genevois Ferdinand de Saussure préfigure une nouvelle discipline portant sur l'étude de « la vie des signes au sein de la vie... more
À la fin de la première décennie du vingtième siècle, quelques années avant sa mort prématurée, le linguiste genevois Ferdinand de Saussure préfigure une nouvelle discipline portant sur l'étude de « la vie des signes au sein de la vie sociale .» Dans ses cours de linguistique générale, il propose d'appeler sémiologie, cette science à venir. À la base de la future Sémiologie, Saussure place les idées d'une linguistique inédite par ses principes, peu nombreux et clairs, et par ses méthodes, simples et efficaces: une linguistique à la Saussure. Qu'en est-il aujourd'hui de la sémiologie à la Saussure ?
Postfazione a Yann Diener, "LQI. La nostra lingua quotidiana informatizzata", Edizioni ETS, Pisa 2023
Come una pianta saprofita, la lingua dei romanzi di Andrea Camilleri è cresciuta sul siciliano in maniera connotata e idiosincratica. Essa ha dato tuttavia vita ai prodotti letterari nazionali di maggiore successo in Italia, a cavaliere... more
Come una pianta saprofita, la lingua dei romanzi di Andrea Camilleri è cresciuta sul siciliano in maniera connotata e idiosincratica. Essa ha dato tuttavia vita ai prodotti letterari nazionali di maggiore successo in Italia, a cavaliere tra la fine del ventesimo e i primi due decenni del ventunesimo secolo. In funzione dell’ancora corrente panorama linguistico italiano, la prima parte di questo breve scritto suggerisce la ragione del singolare fenomeno culturale. La seconda parte coglie invece per via di metonimia tratti della prosa di Camilleri che, come spie significative, gettano luce sulla natura e sull’origine di una lingua letteraria così singolare.
"Max a enfermé Tom dans la cave" does not specify whether Tom was in the cellar before being locked up or not. This article shows how this semantic indeterminacy, highlighted and called «Effet Hamlet» by Jean-Paul Boons in the late... more
"Max a enfermé Tom dans la cave" does not specify whether Tom was in the cellar before being locked up or not. This article shows how this semantic indeterminacy, highlighted and called «Effet Hamlet» by Jean-Paul Boons in the late seventies, should perhaps be considered a fall-out of syntactic transformational processes.
Una tradizionale e una nuova (ma quanto nuova?) maniera di produrre ipocoristici in italiano sono messe a confronto e della nuova si illustrano brevemente aspetti diacronici, storici e sociolinguistici.
Copertina e indice del libro in cui lo scritto è comparso come saggio conclusivo e sua prima pagina.
When fame shone her light on the author of "Le parrocchie di Regalpetra", his name and surname echoed in Italy and in Europe in a different way to how they resounded throughout his life in his Sicilian hometown. This short study... more
When fame shone her light on the author of "Le parrocchie di Regalpetra", his name and surname echoed in Italy and in Europe in a different way to how they resounded throughout his life in his Sicilian hometown. This short study illustrates and discusses the differences.
The Old Sicilian Confessionali are devotional texts of the fourteenth and fifteenth centuries with a very simple textual structure. In particular, two of them, to a large extent, are lists of questions aimed at investigating the sinner... more
The Old Sicilian Confessionali are devotional texts of the fourteenth and fifteenth centuries with a very simple textual structure. In particular, two of them, to a large extent, are lists of questions aimed at investigating the sinner and his sins. Nevertheless they prove to be a useful field to define the values of the “passato prossimo” and the “passato remoto”. In the two texts, the two tenses have a clearly distinct distribution. The former has a perfective value, the latter has an aoristic value and, regardless of a temporal criterion, they occur according to this aspectual opposition.
Pubblicato, nel fascicolo 5 dell'annata 2018 della rivista, "Micromega", alle pp. 38-48, sotto il titolo redazionale "L'oceano linguistico di Camilleri" e provvisto di un sommario anch'esso redazionale. Chi avesse interesse per la... more
Pubblicato, nel fascicolo 5 dell'annata 2018 della rivista, "Micromega", alle pp. 38-48, sotto il titolo redazionale "L'oceano linguistico di Camilleri" e provvisto di un sommario anch'esso redazionale.
Chi avesse interesse per la versione a stampa può chiederne il pdf scrivendo all'indirizzo nunziolafauci@gmail.com
Une analyse syntaxique unitaire des constructions avec AVO en védique, grec ancien et latin fait l’objet de cet article. On les compare avec les constructions verbales correspondantes, actives et passives, pour déterminer les valeurs... more
Une analyse syntaxique unitaire des constructions avec AVO en védique, grec ancien et latin fait l’objet de cet article. On les compare avec les constructions verbales correspondantes, actives et passives, pour déterminer les valeurs fonctionnelles qui y jouent un rôle. Une différence pertinente entre les deux types de constructions se fait jour. Une prédication projetée comme AVO entrave régulièrement la carrière du Sujet initial vers la fonction de Sujet final. La discontinuité entre les deux fonctions ne caractérise pas en revanche les constructions verbales, où le sort du Sujet initial relève de la diathèse. Ressemblances et dissemblances entre les deux types de construction, y compris le dit « datif d’agent », ne sont que des reflets de cette différence de base.
Titolo redazionale
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Associazione per la storia della lingua italiana (Asli)
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Il volgare come forma del (nuovo) pensiero. E come alba di un’ultra-nazione.
(Il resto, per abbonamento alla rivista, a questo link: https://www.prometeoliberato.com/ o in edicola)
Di norma, i film di Nanni Moretti hanno Nanni Moretti come tema. "Il sol dell'avvenire" non fa eccezione. Coglierne dettagli espressivi e vedere come vi fanno sistema apre inattesi spiragli sul nocciolo ispiratore dell'opera.
L'ultima sillaba di Palomar è la prima di Marcovaldo e di Marco (Polo). L'uno finisce dove gli altri cominciano. Vale la pena di notarlo, con la cauta ipotesi che non si tratti di un caso. Sono i nomi di tre figure (o di tre personalità?)... more
L'ultima sillaba di Palomar è la prima di Marcovaldo e di Marco (Polo). L'uno finisce dove gli altri cominciano. Vale la pena di notarlo, con la cauta ipotesi che non si tratti di un caso. Sono i nomi di tre figure (o di tre personalità?) emblematiche di questo scrittore. Tutti e tre guardano il mondo, con modi differenti e differenti fortune. Osservare la parola di Calvino come la scruterebbe un Palomarco(valdo-o-Polo): questo andrebbe sempre fatto da chi la incontra e ha spirito curioso e interrogativo. Per andare oltre il suo abbagliante splendore. Per coglierne in trasparenza, appunto, la filigrana.
ChatGPT è, dicono, il prototipo di un simulatore del comportamento comunicativo umano...
Di "Fare nomi", in libreria dal prossimo aprile, "Prometeo" propone un'anticipazione.
Una divertente pièce teatrale nella Francia degli anni Venti [del secolo scorso] metteva in parodia la scienza medica e il suo sogno di autorità. Rileggerla cento anni dopo ci consente di cogliere, attraverso la lingua, ciò che di questo... more
Una divertente pièce teatrale nella Francia degli anni Venti [del secolo scorso] metteva in parodia la scienza medica e il suo sogno di autorità. Rileggerla cento anni dopo ci consente di cogliere, attraverso la lingua, ciò che di questo sogno permane e ciò che è invece mutato nel rovinoso declino del mondo moderno.
Giunto in Sicilia a coronamento del suo celebre "viaggio in Italia", il grande scrittore tedesco capì rapidamente come nella cultura indigena ci fossero tratti caratterizzanti ineluttabili. E forse per questo persistenti, come oggi si può... more
Giunto in Sicilia a coronamento del suo celebre "viaggio in Italia", il grande scrittore tedesco capì rapidamente come nella cultura indigena ci fossero tratti caratterizzanti ineluttabili. E forse per questo persistenti, come oggi si può dire.
Un segno grafico che forse racchiude in sé molte più risposte delle domande cui viene apposto. Una vocazione espressiva che parte dalle sue conturbarti linee curve, si combina con i puntuti triangoli e dice di una lucida attitudine... more
Un segno grafico che forse racchiude in sé molte più risposte delle domande cui viene apposto. Una vocazione espressiva che parte dalle sue conturbarti linee curve, si combina con i puntuti triangoli e dice di una lucida attitudine riflessiva.
A proposito di "Tenet" di Christopher Nolan
Godere del bello con un po' di consapevolezza linguistica
Varietà e oscurità delle espressioni umane
"Perifrasi del concetto di fame" di Leo Spitzer, cento anni dopo
Pubblicato su "Prometeo", con titolo leggermente diverso e con un fastidioso refuso.
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"Testa", "Maestro" e "Ministro", "Incinta", "Piuttosto che"
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"Aliud verbis, aliud sensu, scrive Quintiliano, quando spiega che l'allegoria consiste nel dire "una cosa con le parole e un'altra con le idee sottintese" (la traduzione è presa qui a prestito dal manuale di Bice Mortara Garavelli). Il... more
"Aliud verbis, aliud sensu, scrive Quintiliano, quando spiega che l'allegoria consiste nel dire "una cosa con le parole e un'altra con le idee sottintese" (la traduzione è presa qui a prestito dal manuale di Bice Mortara Garavelli). Il cinema di Marco Bellocchio allegoreggia.
Qui si scrive sui nomi che prendono e usano nella loro attività politica donne e uomini e si riflette linguisticamente sopra i modi con cui la questione si presenta in una specifica temperie nazionale. Mani avanti: lo si fa con... more
Qui si scrive sui nomi che prendono e usano nella loro attività politica donne e uomini e si riflette linguisticamente sopra i modi con cui la questione si presenta in una specifica temperie nazionale.
Mani avanti: lo si fa con consapevolezza del dibattito che la questione generale della nominazione pubblica ha da anni suscitato in sede nazionale e internazionale, nei termini di una differenza, se non di una discriminazione e svalorizzazione di un genere rispetto all’altro. Ma lo si fa anche con l’ipotesi, se non proprio con la convinzione che, nei casi in discussione, i termini del dibattito generale non siano qui di grande pertinenza.
Le persone politiche prese in considerazione non figurano infatti come oggetti di nominazioni adottate da altri o da altre sulla base di luoghi comuni e di pregiudizi, ma come soggetti di scelte onomastiche precise che le riguardano e che si può dire fungano, nella loro azione politica, da mosse tattiche e, in alcuni casi, strategiche per l’ottenimento di simpatia e di consensi.
Venne epidemicamente di moda qualche anno fa ed è rimasto oggi endemicamente corrente l'aggettivo solare, coi valori metaforici che prende quando è associato a designazioni d'esseri umani o a qualificare loro attitudini o comportamenti...
Non c'è sortita comunicativa pubblica, oggi, che linguisticamente non sia marcata e qualificata da verbi al futuro. Per formulare presagi fausti o più spesso infausti, in ogni campo della comunicazione e per qualsivoglia tema, come si... more
Non c'è sortita comunicativa pubblica, oggi, che linguisticamente non sia marcata e qualificata da verbi al futuro. Per formulare presagi fausti o più spesso infausti, in ogni campo della comunicazione e per qualsivoglia tema, come si trattasse di un'erba infestante (e di un'erba infestante in verità si tratta).
In questi giorni, all'Infinito di Giacomo Leopardi tocca in sorte una reiterata epifania nella programmazione delle reti della televisione pubblica italiana, con il pretesto di una celebrazione bicentenaria. C'è ben più del rischio che,... more
In questi giorni, all'Infinito di Giacomo Leopardi tocca in sorte una reiterata epifania nella programmazione delle reti della televisione pubblica italiana, con il pretesto di una celebrazione bicentenaria. C'è ben più del rischio che, per quanto la poesia possa essere considerata un bene immateriale e quindi, in linea di principio, inattaccabile dal degrado, essa venga egualmente sfigurata dall'usura, come altre delicate e preziose opere radicate in un passato di ormai vertiginosa diversità.
In "Arrival", il bel film che Eric Heisserer, come sceneggiatore, e Denis Villeneuve, come regista, hanno di recente tratto, con qualche necessaria libertà, dal racconto "Stories of your life" di Ted Chiang gli alieni paiono enormi... more
In "Arrival", il bel film che Eric Heisserer, come sceneggiatore, e Denis Villeneuve, come regista, hanno di recente tratto, con qualche necessaria libertà, dal racconto "Stories of your life" di Ted Chiang gli alieni paiono enormi calamari...
Con Tullio De Mauro è scomparso un grande intellettuale e l'ultimo rappresentante con autentico rilievo pubblico di una fondamentale tradizione culturale italiana.
C'è una credenza propalata di continuo in modo malandrino e quasi universalmente accolta senza il minimo vaglio critico. Anche da coloro che hanno moraleggiato di recente sulla questione della post-verità e sull'apertura di una nuova fase... more
C'è una credenza propalata di continuo in modo malandrino e quasi universalmente accolta senza il minimo vaglio critico. Anche da coloro che hanno moraleggiato di recente sulla questione della post-verità e sull'apertura di una nuova fase della società globale segnata dall'avvento di tale (presunta) novità. È la diffusissima credenza non tanto che la verità esista (cosa della quale, come esseri umani, è sempre lecito dubitare), quanto che tale verità stia lì, unica, indiscutibile e sempre fresca. Quindi pronta a essere colta e diffusa, perché facile e a portata di mano.
"Sono da sempre persuaso che un giorno entrerà in casa mia un cavallo verde a chiedermi una sigaretta senza filtro, e sento fin d'ora il disagio che proverò dovendogli rispondere che non fumo": come non condividere cordialmente... more
"Sono da sempre persuaso che un giorno entrerà in casa mia un cavallo verde a chiedermi una sigaretta senza filtro, e sento fin d'ora il disagio che proverò dovendogli rispondere che non fumo": come non condividere cordialmente l'attitudine di Giorgio Manganelli così deliziosamente presentata? Cinque verbi di forma finita, in equilibrata alternanza: presente, futuro, presente, futuro, presente. Alta oreficeria. Meccanica di precisione. "Sono persuaso": presente e stato morale permanente, vero in quanto soggettivo. Il futuro è d'altra parte un modo, più che un tempo; uno dei modi dell'irrealtà di cui l'italiano abbonda. In "entrerà" esso è però coniugato alla terza persona: la persona dell'oggettività. Di nuovo uno stato sentimentale: "sento (il disagio)", di nuovo un presente soggettivo. Segue "proverò", sintesi al futuro che mescola verità soggettiva e irrealtà oggettiva. Chiude "non fumo" ed è un mortaretto o, se si vuole, il contrario di un mortaretto; l'espressione più piana e quotidiana, al presente, di uno stato permanente del soggetto, visto negativamente. Quando si dice sapere scrivere. Lo si vede anche in questo minuscolo passaggio, tratto quasi a casaccio da una delle prose estemporanee di "Improvvisi per macchina da scrivere".
"Io ti amo": forse non tutti, ma certo molti "love affairs" passano per una dichiarazione del genere. Con più o meno trasporto, essa viene poi iterata innumerevolmente e reciprocamente. Un luogo comune espressivo che coinvolge due... more
"Io ti amo": forse non tutti, ma certo molti "love affairs" passano per una dichiarazione del genere. Con più o meno trasporto, essa viene poi iterata innumerevolmente e reciprocamente. Un luogo comune espressivo che coinvolge due persone. Si badi bene, persone grammaticali. Tutto è personale in "Io ti amo". Pronome e verbo sono le parti del discorso che la persona sposa per elezione. "Io ti amo": tutto è pronome o verbo ed è intriso di persona. Prima e seconda: le protagoniste del discorso. Una è la bocca, l'altra l'orecchio. La terza è solo ciò di cui si parla. Nel discorso, in rapporto con le altre, è la nonpersona. Così affermò Émile Benveniste, uno che se ne intendeva. La nostra grammatica definisce uniformemente "persone" (prima, seconda, terza) funzioni del discorso tra loro molto differenti, disse. Fanno meglio, aggiunse, i grammatici arabi. La nostra terza, per loro, è "l'assente". Alcune divinità governano la vita degli esseri umani. Tra queste, Eros. Va e viene, senza che possano farci nulla. Li accende e li spegne. Tanto li genera, quanto, visto che li genera, può capitare li uccida. Eppure, nel discorso, Eros si affaccia con un "io ti amo".
La colpa è certo delle mamme. Si sa com'erano le mamme d'un dì. Protettive e asfissianti come quelle d'oggi. A differenza di quelle d'oggi, però, direttive, educatrici, rigorose. E qual era uno dei primi insegnamenti sociali impartiti da... more
La colpa è certo delle mamme. Si sa com'erano le mamme d'un dì. Protettive e asfissianti come quelle d'oggi. A differenza di quelle d'oggi, però, direttive, educatrici, rigorose. E qual era uno dei primi insegnamenti sociali impartiti da una mamma alla propria creatura? La piccola Veronica ha due linee di febbre e il medico, anzi il dottore, viene a sera a visitarla: "Di' buonasera al dottore". Si entra dal gelataio? "Di' buongiorno, Giannino". S'imparava e si cresceva così, con in testa una differenza. Da un lato, "Ciao", informale e familiare. Adatto a compagni di scuola o di gioco, a coetanei incrociati per caso. Dall'altro, "Buongiorno", "Buonasera" e così via. Differenziati in funzione del momento in cui li si proferiva. Abiti puliti e decorosi, per andarci a spasso per il mondo. Dovuti a persone meritevoli di un segno di cortesia, ma anche di una distanza reciproca e rispettosa. Poi, le mamme devono avere smesso. Non si sa perché. Deve essere successo qualcosa già all'altezza dell'infanzia della generazione oggi tra i quaranta e i cinquanta. Al girare del secolo, nella vita quotidiana ha cominciato a dilagare un inopinato "Salve". Quello che, letterario e latineggiante, si leggeva a scuola, si ascoltava in parrocchia e stava scritto sugli stoini. Con il "Salve" d'oggi il latino non c'entra. La prova? Se un giovanotto vi incontra per le scale in compagnia di una signora, non attendetevi che vi dica "Salvete", come dovrebbe, visto che siete in due. D'altra parte, è credibile che mamme a milioni si siano prodotte in didattici "Di' salve al dottore"? No. Sulla pratica educativa, insomma, deve essere scesa la notte. Alle povere creature, rimase solo la TV. Lì appresero forme di saluto diverse da "Ciao". La TV: con l'italiano improbabile di telefilm americani e cartoni animati giapponesi. I "Salve" vi si sprecavano. A dirci perché dovrebbero essere gli esperti di doppiaggio. Ma una lingua può mutare, si dirà, una cosa tanto socialmente importante, come il saluto, per una ragione così bislacca? Pare di sì. Lo spirito del tempo splende e si manifesta nelle ragioni bislacche. Dove, altrimenti? E poi, chissà se il cambiamento ci sarà sul serio. Attendiamo notizie da chi leggerà queste righe tra cento anni. Gli si vuole lasciare un segnale, però.
Chi vuole accostarsi alla lingua senza pregiudizi e con il desiderio di capirci qualcosa trova una fiera resistenza nel senso comune dei dotti. La lingua vi ha infatti un gran rilievo ed è tema di molte idee ricevute. Non solo tra profani... more
Chi vuole accostarsi alla lingua senza pregiudizi e con il desiderio di capirci qualcosa trova una fiera resistenza nel senso comune dei dotti. La lingua vi ha infatti un gran rilievo ed è tema di molte idee ricevute. Non solo tra profani che son dotti perché praticano dottamente altre contrade dell'umano, ma anche tra dotti specifici. Del resto, quando è questione della lingua, una distinzione tra profani e specialisti è già essa stessa un'idea ricevuta. In proposito vale un criterio aureo. Sulla lingua, provare a capire ciò che fa chi la parla è in linea di massima più ragionevole che provare a capire le speculazioni che la riguardano (questa inclusa). Sempre che si sia sufficientemente magnanimi, per dirla col Dante del Convivio, da intendere ciò che fa chi la parla. La faccenda è spinosa, però, e non è nemmeno quella di cui qui si vuole dire. La si toccherà, caso mai, un'altra volta. Tra le idee ricevute sulla lingua ce n'è una, generalissima e di gran peso, le cui radici stanno addirittura nella Bibbia: "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche" (Genesi 2,19-20). Non è proprio il principio, ma il principio c'è stato da poco. Ciò che vi si narra ha avuto e ha rilievo per discussioni di non poco momento. Qui ci si tiene stretti alla faccetta linguistica. Per il resto, manca a chi scrive non solo la competenza, ma anche l'interesse. La faccetta linguistica ha peraltro prodotto miriadi di riflessi, nei non pochi secoli in cui quelle righe sono parse pertinenti. Dire di avere tutti presenti tali riflessi (o anche solo in buona parte) sarebbe millanteria. Alla buona, qui se ne intercetta uno e piuttosto recente. Non proprio uno qualsiasi, però. Il riflesso che una volta si produsse nel compianto Umberto Eco. Se, come si è detto, a proposito di lingua è questione di una dottrina, l'evocazione di Eco è adattissima. Egli fu un principe della cultura italiana e non solo, un nocchiero del vascello dei dotti tra le tempeste del rapido declino della modernità, un polo per la bussola delle loro opinioni. E fu cultore insigne di una disciplina che non pochi tengono (e lui medesimo tenne) per prossima alla lingua, se non per una linguistica a pieno titolo.
Anche per la mia insegnante di scienze naturali la chimica era un testo di chimica, e basta. Era le pagine di un libro. Non aveva mai toccato in vita sua un cristallo o una soluzione. Era un sapere trasmesso da insegnante a insegnante,... more
Anche per la mia insegnante di scienze naturali la chimica era un testo di chimica, e basta. Era le pagine di un libro. Non aveva mai toccato in vita sua un cristallo o una soluzione. Era un sapere trasmesso da insegnante a insegnante, senza mai un collaudo pratico. C'erano le esperienze in aula, ma erano sempre le stesse. Mancava assolutamente tutto quello che è inventivo in queste cose […]. [Mio padre] il cannocchiale non me l'aveva comprato, ma un microscopio da 250 ingrandimenti sì, con il quale organizzavo spettacoli «classici», una soluzione di allume per vedere i cristalli... Avevo una macchinetta da proiezione del Pathé Baby, a passo ridottissimo: invitavo i miei amici, e mettevo il vetrino al posto della pellicola, si vedevano crescere i cristalli.
Primo Levi racconta così, dialogando con Tullio Regge, le sue prime esperienze scientifiche. In opposizione a un ambiente scolastico chiuso alla prassi e all'invenzione, un microscopio regalatogli dal padre, una macchinetta da proiezione del Pathé Baby adoperata, per dire così, in maniera creativa, amici cui mostrare vetrini sui quali crescono cristalli. La scenetta casalinga pare di minima importanza. Levi indugia tuttavia su alcuni particolari concreti e curiosi. Li rende narrativamente pertinenti. Del resto, non si dice di solito e con ragione che se un racconto ben fatto, d'improvviso e senza magari darlo troppo a vedere, inquadra una doppietta appesa sopra un camino è perché, prima che esso si concluda, quella doppietta sparerà? Primo Levi fu un grande narratore. Se parlando di una stagione aurorale dà spazio a dettagli siffatti, sarà ragionevole non trascurarli in funzione di una comprensione della vicenda complessiva, sua e della sua opera. Di doppiette, nella scena in questione, se ne vede infatti più d'una, e ad altezze diverse di arditezza metaforica.
"L'Italia rimane ancor oggi in molti aspetti fondamentali un precario amalgama di regioni profondamente diverse, animate da diffidenza reciproca o da mutua incomprensione. Quella che si definisce lingua italiana è perlopiù un mezzo di... more
"L'Italia rimane ancor oggi in molti aspetti fondamentali un precario amalgama di regioni profondamente diverse, animate da diffidenza reciproca o da mutua incomprensione. Quella che si definisce lingua italiana è perlopiù un mezzo di comunicazione al quale si fa ricorso per comodità. Le parlate regionali, le cui molte particolarità e incomprensibilità reciproche vanno ben al di là della loro qualifica di dialetti […] continuano a dominare". George Steiner si è così espresso sull'Italia e sull'italiano in un articolo comparso sul New Yorker una ventina di anni fa e recentemente pubblicato in traduzione italiana. A cavaliere dei secoli ventesimo e ventunesimo e, con la traduzione, a un passo dal centocinquantesimo anniversario dell'unità politica italiana, lo scritto di Steiner ribadisce a un pubblico internazionale un luogo comune e agli Italiani ciò che gli Italiani sanno bene, perché sta giornalmente sotto i loro occhi, nelle loro orecchie, sulle loro bocche. Ricorda poi che esistono punti di vista ragionevoli (che non vuol dire condivisibili necessariamente) a partire dai quali è lecito ritenere che l'Italia unita si è rivelata e si rivela giorno dopo giorno un fallimento. Lo si può dire ormai (si spera) senza che nessuno ne meni scandalo. Si prenda il fondamento concettuale, prima ancora che ideologico del cosiddetto Risorgimento italiano che si trovò (magari solo casualmente) a essere il prevalente; si prenda la forma di stato italiano che ne risultò e che, come si è visto, ha anche trasceso l'opposizione tra monarchia e repubblica. Si mettano fondamento concettuale e forma statuale in rapporto con certi loro correlati, se non si vuol propriamente dire con certi loro esiti: per es., per citare fatti storici di un qualche peso e non la minuteria municipalistica che riempie le gazzette, con le guerre in cui l'Italia si è gettata, in quanto unita. L'Italia unita le ha appunto perdute tutte, anche la Grande Guerra. Quale prova di una catastrofica débâcle nazionale più chiara dell'avvento del Fascismo? È vero che, profittando con destrezza di qualche apparenza, differenti propagande si son provate volta per volta ad affermare il contrario, parlando nonostante tutto di vittorie. Fasi esiziali e postumi della Seconda Guerra Mondiale furono in proposito esemplari. Ma si trattò appunto di rigirare frittate gigantesche, riuscendo così magari a convincere chi aspettava solo d'essere nuovamente convinto: non importa di cosa, ma nuovamente convinto. Come non parlare allora di un fallimento e di un fallimento già pagato a carissimo prezzo? Con lo sguardo profondo della letteratura, il Giovanni Verga dei Malavoglia lo raccontò del passato: che diavolo ci faceva infatti il siciliano Luca Toscano a Lissa? Data di pubblicazione: 15 aprile 2011
L’ultimo film di Minervini, premiato a Cannes, osserva e testimonia la condizione umana e il suo Essere per la morte senza sentimentalismi e con severa semplicità.
Il linguista La Fauci racconta a MicroMega il suo libro sul “nome proprio e quanto gli si correla”.
A proposito dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana
Da "Emmanuel Macron avec vous" a "femme d’état" di Marine Le Pen. Analisi della campagna elettorale.
Da qualche tempo nell’odierna espressione italiana al posto del semplice “Grazie” dilaga il “Ma grazie!”. Una riflessione socio-linguistica sul fenomeno.
Nel confronto ineludibile con "Alitalia" lo scarno e mortificante nome bisillabo della nuova compagnia dice apertamente di vere e proprie mutilazioni. Il testo è raggiungibile al seguente link:... more
Nel confronto ineludibile con "Alitalia" lo scarno e mortificante nome bisillabo della nuova compagnia dice apertamente di vere e proprie mutilazioni. Il testo è raggiungibile al seguente link: https://www.micromega.net/alitalia-ita-airways-addio-alle-ali/
Una riflessione linguistica sull’uso degli aggettivi a margine di uno scritto comparso su Doppiozero.
Il testo è raggiungibile al seguente link:
https://www.micromega.net/moneta-aggettivi-e-calvino/
Il lungometraggio di Marco Bellocchio presentato a Cannes e nelle sale per uno sparuto pubblico di cinefili non è un documentario, come il regista ha dichiarato con discrezione, quando ne ha annunciato la preparazione, non è un'opera di... more
Il lungometraggio di Marco Bellocchio presentato a Cannes e nelle sale per uno sparuto pubblico di cinefili non è un documentario, come il regista ha dichiarato con discrezione, quando ne ha annunciato la preparazione, non è un'opera di invenzione, non è nemmeno un docufilm, come è capitato sia stato definito da chi ne ha scritto. È una sorta di inchiesta privata condotta teatralmente, cioè in pubblico, con coraggio o con ostentazione: la disgiunzione non è esclusiva e resta libera per chi vi assiste la scelta del modo sul quale ritiene vada posta l'enfasi...
C'è sempre un po' di sempre nelle minuzie della cronaca o, se non di sempre, di vicende di lunga, lunghissima durata, come c'è sempre (ed è più ovvio) un po' dello spirito del tempo, ivi inclusi gli andazzi. Non è difficile a chi le... more
C'è sempre un po' di sempre nelle minuzie della cronaca o, se non di sempre, di vicende di lunga, lunghissima durata, come c'è sempre (ed è più ovvio) un po' dello spirito del tempo, ivi inclusi gli andazzi. Non è difficile a chi le guarda con distacco e da lontano trarne qualche succo per un apologo. Si metta il caso dell'incidente occorso a Roma, qualche giorno fa, in occasione di una cerimonia di intitolazione di una piazza a un'importante personalità pubblica del recente passato nazionale. Un caso che ha suscitato un gran rumore nelle gazzette. Azeglio è, quanto a grafia, il secondo nome di quella personalità e sulla targa toponomastica il lapicida aveva invece inciso Azelio. Non l'aveva fatto certo di sua volontà, ma, a quanto pare, sul fondamento della commissione ricevuta dai relativi uffici del Comune di Roma che, nelle persone responsabili, su fino a raggiungere la sindaca, si è così procurato un qualche e ulteriore disdoro...
Da alcuni e non trascurabili punti di vista, la puerizia è sprovveduta e la sprovvedutezza è puerile. Si fa tanto chiasso, di questi tempi, sulle parole perdute o a rischio di perdersi. Ebbene, c'era una parola italiana, uscita dall'uso,... more
Da alcuni e non trascurabili punti di vista, la puerizia è sprovveduta e la sprovvedutezza è puerile. Si fa tanto chiasso, di questi tempi, sulle parole perdute o a rischio di perdersi. Ebbene, c'era una parola italiana, uscita dall'uso, in cui l'idea di puerilità e quella di stupidità convivevano: "bambo", voce onomatopeica di origine infantile.
"È in corso un'interlocuzione con Bruxelles…", si è letto e sentito dire, mesi fa, in sedi ufficiali a proposito di trattative tra il governo italiano e le istituzioni europee. E con la crisi in atto, tra le forze politiche impegnate a... more
"È in corso un'interlocuzione con Bruxelles…", si è letto e sentito dire, mesi fa, in sedi ufficiali a proposito di trattative tra il governo italiano e le istituzioni europee. E con la crisi in atto, tra le forze politiche impegnate a dare alla cosa pubblica italiana una nuova guida, sarà tutto un fiorire di interlocuzioni.
L'industria culturale italiana, come si sa, non è florida. Anche per via del fastidioso impaccio della lingua. A praticare l'italiano, si è in numero ancora non trascurabile. Malgrado una crisi demografica che si annuncia come... more
L'industria culturale italiana, come si sa, non è florida. Anche per via del fastidioso impaccio della lingua. A praticare l'italiano, si è in numero ancora non trascurabile. Malgrado una crisi demografica che si annuncia come irreversibile, tra le lingue del mondo, l'italiano sta ancora intorno alla ventesima posizione come numero di parlanti, concentrati peraltro in un'area che ancora è tra le più floride del pianeta. Non si può quindi smettere di botto e fin da adesso di pubblicare libri in italiano, per esempio, o di far film in italiano. Ragionevolmente, un giorno accadrà. Sta già accadendo peraltro-e non da ieri-nella letteratura scientifica, come se, per la comunità nazionale, fosse cosa banale e non ben più di un segno che, per l'italiano, avanza a grandi passi il giorno del giudizio. Per l'insieme della produzione culturale della nazione italiana, però, a quel giorno manca ancora un po' (non troppo: meglio non nutrire illusioni, in proposito). Il numero di chi pratica l'italiano non è in ogni caso bastevole per attirare gli appetiti globali, nelle sue due principali varianti, tra loro non esclusive: quella di chi vuole fare quattrini e quella di chi vuole comandare. In tali ambiti, si vuol ottenere tanto spendendo poco, anzi, sempre meno. E italiano e varietà linguistica sono come un giorno (e fuori di ogni correttezza politica) si diceva fossero belle donne e motori. Costano, se non danaro, fatica, e son gioie e dolori.
Gli anniversari delle morti di personalità di spicco sono da sempre occasioni per la produzione di testi zeppi di luoghi comuni, come si sa. Da qualche tempo, il correlato rituale encomiastico italiano si è arricchito di una formula... more
Gli anniversari delle morti di personalità di spicco sono da sempre occasioni per la produzione di testi zeppi di luoghi comuni, come si sa. Da qualche tempo, il correlato rituale encomiastico italiano si è arricchito di una formula introduttiva, utilissima non soltanto a produrre in serie titoli giornalistici, ma anche a designare manifestazioni culturali. Chi legge queste righe ci ha certamente già fatto caso, se gli è accaduto di avere sotto gli occhi commemorazioni di freschi trapassati. La formula dice ovviamente di quale ricorrenza funebre si tratta: l'annuale, la biennale, la triennale e così via. Mette però un patetico accento sull'assenza del commemorato e lascia intendere che di essa, tra i sopravvissuti, sono stati, per il periodo indicato, e sono ancora vigenti un vivo rammarico e una dolorosa percezione, quasi si trattasse di lutto famigliare. "Due anni senza Umberto Eco" e "Due anni senza Tullio De Mauro" ne sono esempi reali e recenti. La formula è nata ovviamente come variazione accattivante di "x anni fa moriva il Tal dei Tali...", modo tradizionale (e referenziale) di dire la medesima cosa. Il suo ignoto coniatore, senza dubbio in perfetta sintonia con lo spirito del tempo, l'ha voluta piaciona e originale, qualità che, come si sa, entrano rapidamente in reciproco conflitto.
"(Vinc)Enzo", "(Cate)Rina" e "(Ales)Sandro" a "Gabri(ele/ella)", "Ele(onora)", "Ale(ssio/a o ssandro/a)", "Fede(rico/a)". Sui vezzeggiativi italiani si è abbattuto, da qualche decennio, un cataclisma. I loro connotati ne sono usciti... more
"(Vinc)Enzo", "(Cate)Rina" e "(Ales)Sandro" a "Gabri(ele/ella)", "Ele(onora)", "Ale(ssio/a o ssandro/a)", "Fede(rico/a)". Sui vezzeggiativi italiani si è abbattuto, da qualche decennio, un cataclisma. I loro connotati ne sono usciti profondamente mutati. E, insieme al panorama onomastico, rischia di cambiare anche la nazione linguistica italiana.
[Pezzo, questo sul "Cours" di Saussure, che l'intervento del "titolista" del CdT ha reso più vero e, al tempo stesso, più arcano. L'autore gliene è grato.]
A spasso per il Cimitero dei Cappuccini di Palermo, dopo una visita alle celebri Catacombe, capita ci si imbatta in un modesto avello, quasi al livello del suolo, sigillato da una lapide in cui si legge "Giuseppe Tomasi | Principe di... more
A spasso per il Cimitero dei Cappuccini di Palermo, dopo una visita alle celebri Catacombe, capita ci si imbatta in un modesto avello, quasi al livello del suolo, sigillato da una lapide in cui si legge "Giuseppe Tomasi | Principe di Lampedusa | Morto a Roma il 26 luglio 1957. E sotto: Alessandra Wolff Stommersee | Principessa di Lampedusa | Morta a Palermo il 22 giugno 1982". Al visitatore, alla visitatrice, i nomi delle persone lì sepolte possono essere ignoti. Ma se li conosce, fa così modesta esperienza di un dettaglio autentico, di un briciolo di verità in una vicenda umana...
Al link: https://apolloniodiscolo.blogspot.com/2024/05/antonomasie-quotidiane-1-il-pianeta.html Nel discorso pubblico odierno, "pianeta" ricorre... in un'antonomasia: "il Pianeta", cioè 'il [chiamato] pianeta' tout court. La Terra è... more
Al link: https://apolloniodiscolo.blogspot.com/2024/05/antonomasie-quotidiane-1-il-pianeta.html
Nel discorso pubblico odierno, "pianeta" ricorre...  in un'antonomasia: "il Pianeta", cioè 'il [chiamato] pianeta' tout court. La Terra è diventata il pianeta per antonomasia e c'è poco da stupirsene: una banalità. Cosa si vuole pensi una specie che, chissà come, si è trovata a farci casa. Ma la banalità cela (o rivela a chi sa vederlo) un interessante dato culturale.
Un'epifania svizzera di Andrea Camilleri, nell'inverno del 2005
Prima metà degli anni Quaranta del secolo scorso. Nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim, il cui nome suona Auschwitz per i Tedeschi, c'è la casa della famiglia Höss. Niente di lussuoso: un'ordinata casa borghese, con una cantina,... more
Prima metà degli anni Quaranta del secolo scorso. Nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim, il cui nome suona Auschwitz per i Tedeschi, c'è la casa della famiglia Höss. Niente di lussuoso: un'ordinata casa borghese, con una cantina, un piano sollevato e un primo piano per le camere da letto. Mobili funzionali, pareti chiare, tendine alle finestre...
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Un anno fa, arrivava con successo nelle sale cinematografiche "La stranezza" di Roberto Andò, un film che entra a buon titolo nel genere dei 'cinebigini'. Quatto quatto, il genere dei 'cinebigini' sta emergendo nella produzione... more
Un anno fa, arrivava con successo nelle sale cinematografiche "La stranezza" di Roberto Andò, un film che entra a buon titolo nel genere dei 'cinebigini'. Quatto quatto, il genere dei 'cinebigini' sta emergendo nella produzione cinematografica nazionale degli ultimi anni. Con meno impeto, ma come fecero, per esempio, i musicarelli degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso o i cinepanettoni a cavaliere tra i due secoli. "Bigino", è appena il caso di ricordarlo, vale "manualetto riassuntivo di una materia scolastica" (così il Nuovo De Mauro, nella sua edizione in rete).
Gianfranco Contini intitolò "Un'idea di Dante" la raccolta dei suoi scritti danteschi. Titolo mirabile: lascia intendere che, per chiunque provi a dirne, il Fiorentino e la sua opera non sono un soggetto che si possa abbracciare per... more
Gianfranco Contini intitolò "Un'idea di Dante" la raccolta dei suoi scritti danteschi. Titolo mirabile: lascia intendere che, per chiunque provi a dirne, il Fiorentino e la sua opera non sono un soggetto che si possa abbracciare per intero. Ben che vada, chi gli si accosta può farsene e darne solo un'idea. Quindi, non c'è niente di strano che, di Dante, venga fuori un'idea dal Dante di Pupi Avati...
Une analyse syntaxique unitaire des constructions avec AVO en védique, grec ancien et latin fait l’objet de cet article. On les compare avec les constructions verbales correspondantes, actives et passives, pour déterminer les valeurs... more
Une analyse syntaxique unitaire des constructions avec AVO en védique, grec ancien et latin fait l’objet de cet article. On les compare avec les constructions verbales correspondantes, actives et passives, pour déterminer les valeurs fonctionnelles qui y jouent un rôle. Une différence pertinente entre les deux types de constructions se fait jour. Une prédication projetée comme AVO entrave régulièrement la carrière du Sujet initial vers la fonction de Sujet final. La discontinuité entre les deux fonctions ne caractérise pas en revanche les constructions verbales, où le sort du Sujet initial relève de la diathèse. Ressemblances et dissemblances entre les deux types de construction, y compris le dit « datif d’agent », ne sont que des reflets de cette différence de base.
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“Un uomo siffatto e pero un caso tutt’altro che semplice. Poiche le sue idee, quando non siano oziose fantasticherie, non sono altro che realta non ancora nate”: sul bordo del baratro della Modernita matura, Robert Musil ritrae cosi, e... more
“Un uomo siffatto e pero un caso tutt’altro che semplice. Poiche le sue idee, quando non siano oziose fantasticherie, non sono altro che realta non ancora nate”: sul bordo del baratro della Modernita matura, Robert Musil ritrae cosi, e con altre complementari pennellate, un tipo ideale di essere umano. A tale tipo corrisponde il protagonista del suo romanzo, celebre e incompiuto; come, per altri versi, vi corrisponde un involontario protagonista del romanzo, forse meno celebre ma altrettanto incompiuto, della linguistica moderna: “Questi possibilisti vivono, si potrebbe dire, in una tessitura piu sottile, una tessitura di fumo, immaginazioni, fantasticherie e congiuntivi”. Ferdinand de Saussure moriva nel 1913. In chiusura dell’anno centenario, ecco un punto di vista che, di scorcio, con tratti sommari ma mirati a una secca pertinenza, suggerisce un modo di restituirlo per intero a un possibile futuro della sua fantastica disciplina, cosi restituendolo, forse, a se stesso
L’isola di Ferdinando e una collana di libri di linguistica nei quali il dato sperimentale si fa verifica metodologica di un punto di vista teorico. Sono libri agili. Parlano chiaro ma non al prezzo di occultare la complessita. Si... more
L’isola di Ferdinando e una collana di libri di linguistica nei quali il dato sperimentale si fa verifica metodologica di un punto di vista teorico. Sono libri agili. Parlano chiaro ma non al prezzo di occultare la complessita. Si prestano per vocazione a un uso didattico che, avanzato o elementare che sia, mira alla qualita. Accompagnano nella sua formazione chi, amando nella lingua l’espressione umana, non si accontenta del gia detto ne di accodarsi a un andazzo ma vuole condividere esperienze vive di ricerca.
1. Presentation des editeurs 2. Avant-Propos (by Gross, Maurice) 3. La notion de directionnalite dans les verbes de deplacement en allemand (by Caroli, Folker) 4. Les complements de lieu comme complements de verbe dans les constructions... more
1. Presentation des editeurs 2. Avant-Propos (by Gross, Maurice) 3. La notion de directionnalite dans les verbes de deplacement en allemand (by Caroli, Folker) 4. Les complements de lieu comme complements de verbe dans les constructions transitives italiennes (by D'Agostino, Emilio) 5. L'infinitive en a des verbes locatifs intransitifs italiens (by Elia, Annibale) 6. Le verbe causatif faire dans ses constructions nominales (by Giry-Schneider, Jacqueline) 7. Etudes distributionnelles et analyse semantique (by Gross, Gaston) 8. La classe des verbes de mouvement en coreen et en francais (by Chai-Song, Hong) 9. Le predicat nominal avec support avoir: Contribution a l'etude de la phrase simple (by Labelle, Jacques) 10. Le seuil semantique: Verbes a completives et constructions a verbe support (by Fauci, Nunzio La) 11. La valeur heuristique de la comparaison linguistique: Un exemple concernant le francais, l'espagnol et l'italien (by Lamiroy, Beatrice) 12. Les verbes de mouvement intransitifs du portugais (by De Macedo-Oliveira, Maria-Elisa) 13. Position de l'adjectif et coherence en italien (by Melazzo, Lucio) 14. Une construction a predicat nominal: Luc a l'audace de mentir a Lea (by Meunier, Annie) 15. Les verbes psychologiques a completive sujet en espagnol (by Subirats, Carlos) 16. Bibliographie 17. Annexes: Tables de constructions

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